La questione Eugenio Santacesaria: una polemica rientrata dopo 80 anni!

Pubblicato sul periodico “Memorie”, persone, fatti e luoghi di una cittadina del Meridione d’Italia Mesagne,

dello scorso mese di febbraio si ritiene opportuno pubblicare l’articolo con i suoi allegati per tutti coloro che sono in casa e che non hanno avuto la possibilità di acquistare la rivista.

A tanti anni di distanza e con i protagonisti ormai scomparsi è difficile ricostruire i fatti così come si sono effettivamente verificati. Possiamo solo segnalare alcune cose mentre per il resto dobbiamo affidarci alla memoria orale con tutte le cautele possibili.

La guerra civile in Spagna cominciata nell’aprile del 1936 vedeva contrapposti i nacionales in seguito guidati da Francisco Franco ed i republicanos di ispirazione marxista. I nacionales erano appoggiati soprattutto dalla Germania nazista e dall’Italia fascista non solo con sostegni di carattere materiale ma anche con l’invio di uomini e mezzi come ad esempio, per l’Italia, il Corpo di truppe volontarie (CTV) poi trasformatosi in Missione militare Italiani in Spagna (MMIS). Quasi per bilanciare il contributo del governo di Mussolini, In Italia furono in migliaia i militanti ora ricordati dall’AICVAS (Associazione italiani combattenti volontari antifascisti in Spagna) che si recarono in Spagna a sostegno dei republicanos. Tra questi spicca il nome di Eugenio Santacesaria di professione tipografo nato a Mesagne il 1 giugno 1897 e figlio di Vito ed Addolorata Semeraro. A far data dal 1926 e fino al 1936 il nostro risiede in Francia, in Lussemburgo e nelle Saar, per la sua attività politica antifascista, da quel che si dice unitamente al cugino Santo Semeraro. Alla fine del 1936 decise di andare il Spagna e lo si ritrova segnalato nel gennaio 1937, arruolato nella compagnia italiana del battaglione Dimitrov come delegato politico di sezione. Assunse il nome di battaglia di Mario Carloni e morì il 12 febbraio 1937 a Morata de Tajuña.  

Quali siano stati effettivamente i rapporti e soprattutto le posizioni sulla questione della partecipazione in Spagna nella guerra civile tra Semeraro e Santacesaria non è possibile fare supposizioni perché comunque sarebbero considerate di parte. Di certo la famiglia Santacesaria ha sempre ritenuto responsabile della scelta fatta da Eugenio, il cugino Santo Semeraro ed una tale posizione fu reiteratamente ostentata in pubblico. Non si sa con precisione come siano andate le cose. Santo Semeraro nel 1935 ma in particolare nel 1937 partecipò al congresso antifascista tenutosi a Bruxelles ed in Spagna non si è mai recato. Che sia stato effettivamente il cugino Santo a convincere Eugenio ad andare in Spagna, magari promettendo una sua successiva presenza non è dato saperlo, anche se i numerosi fratelli hanno sempre sostenuto questa tesi.

Nell’immediato dopoguerra il partito comunista che era stato riorganizzato proprio da Santo Semeraro, proveniente dal carcere delle Tremiti dove era tenuto prigioniero (fino al 18 agosto 1943), aveva la propria sezione in Piazza IV Novembre (angolo dell’attuale palazzo Cervellera) con la legenda dello stesso partito dedicata ad Eugenio Santacesaria.

Una dura nota, per questa scelta, fu inviata alla Federazione Provinciale del Partito comunista, pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 23 agosto del 1950 con il titolo “Abuso comunista”, dal fratello di Eugenio, Cosimo Santacesaria.

Si attenuarono le posizioni con la scelta dell’Amministrazione comunale (1946-1951) guidata proprio da Semeraro che dedicò la strada del centro storico Via dei Teutonici proprio al cugino Eugenio Santacesaria.

Ma la posizione della numerosa famiglia dei Santacesaria anche in seguito non è stata mai  accondiscendente con il cugino.

