Festa della Madonna del Carmine (Corriere delle Puglie 20 luglio 1894)
Con l'amico Vito De Guido da qualche tempo siamo alla ricerca di notizie della nostra Mesagne pubblicate su giornali di tutti i tipi e di qualsiasi periodo storico.
Pubblichiamo di seguito un articolo apparso sul Corriere delle Puglie il 20 luglio del 1894 relativo ai festeggiamenti della Madonna del Carmine, protettrice della Città. Oltre alla immagine del giornale abbiamo ritenuto opportuno trascriverlo per agevolarne la lettura.
Festa della Madonna del Carmine (Corriere delle Puglie 20 luglio 1894)
Mesagne, 18 – (Peana). Parlarvi della nostra festa – terminata stamane alle ore 3, 3 ¼ - colle orecchie ancora intronate dalle bande e dagli spari, colla testa in fiamme per la continua tensione del cervello, e colla persona per gli urtoni dati e ricevuti, non è la cosa più facile di questo mondo; pure mi proverò, invocando la vostra e l’indulgenza dei lettori.
Dunque eccomi alla festa riuscita oltre ogni aspettativa, anche per il tempo splendido che ci regalò un’auretta boreale preziosissima in questi tempi di canicola.
Tutto fu ottimo e senza eccezione.
La Banda rossa – diretta dall’egregio maestro signor Eugenio Sorrentino – addimostrò luminosamente come la fama che di lei suona dall’Alpi al Capo Passaro non è prodotto di reclame, ma la si deve ad un valore reale, serio, ineccepibile ed al godimento ineffabile che le sue esecuzioni procurano.
La Banda del 43 Fanteria – posso dir vostra – fu una vera rivelazione. Quanto fuoco, quanto sentimento quei bravi giovani posero nell’eseguimento del ricco e svariato programma che si erano prefisso!
Dall’Otello di Verdi alla Lorelei di Catalani, dal Faust al Guglielmo Tell, tutto fu eseguito mirabilmente e ciò dimostra la cura della sua Banda ha l’egregio Comandante del Reggimento ed il valore serio dell’ottimo maestro signor Ippolito Guglielmini.
La fanfara di Oria seppe tener testa ai due colossi cui sopra e ciò dice tutto.
La nostra Banda dovette ripetere - proprio a richiesta generale – il 3. Atto della Manon Lescaut di Puccini e se potè esimersi dal ripetere il 3. Atto dell’Amico Fritz, si fu solo in grazia dei fuochi che non si potevano accendere col sole. Ciò per l’amico maestro Bonelli.
Cosa degna di nota: tutti in generale i componenti le Bande si comportarono da perfetti gentiluomini.
La illuminazione riuscì fantasticamente stupenda: fu un’orgia di colori e di luce, dovuti ai due maghi signori Marciano di Corigliano e De Filippis di Lecce, maliziosamente posti in antagonismo dal comitato.
I fuochi artificiali apparvero anche meravigliosi, specie quelli dei pirotecnici fratelli Larino da Galatone, de Simone Filandro da S. Cesario e dal nostro Gianfrate.
Il concorso dei forestieri fu addirittura sbalorditivo: ieri sera la circolazione nella Piazza Municipio ed all’immenso Largo Vittorio Emanuele, si presentava difficile come la quadratura del Circolo.
Malgrado ciò l’ordine si mantenne mirabilmente perfetto, mercé l’educazione degli ospiti e degli ospitati, le minuziose del Sindaco funzionante e colleghi Assessori e l’infaticabile zelo dell’egregio instancabile brigadiere dei Reali Carabinieri, sig. D’Aponte Pietro, vostro concittadino e del capo delle guardie sig. Conti Vino.
Non il benché menomo inconveniente o incidente venne a turbare la gioia universale schietta e comunicativa, e non si ebbe che un solo arresto, domenica – passato a tutti inosservato, quello di tal Di Bello Vito da Otranto per furto di un paio di scarpe da un negozio ambulante.
Dimenticavo di dirvi alcun che del panegirista, Don Vincenzo Colelli, della cattedrale di Lucera. La sua orazione fu splendida per forma e per concetti, dotta e pura alla portata di tutte le menti, mistica e pur patriottica, tale insomma da riaffermare il concetto del vero predicatore moderno, che, sacerdote, è anche cittadino e sa servirsi opportunamente della vera scienza per educare e ammaestrare.
Del Comitato nulla vi dirò: ad ognuno de’ suoi componenti potrebbe applicarsi il tanto nomini nullum pae elogium.
Egli raggiunse pienamente lo scopo di aiutare il piccolo commercio che – avvantaggiò – qualcuno - fin troppo grandemente.