Puglia: dobbiamo prepararci a bere il primitivo di Barcellona?!
La Commissione Ue apre alla liberalizzazione del nome dei vitigni protetti da Dop e Igp.
Per la Puglia sono a rischio Primitivo e Aleatico, l’Aglianico invece per la Basilicata. Il M5S chiede al ministro Martina di intervenire con una risoluzione
Il “comitato di esperti” della Commissione Ue punta a liberalizzare il nome dei vitigni così da poterli utilizzare liberamente in etichetta. Una decisione che potrebbe rivelarsi dannosa per le posizioni raggiunte dai vini italiani. La complicata materia comunitaria fa riferimento sia al Regolamento 1308/2013 (OCM unica) sia al Regolamento 607/2009 per quanto riguarda l’applicazione dell’etichettatura del vino come applicazione del precedente regolamento sull’OCM (Reg. 409/2008) e che, per questo, la Commissione intende rivedere. Bruxelles, infatti, manterrebbe l’elenco delle deroghe concesse ai singoli Stati membri di esclusività del nome di un vitigno laddove vi è anche l’indicazione d’origine protetta però vorrebbe introdurre la possibilità di allargare le maglie ad altri Paesi: sarebbe sufficiente un disciplinare di produzione ed una notifica alla Commissione. Per intendersi, oggi Romania o Spagna non possono utilizzare il nome “Primitivo” ma, con la modifica proposta, stabilendo un disciplinare di produzione e notificandolo alla Commissione potrebbero iniziare a produrre il “Primitivo di Bucarest” o il “Primitivo di Barcellona”.
“Liberalizzare il nome dei vitigni è molto pericoloso per quei produttori italiani che hanno puntato tutto il marketing sul nome del vitigno e non sull’indicazione geografica in quanto territorio – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Nella nostra Regione a poterne pagare lo scotto sarebbero il Primitivo di Manduria e l’Aleatico di Puglia mentre in Basilicata rischierebbe l’Aglianico del Vulture. È proprio perché difendere le certificazioni Dop e Igp del vino italiano che, per definizione, riportando in etichetta il nome del vitigno, garantiscono la provenienza dell’eccellenza made in Italy e, quindi, il suo legame con il territorio – continua L’Abbate (M5S) – che abbiamo presentato una risoluzione in Commissione Agricoltura contro la revisione in atto da parte della Commissione Ue delle norme vigenti che disciplinano l’etichettatura dei vini. A maggior ragione, in vista di accordi internazionali come il Ttip (Trans Trade and Investment Partnership), è bene ricordare che il legame con il territorio non è un brand che può essere ceduto a qualunque produttore di qualsiasi Paese”.
Con la risoluzione, i 5 Stelle chiedono al ministro Maurizio Martina (Agricoltura) ed al Governo Renzi di impegnarsi a tutelare in sede europea gli interessi dell’Italia e di tutto il comparto vitivinicolo. “Non è accettabile assistere né tantomeno essere complici dell’ennesima svendita delle eccellenze made in Italy”, conclude Giuseppe L’Abbate (M5S).