Lo scorso 6 novembre presso l’associazione “G. Di vittorio” c‘è stata l’Assemblea di Costituzione della locale sezione A.n.p.i. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e per acclamazione la stessa sezione è stata dedicata ad Eugenio Santacesaria per acclamazione. Durante la manifestazione è stata letta una comunicazione inviata da una pronipote, Giovanna che vive a Padova che viene pubblicata integralmente e che a distanza di circa 80 anni mette fine alla polemica.

All’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Sezione di Mesagne

Spett.le Associazione,

la notizia di intitolare la sezione NPI ai partigiani mesagnesi che hanno dato la vita, forti dei loro ideali antifascisti, è giunta inaspettata nella nostra famiglia.

Tra i nomi dei partigiani caduti, infatti, risulta esserci anche Eugenio Santacesaria, fratello di mio nonno Domenico.

La nostra famiglia (molti degli appartenenti almeno? Ha da sempre osteggiato il fascismo ed ogni forma di sottomissione e prevaricazione dei diritti. Eugenio ha fatto di più. Ha combattuto le dittature e per questo è morto. Era ritenuto “un sovversivo pericoloso perché dotato di buona intelligenza e con buona ascendenza sulle masse”.

La sua storia, di cui però abbiamo frammentate notizie, è stata sempre vissuta, nella nostra famiglia, con rispetto e orgoglio soprattutto perché culminata con il sacrificio estremo della vita in Spagna combattendo contro la dittatura di Franco.

È con sentimento di orgoglio e gratitudine che ringrazio, pertanto l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia per la scelta operata. Mi scuso di non poter essere presente perché residente in altra lontana città ma vi assicuro che partecipare sarebbe stato, per me, un onore grandissimo.

Un pensiero riconoscente, oltre allo “zio Eugenio”, anche a tutti i partigiani di Mesagne che hanno sacrificato gli affetti, il lavoro e la vita per il bene di tutti, combattendo strenuamente il fascismo a favore degli ideali di parità, equità, e libertà.

Grazie davvero.

Giovanna Santacesaria.

Padova 25.10.2019.

                                                                                                                                              Giuseppe Giordano

A seguire un articolo commemorativo pubblicato probabilmente sul giornale "Avanti!" del 7 marzo 1937 a firma di Pietro Refolo, che ricorda le gesta di EUGENIO SANTACESARIA (1897-1937), antifascista mesagnese che ha lottato per la libertà, “ritenuto uno dei primissimi attivisti comunisti di Mesagne”.

