La sorte dell’Euro e della Grecia: l’ingarbuglio giuridico
di Francesco MARTUCCI, Docente di DIRITTO nell’Università Panthéon-Assas di Parigi.
Al di là delle implicazioni economiche e politiche, l'uscita dalla zona euro della Grecia pone una difficoltà di grande rilievo giuridico. E, nel caso di uscita imposta, il governo Alexis TSIPRAS potrebbe ricorrere alla Corte di giustizia. Il diritto dell'Unione Europea (UE) non prevede, in effetti, alcuna procedura che permetta o vincoli uno Stato della Zona Euro a lasciare la moneta unica. In tal silenzio, potrebbero essere esplorate alcune vie che portano ad una sola conclusione: giuridicamente, la Grecia deve esser d’accordo per uscire dalla Zona Euro!
La prima via si propone di attuare il diritto di recesso sancito dopo Lisbona, per l’ articolo 50 del trattato dell’UE. Il sotterfugio legale per la Grecia, sarebbe di recedere dall'UE per aderirvi di nuovo, ottenendo di non partecipare alla moneta unica. E tuttavia, è necessario che la Grecia si impegni a notificare al Consiglio Europeo la sua intenzione di ritirarsi.
La seconda via equivale a revocare la decisione per la quale il Consiglio ha autorizzato la Grecia nel 2000 ad adottare la moneta unica a partire dal 1° gennaio 2001. Il trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (FUE) disciplina le condizioni secondo le quali uno Stato membro adotta l'euro. Realizzando diverse relazioni, la Banca Centrale Europea (BCE) e la Commissione determinano se lo Stato ha raggiunto il grado di convergenza necessario affinché la sua economia supporti la moneta unica. Sulla base di questa analisi economica, il Consiglio adotta a maggioranza qualificata la decisione che autorizza questo Stato ad aderire alla Zona Euro.
Tuttavia, il trattato non prevede alcuna procedura che permetta di escludere uno stato che non soddisfa più i criteri di convergenza. Si potrebbe invertire la procedura al fine di far uscire la Grecia dall'euro? L'interesse del gioco di prestigio giuridico risiede nel fatto che il Consiglio non delibera all'unanimità, così che la Grecia non potrebbe opporsi alla sua uscita. Questa soluzione, però, è in contrasto con lo spirito del trattato che impone a tutti gli Stati membri dell'UE di adottare la moneta unica (euro) ad eccezione della Danimarca e del Regno Unito, che hanno negoziato a Maastricht un opting-out (il diritto di non entrare).
La terza pista ritornerebbe a considerare, retrospettivamente, l'invalidità della decisione del Consiglio che ha permesso alla Grecia di raggiungere la Zona Euro. Il motivo invocato sarebbe quello di una "frode" basata sul fatto che l'adozione dell'euro per la Grecia si è realizzata al prezzo di manipolazioni contabili. Totalmente inedita, la soluzione si rivela ancora più fantasiosa poichè gli Stati della Zona Euro erano pienamente a conoscenza di queste manovre. Quindi hanno deliberato in conoscenza di causa.
La quarta via implica una revisione del trattato FUE. Giuridicamente, l'euro non è irreversibile; ciò che il trattato ha fatto può essere disfatto, a condizione di mettere in opera la procedura corretta. La soluzione è o inserire nel trattato una disposizione che regoli l’uscita dalla Zona Euro, o aggiungere al trattato un protocollo che disciplini l'uscita della Grecia. Se la revisione del trattato è la soluzione giuridica pertinente, questa si imbatte con un ostacolo procedurale. La procedura di revisione ordinaria del trattato deve essere attuata. Oltre al meccanismo complicato, la procedura implica di ottenere il consenso di tutti gli Stati membri.
Ogni uscita dalla zona euro non potrà dunque essere fatta senza il consenso di Atene.
Pesa allora su questa, una scelta politica orientata da una realtà economica, tributaria del mantenimento dell'assistenza di liquidità di emergenza. La sorte della Grecia rischia dunque di essere sigillata da una decisione puramente politica della BCE.
Occorrerà della creatività giuridica, per evitare che ad una "grande sera" europea ne consegua una "alba d’oro" nazionalista.
