Manifesto Quattro Ottobre: lettera all'Arcivescovo dopo arresto di sacerdote pedofilo
A seguito della notizia dell'arresto di un prete qualche giorno fa nella città di Ostuni con l'accusa di detenzione di materiale pedopornografico, abbiamo indirizzato una nuova lettera all'Arcivescovo
della diocesi di Brindisi e Ostuni, Mons. Domenico Caliandro e per conoscenza a Papa Francesco e al Segretario Generale della CEI, Mons Nunzio Galantino, rinnovando la richiesta contenuta in una precedente lettera di maggio, in coincidenza con l'arresto di un altro presbitero con l'accusa di abusi su minori, di istituire una commissione di inchiesta e chiedendo la sospensione da qualsiasi funzione pastorale e sacramentale in pubblico e in privato (sospensione a divinis) in tutti i casi simili.
Maurizio Portaluri
di seguito il testo della lettera
Gent.mo Arcivescovo,
nel maggio scorso, qualche giorno dopo l'arresto di un parroco nella città capoluogo con l'accusa di violenza sessuale su minori di 14 anni con l'aggravante dell'abuso di autorità, Le indirizzammo una lettera* a conclusione della quale chiedevamo di istituire una commissione di inchiesta come avevano fatto due diocesi italiane, Verona e Bressanone.
Purtroppo a pochi mesi di distanza apprendiamo dalla stampa che un altro prete è stato ristretto ai domiciliari in questi giorni con l'accusa di detenzione di materiale pedopornografico; mentre per il prete arrestato nel maggio scorso la pubblica accusa ha chiesto il rinvio a giudizio sul quale il giudice delle indagini preliminari deciderà il prossimo 12 dicembre.
Leggiamo anche una Sua dichiarazione secondo la quale "per il sacerdote (arrestato ndr) si determina da subito la limitazione di qualsiasi atto di ministero pubblico fino a nuova disposizione” e "tuttavia da anni non ha alcun incarico e non svolge alcun ruolo in diocesi".
I giornali parlano di una Sua dichiarazione secondo la quale il sacerdote arrestato “potrà celebrare solo privatamente”. Un passaggio, quest’ultimo, originato, forse, da un difetto di comunicazione o refuso, che richiederebbe qualche parola chiarificatrice del Suo pensiero dal momento che, per come lo si legge, appare avulso dal senso profondo dell’Eucarestia, fonte e culmine della vita comunitaria, che non potrebbe essere ridotta a pia pratica di pietà individuale.
I fatti corroborano il nostro convincimento che il problema della pedofilia nel clero non possa continuare ad essere affrontato in maniera episodica e con dichiarazioni rassicuranti verso le comunità e l'opinione pubblica, sempre più insofferenti nei riguardi di questi comportamenti che, secondo Benedetto XVI, "oscurano la luce del Vangelo a un punto a cui non erano giunti neppure secoli di persecuzioni". Non si tratta di punire e reprimere, ma di avviare una profonda revisione dei metodi di selezione e formazione dei presbiteri, troppo lontani e separati dalla vita quotidiana e dalle comunità. E si tratta anche di promuovere una verifica, libera e sincera, degli stili di vita di tutti.
Ci chiediamo, allora, se a fronte di certi comportamenti sia sufficiente l’allontanamento dal ministero pubblico dei presbiteri coinvolti o se, invece, nel dare segnali chiari e rigorosi di riprovazione, non sia giusto procedere, rapidamente, dopo le prescritte verifiche, alla sospensione da qualsiasi funzione pastorale e sacramentale in pubblico e in privato (“sospensione a divinis”), almeno fino a quando non risultasse l'innocenza degli accusati.
Con riferimento all’ultimo arresto ci chiediamo, inoltre, se non sarebbe stato doveroso, dopo la precedente condanna negli anni '90 per abusi su minori, non permettere all’interessato la prosecuzione del ministero presbiteriale. Per molto meno, e cioè perché il loro amore non rientra nel canone ecclesiastico, non si permette a uomini e donne l'accesso ai sacramenti!