“Il mistero del dis-umano” di Anna Rita Pinto
Che differenza c’è tra bestie e animali - perché una differenza c’è ed è enorme - e cosa spinge gli uomini a far del male ad altri esseri viventi?
Ovviamente le ipotesi sarebbero infinite e di certo non spetta a noi parlarne, ma di sicuro c’è l’interesse ad ottenere qualcosa che non si ha, oppure l’esigenza di predominare su qualcuno o su qualcosa. E non bisogna pensare solo a cose eclatanti come la guerra ma lo vediamo tutti i giorni, anche nella quotidianità più spicciola; basti pensare alle cause di separazione tra coniugi capaci di sferrarsi reciprocamente colpi bassissimi a discapito di tutto, anche dei figli, o ai soprusi sul posto di lavoro o ancora all’invidia che s’insinua tra le amicizie o ai tradimenti tra fratelli e così via. Insomma piccole guerre di ordinaria follia - e senza nemmeno l’uso dei carri armati - con l’unico fine di trarne qualche profitto, talvolta dimenticando anche il valore stesso della vita, propria e degli altri.
Ma se come è successo nella provincia di Taranto, tre ragazzini minorenni uccidono un cucciolo di cane a sassate, lo bruciano e poi divulgano il video sui social, tra le risposte alla domanda iniziale aggiungerei anche la noia, l’infelicità ed ovviamente anche quella mancata educazione al rispetto della vita cui ci siamo riferiti prima. Che poi l’effetto dello stupore si amplifica se mettiamo questa notizia a confronto col comportamento di chi è sotto l’assedio di una guerra e che, fuggendo bombe, invece di preoccuparsi di portarsi dietro almeno un cappotto, preferisce salvare un cane, un gatto o un criceto. Com’è accaduto ad Alicia e al suo cane Puria, un vecchio pastore di 12 anni che non ce la faceva a starle dietro e che lei se l’è caricato in spalla per ben 17 chilometri fino al confine polacco, salvandosi insieme.
Quindi il paradosso è che in situazioni di difficoltà estreme di sopravvivenza, come appunto la guerra, c’è chi cerca di salvare un altro essere vivente ed altri, in situazioni di benessere, fanno esattamente l’opposto. È il mistero del dis-umano. Infatti, proprio qualche settimana fa, in l’Italia, Paese “civile” almeno in apparenza, a Canicattì, in Sicilia, la Polizia ha colto sul fatto ben 25 persone, tra cui molti minorenni, a godersi un combattimento clandestino all’ultimo sangue tra cani, pratica abbastanza diffusa non solo al sud Italia. Dunque viene naturale constatare che se l’uomo ha la capacità di uccidere un altro uomo, tutto il resto diventa nulla.
I combattimenti sono una pratica illegale in Italia e consistono in una sanguinaria lotta tra cani allevati e addestrati a fini di "intrattenimento" e gioco d’azzardo e, pur essendo questo un serio problema di criminalità e di pericolosità sociale, è ancora un fenomeno sottostimato. Eppure la filiera è dettagliata, va dagli allevatori ai trafficanti di cani, dagli "addestratori specializzati”, al mercato nero del doping e spesso anche di armi e di droga. Le vittime di questo giro sono tante: i cani combattenti da una parte e gli animali usati nell’addestramento dall’altra, come gatti, cinghiali o altri cani. E ne escono tutti dilaniati e gravemente feriti o non ne escono affatto perché muoiono sul ring, poi vengono abbandonati morenti nelle campagne o uccisi per mano dell’uomo perché ritenuti ormai inutili allo scopo.
L’origine dei combattimenti tra cani è remota, infatti troviamo tracce di questa pratica in molti dipinti e sculture e su una geografia davvero disparata, dall’Asia all’America, passando per l’Europa, dove è documentabile fin dall’Impero Romano - e non si fa fatica a crederlo visto che in quest’epoca esistevano già lotte all’ultimo sangue tra gladiatori. Da allora hanno iniziato a selezionare linee canine dedicate allo scopo, fino ad arrivare ad oggi dove le razze comunemente usate sono i cani di tipo bull, allevati in maniera barbara affinché si possa esaltare la loro forza, aggressività e tolleranza al dolore. Vi è un addestramento mirato che vede l’utilizzo di strumenti di tortura come fruste, bastoni, collari chiodati o elettrici, catene e tapis-rulant specificamente studiati e vengono messe in atto pratiche di resistenza come la legatura di una o due zampe con l’obbligo di permanere in una postura eretta o la sospensione in aria nel vuoto attraverso la presa del morso ad oggetti come copertoni. Insomma se amate gli animali, che non hanno certo colpa se capitano nelle mani di proprietari sbagliati, meglio non vedere nulla di tutto questo perché c’è da sentirsi male. E se si decidesse di prendere un cane, possibilmente da un canile, meglio affidarsi a un buon istruttore cinofilo che saprà insegnare ai proprietari a costruire un sano rapporto con loro affinché possano essere evitati problemi comportamentali di ogni genere.
Tuttavia la maggior parte dei Paesi del mondo ha vietato il combattimento tra cani, invece è ancora una pratica legale in alcune nazioni come la Cina, il Giappone, il Pakistan e in alcune aree della Russia. Per contrastare questa pratica, In Italia, la Lega Antivisezione (LAV) ha istituito il servizio “Sos Combattimenti”, dove i cittadini possono denunciare, nella massima discrezione, le lotte clandestine al fine di favorire un tracciamento di una mappa dettagliata del fenomeno e per sostenere le operazioni di Polizia per l’attivazione di inchieste giudiziarie e sequestri di animali.
In tutto questo declino, però, esistono anche delle storie a lieto fine: alcuni cani sequestrati, infatti, intraprendono dei percorsi di riabilitazione ad opera di esperti cinofili, fino a venire “arruolati” come cani poliziotti. I benefici di questo recupero sono tanti: a livello umano c’è il desiderio di salvare degli animali in difficoltà e dargli una nuova possibilità di vita; a livello economico c’è un risparmio da parte delle forze dell’ordine rispetto all’acquisto di cani poliziotto di razza provenienti dagli allevamenti; e per gli animali protagonisti di queste vicenda c’è semplicemente il diritto di vivere e di godere di un futuro più roseo al fianco di quello che dovrebbe essere il loro migliore amico: l’uomo, per il quale, però, ancora non è stata individuata una cura riabilitativa contro la cattiveria che lo rende una bestia.
Anna Rita Pinto
15.04.2022