Il "mio" dottor Arina di Antonio Quagliarella. Qualche considerazione.
Ho ricevuto, tramite posta, qualche giorno fa, un fascicoletto inviatomi dalla dott.ssa Filomena Arina
dal titolo «Il “mio” dottor Arina», di Antonio Quagliarella. Un breve scritto di alcuni tratti di vita di un personaggio politico che ha segnato la storia di Brindisi per circa quaranta anni nel secolo scorso. Inoltre, per me, è stato un rivivere avvenimenti, personaggi, quel che era un diverso modo di intendere la politica.
Francesco Arina, non era un personaggio semplice, possedeva un entroterra culturale che lo rendeva forte e determinato nel contesto in cui si muoveva, guidato, poi da un temperamento “radicale”, che lo escludeva da compromessi di qualsiasi genere.
Ricordo che arrivò nella Democrazia Cristiana da altra formazione politica (dapprima seguace di Scalfari radicale ed a seguire di Malagodi) e fu candidato nelle elezioni amministrative brindisine del 1967, per volere dell’on. Italo Giulio Caiati che lo aveva seguito come segretario generale al Consorzio del Porto.
Non fu facile il suo ingresso nella Democrazia Cristiana ed ancor più difficile l’elezione a Sindaco. Nel partito democristiano vi era un’organizzazione capillare di segreterie locali, di responsabili sezionali e provinciali che erano addetti soprattutto alla selezione degli iscritti e curavano il viatico di quanti poi erano da inserire nelle liste ufficiali. Il più delle volte le scelte maturavano poi dopo un apprendistato a livello di gestione del partito e sulla base della conoscenza dei problemi amministrativi.
Franco Arina, superò un tale viatico, l’on. Giulio Caiati riteneva che fosse una persona capace ed esperta da inserire nei quadri della Dc ed a seguire cariche di responsabilità pubblica. E fu difficile far accettare questo stato di cose alla base del partito che nelle elezioni amministrative non era stato prodigo di preferenze con Arina. Alla fine di maggio 1967 Giuseppe Sasso divenne parlamentare sostituendo il tarantino On.le Raffaele Leone, deceduto e, di conseguenza si doveva eleggere il nuovo sindaco di Brindisi.
Il 7 agosto di quello stesso anno Franco Arina fu eletto sindaco con i 17 voti dei consiglieri comunali democristiani e solo il 15 settembre Arina giurò per la prima volta nelle mani del prefetto Carneglia.
La preparazione politica, l’esperienza amministrativa maturata nel lavoro svolto ma soprattutto il “fattore umano” apparvero da subito. Dopo la convergenza anche dei socialisti per gli accordi stipulati a Roma fra Dc e Psi e l’attività di Samuele De Guido, segretario provinciale della Dc, Franco Arina riuscì ad operare concretamente nella prima esperienza di centrosinistra, coinvolgendo in particolare i socialisti in una attività amministrativa, forse la più frenetica tra le esperienze brindisine del dopoguerra. Arina fu in grado non solo ad operare, tirando fuori le operatività migliori del primo centrosinistra, ma nello stesso tempo mise sul campo rapporti di carattere umano, al punto tale da guidare una Giunta municipale che registrava scarsa conflittualità politica.
Leggendo il pamphlet di Antonio Quagliarella necessariamente vengono fuori alcune considerazioni, in particolare nel giudicare una certa politica fatta negli anni passati, durante quella che impropriamente viene chiamata Prima Repubblica.
Arina dimostra come la chiamata in politica avveniva sulla base di esperienze maturate nel mondo del lavoro che potevano essere utilizzate nell’ambito di decisioni politiche in un contesto dove la partecipazione e l’attenzione per i problemi politici era molto ben sostenuta, suffragata da una partecipazione dei cittadini al voto che superava ampiamente il 90%.
Ed in politica ottenere incarichi di responsabilità era possibile solo se si era a difesa di determinate aspirazioni ed interessi di gruppi ben consolidati ed organizzati. La politica di oggi ci presenta in tutte le varie esperienze, da quelle locali a quelle nazionali, una pletora di personaggi che il più delle volte non hanno mai conosciuto il mondo del lavoro e le problematiche sociali annesse.
Fare un elenco di quanto ha prodotto Franco Arina per Brindisi non risulta difficile perché sarebbe sufficiente leggere la stampa locale di quegli anni ed alcuni studi appropriati come quelli fatti da Franco Stasi a proposito de “La politica a Brindisi negli anni della svolta industrialista”.
A me preme, invece, sottolineare l’attività in ambito politico di un tempo, gestita da gente competente di cui Arina ne era uno dei personaggi più in vista, una politica, in definitiva, intrisa di uomini di grossa levatura appartenenti a tutte le forze politiche, dai democristiani ai comunisti ai missini.
E forse non sarebbe male che a Brindisi effettivamente, come si augura Antonio Quagliarella, ci fosse l’intestazione di una strada a Franco Arina da “dove sbirciare il suo porto” ma io aggiungo anche a Samuele De Guido ed alla schiera di politici, onorevoli e non, che in tempi non sospetti hanno lavorato per il miglioramento della nostra provincia.
Il viandante azzurro