Operazione Femme Trompeuse. Arrestati due incensurati. Termina lo stalking per impiegato mesagnese.

E’ stata eseguita, qualche ora fa, dal personale della Squadra di Polizia Giudiziaria di questo Commissariato,

diretto dal Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato, dott.ssa Rosalba COTARDO, l’Ordinanza di Applicazione della Misura Cautelare degli Arresti Domiciliari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi, Tea VERDEROSA, su richiesta del P.M. della Procura della Repubblica, dott. Pierpaolo MONTINARO che ha assunto la direzione delle indagini, a carico di due soggetti incensurati, ritenuti responsabili dei reati di atti persecutori e danneggiamento del veicolo Fiat Panda parcheggiato in pubblica via, consumati ai danni di un “uomo mesagnese di 47 anni, impiegato presso il Petrolchimico”: così la stampa aveva indicato la vittima in occasione dei ripetuti eventi criminosi, rispettando il suo anonimato e la sua condizione psicologica.

Trattasi di E.C., 47 enne di Brindisi, infermiera professionale e di L.R., 37 enne della provincia di Taranto, impiegato nel settore privato, incensurati.

La donna, E.C., aveva intrattenuto una relazione sentimentale con il 47 enne mesagnese, una relazione connotata dall’alternarsi di periodi apparentemente sereni a periodi litigiosi con interruzioni del rapporto. E.C. aveva mostrato un attaccamento morboso al suo compagno ed una gelosia tale da portarla a tenerlo stretto a sé a tutti i costi.

In particolare, in concomitanza con i momenti di crisi del rapporto sentimentale, l’impiegato mesagnese rimaneva vittima di reati. Reati che, in seguito all’interruzione definitiva della relazione, hanno assunto modalità sempre più efferate.

L’uomo ha presentato numerosissime denunce-querele presso questo Ufficio.

La prima, risalente al 4 giugno 2014, allorquando veniva incendiata la sua autovettura, una Audi A4 Avant parcata nella pubblica via.

Le immagini del sistema di videosorveglianza dell’abitazione confinante a quella della vittima immortalavano due soggetti dal volto celato da “cappucci” che passavano vicino all’abitazione e, dopo appena due minuti dal loro transito, si verificavano due esplosioni con conseguente incendio dell’Audi A4.

Alla prima querela ne seguivano altre per denunciare la ricezione di SMS sulla sua utenza telefonica contenenti minacce, molestie, ingiurie e provenienti da numerazioni parziali che questi investigatori accertavano trattarsi di cabine pubbliche. Particolarmente inquietante il contenuto di alcune minacce: “Apri gli occhi che a chiuderli non ci vuole niente”, “Era bella Audi dopo il botto”, “Non mi scappi boom” , “Guardati sempre in giro”, “Saprai correre quando ti scarico un caricatore calibro 9”, “I botti di capodanno ti arrivano prima”, “Inutile nascondersi, gli AK47 bucano i muri”, ecc.

Altre querele avevano avuto ad oggetto la violazione del profilo Facebook e la clonazione della password. Ignoti avevano acceduto ripetutamente nel profilo facebook dell’uomo compiendo varie operazioni. Le indagini svolte da questi investigatori, con l’ausilio della Polizia Postale, hanno permesso di accertare che gli odierni indagati sono stati gli autori di queste illecite intrusioni.

Contestualmente alle denunce-querele sporte dalla vittima, anche la compagna E.C., da un lato al fine di allontanare i sospetti su di lei e dall’altro al fine di suscitare un comportamento protettivo dell’uomo, sporgeva talune querele narrando fatti-reati che si sarebbero consumati ai suoi danni. Per essi, non si sono mai riusciti ad acquisire riscontri se non addirittura opposti alla versione dei fatti narrata. Ciò ha consentito di focalizzare l’attenzione nei confronti della donna. La stessa ha sempre cercato di depistare le indagini e indirizzarle su frequentazioni sbagliate del suo compagno, sconsigliandogli di acconsentire agli accertamenti tecnici su facebook, in quanto inutili ed addirittura controproducenti perché avrebbero potuto ancor di più “aizzare” gli sconosciuti persecutori.

