Ture: sosterrò Molfetta come sindaco (di Giuseppe Florio).
Sarà pure un democristiano di ultima generazione – un cattolico democratico, un centrista moderato e riflessivo, amabile nei rapporti umani – ma evidentemente ha deciso di non mandarle a dire. Omar Ture, consigliere comunale indipendente dopo una recente esperienza nella Lista Ferrarese ed una precedente, anche più significativa, in Forza Italia, rompe gli indugi.
Sottraendosi alla melina delle chiacchiere di Palazzo o dei concistori nelle segreterie, sceglie la tribuna della Gazzetta per parlare apertamente, prendere posizione, anche con una certa dose di coraggio: «Sosterrò Pompeo Molfetta alla carica di sindaco senza se e senza ma. Sorvolo sulle doti umane e professionali per non apparire scontato. Ne ho potuto apprezzare le doti politiche in questi mesi di consiliatura al suo fianco nella massima assise, nelle conferenze e nelle commissioni.
Sono pronto a scommettere tutto sulle sue doti amministrative». Per poi prefigurare un vasto rassemblement, in via di costituzione, a supporto del capogruppo di SEL: «La sua autocandidatura è stata naturale e spontanea dal punto di vista personale ma tanto auspicata e sollecitata da un'intera squadra e da una grossa fetta della società. Una squadra che come un fiume si sta gonfiando giorno dopo giorno e desta sempre maggiore sorpresa, rendendo quasi impietriti concorrenti e partiti».
La valutazione di Ture nei confronti della coalizione alla sua destra e del partito di maggioranza relativa è, anche questa, poco mediata. Non fa sconti a nessuno: «Negli altri partiti c’è sempre più disorientamento, perché le ambizioni di fare il sindaco ce l’hanno un po’ tutti nei singoli partiti, il problema è riuscire a far passare il proprio nome tra conflitti personali ormai incancreniti nel tempo. E’ quello che accade nel centrodestra, tanti capigruppo e tutti gli ambiziosi della prima poltrona. Accadrà come sempre che arriverà qualche francavillese (il riferimento è all'onorevole Luigi Vitali, ndr) a decidere chi sarà il candidato sindaco del centrodestra mesagnese. Un capitolo più ampio meriterebbe il PD. Sembra un partito dilaniato dalle fazioni, troppe frange, troppi aspiranti candidati, troppe correnti, ma al contrario del centrodestra sono certo che riuscirà a fare sintesi e troverà un candidato sindaco da contrapporre al nostro medico, anche se con largo bagno di sangue, ma ci riuscirà».
Per i democratici ne ha ancora: «Ho letto e ascoltato molti ex politici dei tempi andati, che hanno ancora l’ardita ambizione di muovere le fila della politica, ovviamente senza mettere la faccia, che sguazzano ancora tra Porta piccola e la villa comunale. Costoro chiedono una figura giovane a sindaco, mi chiedo allora che fine hanno fatto i segretari Alessandro Denitto ed Enrico Leo, sono certo che loro conoscono i problemi reali della città, i problemi dei giovani e del mondo del lavoro molto più di quegli ex politici che il primo del mese si trovano la pensione sotto il cuscino».
Infine, l'appello a dare un senso ai programmi elettorali: «Questa è una città che ha bisogno di credere di più in se stessa, la politica dove non può dare risposte in periodi di crisi economica come questa deve creare almeno delle possibilità. Il problema del lavoro affligge ormai una fascia d’età smisurata che va dai 20 ai 50 anni, per non parlare delle donne, il cui accesso al mondo del lavoro e sempre più chiuso. Il lavoro dovrà essere il punto nevralgico della prossima azione amministrativa, di qualunque segno essa sia».
Giuseppe Florio