No alle trivellazioni: la Cassazione dice sì al referendum
La Corte di Cassazione ha detto al referendum sull’articolo 38 della legge “Sblocca Italia” e sull’articolo 35 del decreto Sviluppo.
Adesso sarà la Corte Costituzionale a decidere. Il verdetto è atteso entro aprile.
E’ il primo importante step dello sforzo comune profuso dai Presidenti delle Regioni di Puglia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Marche e Molise dove le numerose sollecitazioni delle associazioni e comitati che da anni si mobilitano in tutta Italia per contrastare le multinazionali del petrolio e difendere i propri territori.
Si tratta di un risultato tangibile che dimostra, ancora una volta, come sia possibile raggiungere importanti risultati quando la protesta civile viene sposata dall’impegno e dalla volontà politica dei soggetti istituzionali.
1492088_635782457826749984_foto_presidenti3_GI_850x478[1]Il 19 settembre scorso, i Presidenti delle sei Regioni siglarono un accordo per approvare i quesiti (identici per tutte le regioni) che sono stati sottoposti ai rispettivi Consigli regionali per l’approvazione necessaria per richiedere l’indizione del Referendum sulle norme che consentono le ricerche e lo sfruttamento petrolifero.
L’approvazione delle delibere ha poi consentito di raggiungere il numero sufficiente affinché – ai sensi della carta costituzionale – la Corte di Cassazione prima e la Corte Costituzionale dopo, esaminassero la formulazione dei quesiti per la consultazione referendaria.
E così, il 30 settembre scorso i rappresentanti dei Consigli regionali (a cui si sono aggiunte altre quattro regioni -Sardegna, Veneto, Liguria e Campania) hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio.
I sei quesiti chiedono l’abrogazione di un articolo dello Sblocca Italia e di cinque articoli del decreto Sviluppo. Questi ultimi si riferiscono alle procedure per le trivellazioni.
Per Onofrio Introna, presidente del Consiglio Regionale Pugliese, “se il referendum dovesse passare dovremo accelerare i tempi per sensibilizzare tutti i cittadini ad andare alle urne per una scelta decisiva, dalla quale dipende la qualità dell’ambiente, un bene irrinunciabile esposto nel caso delle trivelle e del petrolio in mare a danni irreparabili”