"Amu persu Filippu cu tuttu lu panaru"... di Erika Giordano

Ho avuto possibilità di leggere alcuni fogli sparsi di ricerche fatte qualche tempo fa da mio padre

ed ho potuto consultare appunti, riferimenti cercando di comprendere il perché di molte usanze e di modi di dire. Si tratta ovviamente di ipotesi interpretative ma alcune volte ben supportate.

Ci sono, ad esempio, alcuni detti che vengono ricordati da moltissimo tempo e peraltro in quasi tutto il meridione. Pochi ne conoscono la provenienza ma, nonostante tutto, si ricordano al momento opportuno.

Uno di questi detti e quello di: "Amu persu Filippu cu tuttu lu panaru"... quando è il caso di dire di aver perso tutto ossia capitale e magari interessi!

C’è da precisare che il detto è tipicamente napoletano ma lo si ritrova dappertutto, Mesagne compreso.

Una delle plausibili spiegazioni la si trova nel libro "Come se penza a NNapule. 2500 modi di dire napoletani", commentati da Raffaele Bracale e a cura di Amedeo Colella, i quali ci dicono che Filippo è un nome che appare in una farsa pulcinellesca dell'attore teatrale e drammaturgo napoletano Antonio Petito, ricordato come il più famoso Pulcinella napoletano. In questa farsa un certo Pancrazio, nobile napoletano, affidava al suo servo Filippo ‘nu panaru’ di cibarie, da portare a casa. Filippo, invece di portarlo a casa, andò in giro per la città facendo fuori tutto quanto era contenuto ‘ntra lu panaru. Temendo poi le reazioni del padrone, evitò di tornare a casa lasciando il povero Pancrazio a dolersi del fatto di aver perso Filippo, il servo e lu panaru del cibo.

Ma c’è un’altra versione, questa volta agganciata alla storia.

I regnanti, si sa, non sono sempre stati dei tiranni: ad es. Filippo II (1527-1598), Re di Napoli, fu un sovrano molto attento ai problemi sociali della sua gente, tanto da istituire un paniere con degli alimenti di prima necessità da consegnare, in alcuni giorni del mese, a tutti coloro che vivevano nella povertà più assoluta. Alla sua morte il successore, non volle più continuare a mantenere questa usanza e da allora, si cominciò a dire: ... "Amu persu Filippu cu tuttu lu panaru".

Erika Giordano

07.08.2022

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