In ricordo del Vescovo di Oria Mons. Armando Franco (Lorenza Conte)

A 24 anni  dalla scomparsa del Vescovo di Oria Mons Armando Franco voglio  ricordarlo

con un testimonianza che mi venne chiesta da Don Alfonso Bentivoglio e poi pubblicata all'interno del libro della Diocesi di Oria dal titolo: IL vescovo della carità.

 

Oramai tutti sanno che in Oria tra la via Latiano e il viale Regina Margherita vi è Il Monumento, in ricordo delle Vittime del Caporalato e del lavoro nero, voluto dalla Amministrazione comunale del Sindaco Sergio Ardito (1993 – 2001) ma… quello che, forse, non tutti sanno, è che quel monumento è stato eretto non solo << per Non dimenticare le Vittime del Caporalato >> ma anche << in ricordo del vescovo di Oria Mons. Armando Franco che, in difesa delle donne sfruttate dal fenomeno criminale, sostenne le iniziative promosse dal Comune di Oria negli anni 1993-1997 >> . Così recita la piccola targhetta stampigliata ai piedi dei quel maestoso monumento che, unico per il suo significato, per dirla con il Sen. Giuseppe Giacovazzo, dalle pagine de La Gazzetta del mezzogiorno “merita una visita” perché “memoria delle donne di Puglia che hanno perso la vita, e sono tante, andando o tornando dal lavoro all’alba o dopo il tramonto stipate come sarde sui furgoni dei caporali”. << Il Monumento alle Vittime del Caporalato, promosso dalla Amministrazione Comunale, è un richiamo alle coscienze perchè nessuno ripeta gli errori già fatti, o che si fanno, purtroppo, ancora da parte di questi caporali e soprattutto che sia un messaggio che dica alle generazioni future che non bisogna piegarsi alla prepotenza dei caporali: la solidarietà è un aspetto importante per la lotta contro il Caporalato, la Chiesa domanda ascolto, solo ascolto, perchè si faccia quello che Lei dice, sta poi alla coscienza dei singoli appellarsi alla realizzazione di ciò che la Chiesa chiede in maniera che venga sempre rispettata la dignità della persona >> Queste le parole che il Vescovo di Oria Mons. Armando Franco lasciava come suo testamento spirituale contro lo sfruttamento, delle donne da parte dei caporali, alle nuove generazioni. Parole che abbiamo ricordato il giorno della sua inaugurazione, quando il nostro Vescovo ci aveva lasciato, e con lui abbiamo voluto ricordare anche il sacrificio di tutte quelle donne morte su lavoro per una “calata di pane”, così come abbiamo voluto ricordare che non avevamo voluto un monumento alla morte, come qualcuno voleva far credere, ma un monumento alla vita, il monumento della speranza che un giorno non vi siano più donne costrette a morire stipate sui pulmini dei caporali come sacchi di patate, il monumento che insieme ai simboli del nostro Vescovo (la croce di Cristo ed una mitra vescovile) ancora grida Donne ribellatevi ai caporali! Aderite alla associazione contro i caporali! Così come gridava con coraggio il Vescovo di Oria Mons. Armando Franco in quegli anni dall'altare della Cattedrale ed è questo il ricordo che ha lasciato in noi e lascerà nei secoli anche con questo monumento definito un richiamo alla coscienza di ognuno di noi. Anche se vi sono state molte polemiche in quegli anni oggi di fronte alla bellezza e significato di quel monumento molti hanno cambiato idea. le minacce, le denunce, le lettere anonime, le denigrazioni a volte ci hanno costrette al silenzio ma quel monumento dedicato alle vittime del caporalato, a chi non conta niente, alla vita e alla speranza di un mondo migliore, al nostro Vescovo ha gridato per tutti noi e non vi è stato nessuno che ha potuto zittirlo. Mai un Vescovo si era spinto così avanti nel denunciare un così vasto fenomeno criminale di sfruttamento del lavoro, una denuncia pari a quella del Cardinale Pappalardo da Palermo e di Giovanni Paolo II da Agrigento, contro la mafia e i "mammasantissima". Sembrava incredibile, anche ai più vicini al Vescovo, ma era così: in più occasioni in una Basilica cattedrale piena di gente e soprattutto di donne braccianti il presidente della Caritas