Francesco, nato a Mesagne il 9 Agosto del 1976 da Marco Salvatore MARTUCCI e di Annamaria STASI, arrivò al mondo in un giorno di una memorabile grandinata! E’ cresciuto a Parigi dove ha scalato i gradini accademici più elevati, acquisendo competenze che nel suddetto articolo emergono in tutto il loro impatto giuridico, politico ed economico. Magari aiuterà a placare la tempesta europea!
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Par-delà les implications économiques et politiques, la sortie de la zone euro de la Grèce pose une difficulté juridique de taille. Et en cas de sortie imposée, le gouvernement d’Alexis Tsipras pourrait fort bien saisir la Cour de justice. Le droit de l’Union européenne (UE) ne prévoit, en effet, aucune procédure permettant ou contraignant un Etat de la zone euro à quitter la monnaie unique. Dans ce silence, quelques pistes peuvent être explorées qui conduisent à une conclusion : juridiquement, la Grèce doit consentir à sortir de la zone euro.
La première piste proposée consiste à mettre en œuvre le droit de retrait consacré, depuis Lisbonne, par l’article 50 du traité sur l’UE. Le subterfuge juridique consisterait pour la Grèce à se retirer de l’UE pour adhérer à nouveau en obtenant de ne pas participer à la monnaie unique. Encore faut-il que la Grèce accepte de notifier son intention de retrait au Conseil européen…
La deuxième piste revient à abroger la décision par laquelle le Conseil a autorisé, en 2000, la Grèce à adopter la monnaie unique le 1er janvier 2001. Le traité sur le fonctionnement de l’Union européenne (FUE) régit les conditions selon lesquelles un Etat membre adopte l’euro. En réalisant divers rapports, la Banque centrale européenne (BCE) et la Commission déterminent si l’Etat a atteint le degré de convergence nécessaire pour que son économie supporte la monnaie unique. Sur le fondement de cette analyse économique, le Conseil adopte à la majorité qualifiée la décision qui autorise cet Etat à intégrer la zone euro.
Toutefois, le traité ne prévoit aucune procédure permettant d’exclure un Etat qui ne remplirait plus les critères de convergence. Pourrait-on inverser la procédure afin de sortir la Grèce de l’euro ? L’intérêt du tour de passe-passe juridique réside dans le fait que le Conseil ne statue pas à l’unanimité, de sorte que la Grèce ne pourrait s’opposer à sa sortie. Cette solution est cependant contraire à l’esprit du traité qui impose à tous les Etats membres de l’UE d’adopter la monnaie unique, à l’exception du Danemark et du Royaume-Uni qui ont négocié à Maastricht un opting out (le droit de ne pas entrer).
La troisième piste reviendrait à considérer, rétrospectivement, l’invalidité de la décision du Conseil qui a permis à la Grèce de rejoindre la zone euro. Le motif invoqué serait celui d’une « fraude » au motif que l’adoption de l’euro par la Grèce s’est faite au prix de manipulations comptables. Totalement inédite, la solution s’avère d’autant plus fantaisiste que les Etats de la zone euro avaient pleinement connaissance de ces manœuvres. Ils ont donc statué en connaissance de cause.
La quatrième piste implique une révision du traité FUE. Juridiquement, l’euro n’est pas irréversible ; ce que le traité a fait, il peut le défaire, à condition de mettre en œuvre la procédure idoine. La solution consiste soit à insérer dans le traité une disposition organisant la sortie de la zone euro, soit à adjoindre au traité un protocole régissant la sortie de la Grèce. Si la révision du traité est la solution juridiquement pertinente, elle se heurte à un obstacle procédural. La procédure de révision ordinaire du traité doit être mise en œuvre. Outre la lourdeur du mécanisme, elle implique d’obtenir l’assentiment de tous les Etats membres.
Toute sortie de la zone euro ne saurait donc se faire sans le consentement d’Athènes. Pèse dès lors sur celle-ci un choix politique orienté par une réalité économique, tributaire du maintien de l’assistance de liquidité d’urgence. Le sort de la Grèce risque donc d’être scellé par une décision purement politique de la BCE. Il faudra de la créativité juridique, afin d’éviter qu’au « grand soir » européen ne succède une « aube dorée » nationaliste.
Francesco Martucci est professeur de droit à l’université Panthéon-Assas
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*** segnalazione Alessandro Distante