Accordo di programma per lo sviluppo del territorio: la questione meridionale e la proposta/esperienza di Brindisi. (A. Guarini)
In questa prima settimana di agosto il clima, già caldo a livello meteorologico, si è ulteriormente surriscaldato a seguito della relazione annuale di Svimez,
che nel consueto focus sul Mezzogiorno e sul suo divario rispetto a nord, ha usato toni più forti del solito, descrivendo una situazione praticamente “comatosa”. Ciò ha avuto quantomeno il merito di avere stimolato un acceso dibattito sulla questione meridionale, che negli ultimi mesi sembrava del tutto trascurata o addirittura dimenticata.
La mia esperienza sul campo mi induce a sottolineare che il Mezzogiorno è una realtà disomogenea, per così dire “a macchia di leopardo”, anche con diverse eccellenze imprenditoriali, che giustamente l’on. Gianni Pittella ha evidenziato come punti di forza che andrebbero ulteriormente valorizzati e, perché no?, pubblicizzati.
Da anni è questa la direzione di marcia di Confindustria Brindisi, presieduta da Giuseppe Marinò, il quale si muove con la determinazione che deriva dal rappresentare una struttura industriale particolarmente significativa per dimensione degli impianti, numero di addetti diretti e nelle attività indotte, volumi crescenti di esportazioni ed innovazioni tecnologiche introdotte nei singoli stabilimenti. Una realtà in cui negli ultimi anni sono stati realizzati ingenti investimenti per miglioramenti tecnologici, per l’ampliamento delle attività produttive e per miglioramenti ambientali.
Peraltro, registriamo con soddisfazione a Brindisi la volontà di procedere ad importanti investimenti da parte di Gruppi industriali internazionali, quali AvioAero (General Electric) ed il Gruppo indiano JindalFilms, leader mondiale nel settore dell’imballaggio flessibile. Parliamo di investimenti che complessivamente a regime dovrebbero aggirarsi sui 250 milioni di euro, con evidenti benefici occupazionali sia diretti che nelle attività indotte.
Da tutto ciò, l’idea di proporre un Accordo di programma per lo sviluppo del territorio, al fine di ottenere procedure autorizzative accelerate e semplificate al massimo e di agevolare in questo modo programmi di investimenti e sviluppo produttivo che consentano anche il riuso di siti dismessi.
In altri termini, se è vero che gli aspetti positivi che caratterizzano il territorio (dotazioni infrastrutturali, posizione geografica, lunga tradizione industriale, soddisfacenti livelli di produttività, professionalità consolidate) funzionano per attrarre investimenti endogeni ed esogeni - in uno con gli incentivi attivati con efficacia e tempestività dalla Regione Puglia - occorre anche incidere sulla certezza dei tempi autorizzativi, per non rischiare di perdere su questo fronte i vantaggi competitivi testé evidenziati.
Fra i vari punti contenuti nella proposta, c’è quello di fare della zona industriale di Brindisi un “distretto” o “parco” industriale, mettendo a sistema fra le Aziende una serie di utilities e facilities (energia, gas, materie prime, ecc.), in modo da consentire una riduzione dei costi di produzione e di elevare significativamente i livelli di competitività dell’intera Area. Per la definizione progettuale di questa proposta (che in Italia non ha precedenti) stanno collaborando il Politecnico di Bari e l’Università del Salento con le principali aziende presenti nella zona industriale di Brindisi.
Altri punti della nostra proposta riguardano il Porto e le infrastrutture, la ricerca ed innovazione (rilancio del comprensorio denominato Cittadella della Ricerca) e la valorizzazione del patrimonio culturale.
L’idea dell’Accordo di Programma per lo sviluppo del territorio di Brindisi, grazie la ruolo di collegamento di cui si è efficacemente fatto carico il Sen. Tomaselli (capo gruppo PD alla Commissione Industria del Senato) e con il Sindaco di Brindisi è stata informalmente portata all’attenzione del Ministero dello Sviluppo Economico (prima al Prof. De Vincenti, allora ViceMinistro e recentemente al Ministro Guidi) e condivisa nello spirito: parlare di sviluppo, appunto, e non di crisi aziendali o territoriali che dir si voglia. E’ stato attivato, pertanto, un processo, che mi auguro possa portare in tempi ragionevoli (con il coinvolgimento in primis della Regione Puglia) alla sottoscrizione del documento finale.
In conclusione, tutto ciò rappresenta - a mio avviso - un esempio di modalità costruttiva ed operativa per affrontare la “questione meridionale”.
Già nel 2009 e nel 2010 con il Prof. Federico Pirro scrivemmo due articoli su “Il Sole 24ore”, dai titoli e contenuti quanto mai attuali: “Al Mezzogiorno nuoce la litania del divario” e “Sbagliato arrendersi al declino del Sud”. In essi davamo anche qualche suggerimento operativo: assicurare un reale ed efficace coordinamento e collegamento fra le Regioni meridionali (da parte di apposito Ministero o direttamente dalla Presidenza del Consiglio); utilizzare con la massima determinazione, efficienza ed efficacia le ingenti risorse finanziarie dei Fondi strutturali a favore di investimenti in infrastrutture, industria manifatturiera, turismo e cultura evitando il disperdersi di tali risorse in mille rivoli per lo più clientelari; agire con approccio proattivo e con l’incisività che deriva da situazioni di emergenza, realizzando anche misure legislative in grado di assicurare le tempistiche autorizzative e, quindi, realizzative degli investimenti.
Lasciando da parte forme di apatia, sciatteria, menefreghismo, dilettantismo, egoismi ed individualismi vari, per una volta, vogliamo essere capaci di fare sistema?
Angelo Guarini
Direttore Confindustria Brindisi