italiana - mons. Armando Franco testimoniava con forza e con tutta la sua autorità morale, l'impegno della Chiesa contro il fenomeno del Caporalato rinnovando più volte l'invito a tutte le donne braccianti a ribellarsi contro i caporali, e ricordava le povere braccianti morte come inconsapevoli << Eroine della nostra protesta contro il grave fenomeno del Caporalato, un fenomeno paradossale che nega i diritti della persona umana che calpesta la dignita' delle donne >>, invitava quindi l'Amministrazione Comunale di Oria a proseguire nelle sue iniziative contro il Caporalato ed invitava tutti, comprese le donne, a non lasciarmi sola in questa battaglia e si riferiva proprio a me: io Lorenza Conte, bracciante e consigliere delegata dal Sindaco di Oria, di fronte alla indifferenza dei partiti e dei sindacati, all’isolamento di molti consiglieri comunali, venivo incoraggiata proprio dal Vescovo di Oria perché << ormai non si può andare avanti lottando da soli bisogna unire le forze >>, << cosa fanno i partiti ? cosa fanno i sindacati ? cosa fanno le istituzioni ?>> e rivolto alle numerosi braccianti che erano presenti gridava: << senza la vostra collaborazione non si può battere il caporalato occorre una nuova resistenza come in tempo di guerra >> e invitava tutti ad aderire alla << alla associazione contro il caporalato che è stata proposta perché' per poter vincere questa lotta ci vuole l'associazione, occorre essere uniti >> Più volte mi sono chiesta come era possibile ciò, senza però riuscire a darmi una risposta e, mentre alcuni alcuni vertici politici e sindacali erano impegnati a discolparsi dalle gravi accuse del Vescovo di Oria, si registrava all’epoca ancora una volta un grave episodio di violenza sessuale nei confronti di una bracciante a Ceglie Messapica da parte di un Caporale e, anche se sui giornali sostenevo che bene aveva fatto il Vescovo di Oria ad usare tutta la propria autorità morale per richiamare tutti alle proprie responsabilità di fronte al dilagare del grave fenomeno del Caporalato, non riuscivo a capire il perché questo impegno così forte e coraggioso, così diretto di Mons Armando Franco, una denuncia che sembrava quasi una frustata alle tranquille abitudini della chiesa locale. Eppure, anche una volta eletta da Presidente del Consiglio Comunale di Oria pochi mesi prima della sua scomparsa,, non mi sono mai permessa, nelle poche occasioni in cui l’ho incontrato, anche a livello istituzionale, di chiedergli il “perché”…. a me sembrava quasi una offesa fargli quella domanda…. ricordo solo che in una occasione ebbi il coraggio di dirgli “eccellenza ha avuto coraggio nell’esporsi contro il caporalato” e lui mi rispose con un sorriso “tu ne hai avuto molto di più e solo io so il perché” non ho mai capito a cosa si riferisse ma il tono era deciso e non ammetteva repliche. Il giorno del suo funerale nella Basilica cattedrale il Sindaco Sergio Ardito ricordava l’impegno di Mons. Armando Franco che, anche come Presidente nazionale della Caritas, lo aveva visto in prima fila al fianco dei diseredati, dei poveri, degli oppressi, con iniziative concrete che rispondessero ai bisogni materiali e svelava un piccolo segreto: la conoscenza più approfondita di Monsignor Armando Franco aveva provocato in lui e molti amministratori e consiglieri un maggiore avvicinamento ai valori cristiani, che si erano un po' smarriti, e Lui, da Buon Pastore aveva lasciato le 99 pecore per ritrovare quelle smarrite ed era riuscito a farci ritrovare la giusta via. Anche di recente, nei giorni più difficili della nostra vita, il ricordo di Mons. Armando Franco ci ha sempre sostenuto perché, anche senza essere fisicamente presente, spesso ci appariva sdegnato per quello che stava succedendo ma sempre con quel sorriso sussurrava nei nostri sogni “tu che contro caporali hai avuto molto più coraggio di me non ti puoi arrendere” ed il tono era sempre deciso e anche questa volta non ammetteva repliche.

Lorenza Conte

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