«Fenus Unciarum», una sentenza che ha condannato quasi tutti con pene fino a 10 anni. I nomi.

Quasi tutti condannati, con pene sino a dieci anni di carcere, gli imputati nel processo intentato a seguito della denuncia di usura sporta dall’ex consigliere regionale di Forza Italia Danilo Crastolla,

avvocato mesagnese, all’indomani delle Regionali del 2010.

I condannati sono: Roberto Antoniolli, di Manduria: 4 anni e 6 mesi di reclusione e multa di 8100 euro; Rosella Antoniolli, di Brindisi: 2 anni e 8 mesi di reclusione e 2667 euro di multa; Angelo Bellanova di Mesagne: 4 anni, 4 mesi e 8.400 euro di multa, Sandro Bruno, di Mesagne: 5 anni, 8 mesi e 15 giorni e 11.117 euro di multa; Francesco Campana, di Mesagne: 8 anni e 4.000 euro; Luigi Oreste Devicienti, di Mesagne: 5 anni, 10 mesi e 15 giorni e 11.317 euro di multa; Domenico Fioravante, di Fasano: 4 anni e 8mila euro; Francesco Lavino, di Mesagne: 4 anni, 1 mese e 8.100 euro di multa; Antonio Maizza, di Mesagne: 2 anni e 8 mesi di reclusione e 8.100 euro di multa; Antonio Occhineri, di Sandonaci: 6 anni, 4 mesi e 15 giorni di reclusione e 11.417 euro di multa; Carmine Palermo, di Mesagne: 4 anni, 1 mese e 15 giorni di reclusione e 8.150 euro di multa; Pierpaolo Palermo, di Mesagne: 6 anni, 8 mesi e 15 giorni di reclusione e 12.312 euro di multa; Francesco Luigi Poci, di Mesagne: 10 anni e 3 mesi di reclusione e 16.517 euro di multa; Vincenzo Primiceri, di Mesagne: 6 anni e 5 mesi di reclusione e 6mila euro di multa; Pietro Soleti, di Sandonaci: 8 anni di reclusione e 4mila euro di multa; T. T., di Mesagne: 6 anni e 1 mesi di reclusione e 11.567 euro di multa. Quattordici imputati sono stati interdetti dai pubblici uffici per sei anni

Una sentenza a sorpresa, anche in considerazione del fatto che il pubblico ministero della Dda di Lecce, Alberto Santacatterina, aveva chiesto l’assoluzione per gli imputati accusati di usura e di tentativo di estorsione, per alcuni aggravati dal metodo mafioso, criticando la conduzione delle indagini che avevano portato agli arresti prima e al processo dopo.

Inoltre aveva trasmesso alla Procura atti che riguardavano Crastolla per indagarlo per calunnia con condanna ad un anno di reclusione, e la condanna dell’oritano Roberto Mazzuti a 12 anni di carcere.

Il collegio, presieduto da Simone Orazio, ha ribaltato tutto assolvendo Mazzuti, Danilo Crastolla, Giuseppe Diviggiano, di Torre Santa Susanna, e Pierpaolo Poci di Mesagne, e condannando tutti gli altri

I fatti di causa si riferiscono al periodo in cui Crastolla cercò di ritornare consigliere regionale. Secondo il capo di imputazione per competere si rivolse a persone disposte a prestare denaro a tassi elevatissimi che, nel tempo costrinse Danilo Crastolla a sporgeredenuncia.

Il 18 settembre del 2014 ci fu la retata con l’esecuzione di sedici ordinanze di custodia cautelare nell’inchiesta denominata «Fenus Unciarum».

In sede processuale, dinanzi al collegio penale presieduto da Orazio, le cose sono cambiate. Il sostituto procuratore Santacatterina aveva smontato pezzo a pezzo il lavoro che era stato fatto in precedenza dai suoi colleghi, concludendo la requisitoria con la richiesta di assoluzione per tutti tranne che per Crastolla, che secondo il pm aveva calunniato gli imputati, e per Mazzuto che rispondeva anche di associazione mafiosa.

Ieri il colpo di scena, per molti versi inaspettato. Ora sarò necessario aspettare le lettura del dispositivo della sentenza che verrà pubblicata entro i 90 giorni.

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.