“Sia fatta la mia volontà” di Anna Rita Pinto

“Sia fatta la mia volontà” è la frase conclusiva presente in ogni testamento,

qualunque esso sia: da quello impossibile a quello più curiosa, dal desiderio di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, al gesto di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno con i lasciti solidali, una vera e propria tradizione consolidata nel nostro Paese che, nonostante la crisi economica, è in crescita. A rivelarlo è l’ultima fotografia sul fenomeno lasciti scattata dal Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 16 prestigiose organizzazioni no profit, con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato.

A testimoniare questa tendenza c’è l’ultimo gesto d’amore compiuto qualche settimana fa da Emilio Vagnoni, classe 1952, uno dei soci fondatori di Elettromedia spa, un buon esempio dell’Italia da raccontare. L’uomo deceduto a causa del Covid all’età di 68 anni nel giugno 2021, in punto di morte e prima di essere intubato, in segno di gratitudine e riconoscenza verso i suoi collaboratori, ha chiesto carta e penna prevedendo nel testamento un lascito complessivo di 400mila euro, ovvero 500€ per ogni anno di lavoro maturato per tutti i dipendenti che al momento della sua morte avessero svolto più di un anno di lavoro in azienda. Il bonifico arrivato ad ognuno di loro in questi giorni, è stato preceduto da un annuncio fatto dagli eredi lo scorso 29 luglio in occasione dell’Open Day per festeggiare i 35 anni di attività di Elettromedia, fondata nel 1987 e leader mondiale nel mercato car audio per la produzione di amplificatori, altoparlanti, processori e accessori per l’installazione professionale, con sede a Potenza Picena.

Stesso gesto, anche se non di stesso valore economico, lo ha avuto tempo fa Dean Smith, coach per 36 anni della squadra di basket della University of North Carolina. I suoi atleti erano la sua vita e per questo li ha voluti – tutti, nessuno escluso – a suo modo ringraziare nelle sue ultime volontà, disponendo un piccolo lascito per ciascuno di loro. Una cifra simbolica, un assegno di 200 dollari, e un biglietto con il messaggio: “Buon pranzo, con i migliori saluti da Coach Dean Smith”.

Dunque, nonostante la disumanità a cui assistiamo tutti i giorni, questo gesto non è poi così inusuale come potremmo pensare: diverse persone, note e meno note, hanno voluto ringraziare amici e collaboratori nel loro testamento.

Ricordiamo Nelson Mandela oppure il filosofo, giurista e scrittore inglese Francesco Bacone che hanno lasciato eredità importanti ai loro collaboratori e alla loro servitù. Oppure c’è chi, come nel caso di una signora serba di 86 anni, alle loro comunità, è rimasta sola ha dichiarato che per vivere, ormai, le basta solo pane, acqua e legna da ardere e ha donato alla sua comunità, in una regione montuosa della Serbia, i 600mila euro ereditati dal marito.

Poi ci sono i testamenti di riscatto, come quello lasciato da Alfred Nobel.  La decisione di istituire una fondazione che assegnasse ogni anno i cinque famosi premi a chi, con la propria opera, avrebbe apportato benefici all’umanità nel campo della fisica, chimica, medicina, letteratura e pace, nasce dalla volontà di lasciare un buon ricordo di sé ai posteri. Pensiero maturato nell’uomo, famoso per essere un mercante di armi e inventore della dinamite che, grazie a un beffardo errore di un giornale francese che aveva scambiato la morte del fratello per quella dell’inventore, pubblicò un necrologio dai toni molto duri nei suoi confronti; questo lo portò a interrogarsi su cosa sarebbe rimasto di sé dopo la sua dipartita e così decise di istituire il prestigioso premio.

Ci sono, però, anche persone che invece di devolvere i propri averi a parenti e amici, hanno preferito lasciarli al proprio animale domestico. C’è, ad esempio, chi ha lasciato in eredità un milione di dollari al suo cane perché venisse cibato solo con carne di prima scelta; oppure chi ha fatto del suo gatto una priorità, con le istruzioni che dovesse essere nutrito con pappe importate e che ascoltasse sempre buona musica come era abituato a fare quando il proprietario era in vita e chi ha lasciato 14 milioni di dollari a150 cani randagi oppure a una fondazione di ricerca sulle malattie canine.

Di contro, però, c’è anche chi, anche dopo la morte, non è riuscito a pensare che a sé. È il caso del compositore tedesco Georg Friedrich Händel che nel 1759 lasciò 600 sterline (90 mila sterline odierne) affinché con quei soldi venisse costruita una statua in suo onore dentro all’abbazia di Westminster, oppure il filosofo Jeremy Bentham, il quale chiese che il suo corpo imbalsamato fosse esposto al pubblico a Londra, dove tuttora è possibile visitarlo.

Poi ci sono testamenti famosi per via delle curiose richieste in essi contenute: il noto illusionista Houdini richiese che si tenesse una seduta spiritica per ogni anniversario della sua morte promettendo a sua moglie che l'avrebbe contattata nella vita dopo la morte, usando un messaggio segreto pre-programmato, ma lei non ha mai rivelato se Houdini l'avesse mai contattata o meno. Oppure quello del creatore di ‘Star Trek’, Gene Roddenberry, che nel suo testamento lasciò le istruzioni per far sì che le sue ceneri fossero sparse attraverso un satellite spaziale in orbita intorno alla terra. Cosa che fu realizzata nel 1997. Fred Baur, l’inventore degli ormai iconici “tubi” delle patatine Pringles, chiese invece di essere seppellito in uno di loro. Mark Gruenwald (l'editore esecutivo di Capitan America e Iron Man) chiese che le sue ceneri fossero mescolate con l'inchiostro usato per stampare fumetti.

Per concludere arriviamo poi ai testamenti con chiari intenti di ripicche come quello lasciato dall’avvocato misogino TM Zink, dell’Iowa, morto nel 1930. Lui che odiava le donne in vita, voleva continuare a detestarle anche da morto e dunque nelle sue ultime volontà espresse il desiderio di impiegare i suoi 35mila dollari per costruire una biblioteca i cui scaffali non avrebbero dovuto ospitare opere di donne. La figlia, però, spinta anche dal risentimento dell’aver ricevuto solo la miseria di 5 dollari in eredità, è riuscita in tribunale a non far realizzare la biblioteca misogina voluta dal padre.

C’è poi il caso di Samuel Bratt, un uomo inglese morto nel 1960 che ha lasciato 330mila sterline alla moglie a condizione che la donna fumasse 5 sigari al giorno. Dietro l’assurda richiesta si celava un chiaro desiderio di vendetta: la signora che aveva proibito in vita al marito di fumare i suoi sigari, alla sua morte l’uomo ha pensato bene di restituire (al contrario) il favore alla sua amata.

Fu spinto da sentimenti meno nobili anche il poeta tedesco Heinrich Heine che lasciò tutta la sua eredità alla moglie a condizione che lei si risposasse, dichiarando nel testamento: “Così ci sarà almeno un’altra persona che rimpiangerà la mia morte”, riferendosi sarcasticamente al futuro marito!

Dunque non possiamo che essere d’accordo con ciò che scrisse Thomas Mann: “la morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive”.

Anna Rita Pinto

07.10.2022

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.