Altri inquietanti episodi delittuosi costringevano la vittima di quello stillicidio persecutorio a portarsi presso questi uffici: il rinvenimento di proiettili in busta chiusa a lui indirizzata (risalente a febbraio 2015), il rinvenimento della testa mozzata di un cane di razza corso in una busta di plastica lasciata sull’uscio di casa (le immagini del sistema di videosorveglianza immortalavano, alle ore 1:43 del 25 aprile 2015, un soggetto incappucciato che posava il sacchetto di plastica e si allontanava), l’incendio della sua seconda autovettura, una Fiat Panda (si verificava il 9 maggio 2015. Un individuo travisato utilizzando una bottiglia contenente liquido infiammabile cospargeva l’intero contenuto sul piccolo vano motore della Panda, quindi si accovacciava frontalmente a pochi centimetri dal paraurti anteriore e provocava l’incendio), l’incendio di una sua terza autovettura, una Lancia Musa (8 luglio 2015. Due individui a bordo di uno “scooter” di grossa cilindrata, dopo aver raggiunto l’abitazione della vittima scendevano dallo stesso e si avvicinavano all’autovettura Lancia Musa. Lanciavano sulla parte anteriore destra dell’auto della sostanza che veniva accesa e che provocava l’incendio che distruggeva completamente il veicolo. Tanto si visionava dalle immagini del sistema di videosorveglianza della persona offesa), lo sparo di un proiettile di fucile a canne mozza sul portone del suo garage durante la notte (7 settembre 2015. Le immagini del sistema di videosorveglianza immortalavano un soggetto a piedi, col volto travisato che armato di fucile, verosimilmente a canne mozze sparava in direzione del portone dell’abitazione) ed infine il nuovo ritrovamento di un proiettile in una busta ancora a lui indirizzata avvenuto il 6 ottobre u.s.

L’attività di indagine è stata lunga (da giugno 2014 è, a tutt’oggi, ancora in corso per ricostruire alcuni fatti ancora privi di quella quantità di elementi probatori che permettono di ricondurli agli autori, mandanti ed esecutori materiali), a 360° (si è scavato nella vita dell’uomo in tutte le direzioni: la vita professionale, la vita privata) laboriosa, attesa la scaltrezza dei due odierni indagati che utilizzavano metodi comunicativi in codice e numerose schede telefoniche intestate a terzi soggetti e negavano la loro conoscenza. Tutti gli strumenti investigativi sono stati utilizzati per far luce su questi episodi che, per la loro frequenza e per la loro crudeltà, avevano allarmato la società civile e le istituzioni pubbliche. Gli esiti delle attività di indagine esperite, hanno permesso di ricostruire alcuni fatti-reato sia con riferimento al mandante, sia con riferimento all’esecutore, sia – ancora- con riferimento alla posizione di altri soggetti, a vario titolo coinvolti, che è al vaglio dell’A.G.

In particolare, le complesse attività di accertamento ed indagine sopra descritte hanno consentito di far emergere, a carico di E.C. e L.R., la responsabilità in ordine ai seguenti delitti p. e p. dagli artt. 81, 110 e 612 bis, co. 1 e 2, 635, cpv. n. 3, 367 c.p., per avere, in concorso fra loro, e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, reiteratamente molestato e minacciato l’ex compagno di E.C., in modo da cagionargli un perdurante e grave stato d’ansia e di paura ovvero ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria e dei propri congiunti, ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita, ponendo in essere una serie di condotte persecutorie e moleste, agendo la E.C., alternativamente, quale mandante ed esecutore materiale, e il L.R. quale esecutore; in particolare, nel corso della relazione e a causa della gelosia per presunte relazioni dell’uomo con altre donne, l’odierna ristretta, anche avvalendosi della collaborazione di L.R., inviava al compagno una serie di sms dal contenuto ingiurioso e minaccioso, accedevano, tramite le utenze fisse a loro in uso, al profilo “Facebook” dello stesso cambiandone la password; simulava la E.C. reati ai suoi danni; alla cessazione del rapporto proseguiva la sua condotta inviando al suo ex compagno sms minacciosi e persecutori; presentandosi presso la sua abitazione, pretendendo spiegazioni sulla fine del rapporto; in data 09.05.15 appiccavano fuoco all’autovettura Fiat Panda; costringendolo, con tali condotte, a vivere in stato di costante agitazione e di paura per sé e per la propria famiglia, e a modificare le sue abitudini di vita.

 

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