«Ricordo come se fosse ieri il nostro primo incontro. Fu in un convegno del Partito socialista, verso la fine del 1920. Avevi finito allora, Carloni, il tuo servizio militare nella Marina ed eri entrato nel movimento socialista con tutto l’ardore dei tuoi vent'anni, ma con la convinzione di un uomo maturo. Eri tornato dal Mar Nero ove avesti occasione - specie ad Odessa - di constatare con quanto entusiasmo si battevano i proletari russi contro le forze organizzate della reazione internazionale e pel trionfo della rivoluzione bolscevica. Non volesti restartene appartato e ti lanciasti a capofitto nel movimento con la sicurezza di compiere il tuo dovere. Ti ebbi cosi, quasi sempre, al mio fianco, il più audace e il più fido, in ogni occasione, in ogni battaglia, circondato sempre dall'affetto e dalla stima dei più vecchi i quali avevano riscontrato in te tutte le qualità di un futuro capo. Ma tu te la ridevi, sempre indifferente a tutti gli elogi, eri orgoglioso solo della grande opera compiuta, insieme a pochissimi altri nella tua Mesagne, in quella Mesagne che da feudo riservato a pochi detentori di ricchezze, era diventata una delle città rosse della rossa Puglia. Passarono alcuni anni, e quando tutta l'Italia ufficiale era già sottomessa al fascismo, la tua Mesagne non voleva cedere e non cedeva. Così arrivammo all’11 novembre del 1924. Il fascismo da oltre due anni deteneva il potere, e voleva che anche Mesagne si sottomettesse. L’11 novembre, giorno di «festa nazionale», era stato scelto per «fare il colpo», ma tu ed i pochi che erano rimasti fidi lo avevate preveduto ed avevate prese tutte le misure necessarie per contrapporvi con la forza. Indimenticabile gloriosa giornata. Il suono di Giovinezza si tramutò nel suono di Bandiera Rossa. La sede del fascio fu invasa; i contadini, da te diretti, erano ridivenuti i veri ed autentici padroni della loro cittadina. Dopo un’ora, a cercarlo con la lanterna di Diogene, in tutta Mesagne non si trovava più un fascista; erano tutti scappati. Poi... poi le centurie fasciste, ma a centinaia e centinaia, carabinieri, poliziotti e soldati invasero la tua bella cittadina, e la reazione fu terribile. Venisti all'estero, ma l’ira della reazione ti perseguitava anche in terra straniera, e fosti espulso da due o tre paesi. Col nome di Carloni che allora assumesti impararono ad amarti tutti i compagni; con questo nome continuasti a militare nelle file del Partito massimalista fino al giorno in cui, per l’entusiastica adesione data al Fronte unico, non fosti messo alla porta, insieme ad altri compagni i quali come te credevano e credono alla possibilità della unificazione di tutte le forze sane del nostro paese. Incapace di vivere senza la disciplina ferrea di un partito, ritenesti tuo dovere iscriverti al Partito comunista nel quale in pochissimo tempo non ti fu difficile accattivarti la stima ed il rispetto dei capi. E quando il popolo spagnolo fu costretto a prendere le armi per la difesa delle sue libertà, tu mi dicesti: «Il mio posto è in Spagna». Non appena arrivato in Ispagna stessa, tu chiedesti, con insistenza, di essere inviato sulla linea del fuoco. Il tuo desiderio fu soddisfatto, il tuo voto fu esaudito. E sei caduto, come cadono gli eroi, come seppero cadere nel passato i vecchi garibaldini: con la convinzione che dal tuo sangue versato per difendere la libertà della martoriata Spagna, germoglieranno altri mille e mille eroi che conquisteranno le libertà perdute dal nostro povero paese. Eugenio, ti chiamo oggi cosi come sempre ti ho chiamato, il vuoto che tu ci lasci è immensamente grande, come grande è il sacrificio che tu hai compiuto. I compagni del Fronte Unico di Montmartre, quelli della Sezione XVIII dell’A.F.I.A.C. (Associazione franco-italiana antifascisti combattenti), tutti i militanti politici, tutti gli antifascisti oggi hanno scritto il tuo nome nel libro d’oro degli eroi. Io pur essendo orgoglioso del tuo sacrificio eroico, trascinerò nei giorni che mi restano quello che è stato e rimarrà il più tremendo dolore della mia vita: il dolore della tua scomparsa. Eugenio addio!».

Resoconto Ovra:

Emigrato in Francia dopo l’avvento al potere del fascismo dove "spiegò attiva propaganda sovversiva ed antifascista".  Risiede nel  Lussemburgo,   il  Sarre,  ecc.  All'estero assume  ii nome di  Carloni.

Citato  caduto  come  Carloni  Mario  nell'elenco dei  morti  fino all'aprile 1937.

In  un  telespresso dell'Ambasciata  d'Italia Parigi  del 19  ottobre 1938  si legge  testualmente:  "Con  riferimento...si  comunica che nella fotografia  di  Santacesaria  Eugenio  di Vito inviata a  codesta  Regia  Ambasciata...si riscontrano le  sembianze  del  sedicente Carloni Mario  caduto in  Spagna".

In  seguito  a  succesive  ricerche  il M. Esteri  invia  telespresso  a  tutti allegando  un  ritaglio  del  giornale  “Il Grido del Popolo"  del 7 marzo 1937  riguardante la morte del Carloni  con la  foto  del  Santacesaria.

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