Arresto per stalking e violenza privata nel giorno della Festa della donna
L’ha perseguitata, pedinata, minacciata di morte per mesi, da quando, cioè, la loro relazione, fatta di abusi e violenze era finita.
Accecato dalla gelosia le ha fatto perdere più volte il lavoro di badante o bracciante agricola per aver minacciato tutte le persone con cui ha avuto a che fare. Fortunatamente la vittima di questo ennesimo episodio di violenza ha trovato il coraggio di rivolgersi alla polizia e il suo aguzzino è stato arrestato. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefania De Angelis, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Simona Rizzo è stata eseguita nella giornata di ieri, martedì 8 marzo, giorno dedicato alle donne. A finire ai domiciliari per stalking e violenza privata aggravati, un 59enne di Ceccano (Fr) residente a San Michele Salentino , già noto per reati contro la persona ed il patrimonio.
Le indagini che hanno permesso di confezionare il provvedimento di arresto sono state condotte dai poliziotti del commissariato di Ostuni,i Albano, dove la vittima si è rivolta, stanca delle angherie subite, ed esasperata. La denuncia è stata sporta a fine gennaio di quest’anno. La donna ha raccontato agli investigatori una serie di prepotenze, minacce e violenze che si sono verificate sia durante la relazione sentimentale, iniziata nel 2012, che dopo la fine giunta proprio per il comportamento violento e autoritario dell’uomo. La sua compagna non era più libera di “fare un passo senza il consenso del suo ‘padrone’”.
“L’arrestato era costantemente presente in tutti i luoghi in cui si trovava la malcapitata tanto che la stessa non poteva nemmeno svolgere liberamente il lavoro di badante nei confronti di anziani bisognosi di cure perché la sola presenza di altri uomini, anche solo parenti delle persone assistite, faceva andare su tutte le furie il soggetto che non rinunciava, come aveva fatto in innumerevoli occasioni, di avvicinarli e di minacciarli anche di andare incontro ai peggiori mali, se solo si fossero avvicinati alla denunciante”.
Il risultato di questo comportamento era che la vittima veniva licenziata. Il 59enne non perdeva occasione di percuotere chiunque provasse anche per un comunissimo motivo ad avvicinarsi alla donna dicendo a tutti che la stessa era solo ed esclusivamente sua e che nessuno avrebbe dovuto avvicinarla, neanche per parlarci.
Questo atteggiamento si traduceva in pedinamenti continui tanto che la povera donna era sprofondata in uno stato di sconforto così profondo che veniva colpita da stati d’ansia e agitazione. Naturalmente non sono mancate le minacce di morte nel caso si fosse rivolta alla polizia. Non solo gli uomini ma anche le amiche non potevano avvicinarsi alla sua ex “colpevoli di riempirle la testa di cose infondate che finivano per allontanarla da lui”.
La vittima di questi atti persecutori non aveva più pace: trovava il suo aguzzino ovunque. Ad esempio nella stazione di servizio dove il pullman che conduceva le braccianti agricole (lei inclusa) nelle campagne di Polignano a Mare era solito fermarsi tutte per fare la sosta per la colazione. Ancor prima che il mezzo giungesse in loco, l’uomo era già lì ad osservarla solo ed esclusivamente per il ‘piacere’ di farle percepire la sua ingombrante ed assillante presenza”.
O ancora quando, dopo essere stata licenziata dall’azienda agricola per quegli episodi, se l’è ritrovato sulla strada per Carovigno mentre con un’amica stava andando a casa di un anziano per prestare assistenza. “Lo stesso quasi arrivava a speronare l’autovettura condotta da un’amica, ponendo in essere lungo il tallonamento, ripetuti sorpassi ed accelerazioni di velocità che terrorizzavano le due donne, impietrite dalla follia dell’uomo che, giunto a destinazione, si posizionava sotto l’abitazione ove la vittima svolgeva l’attività lavorativa, aspettando che la ultimasse.
In quell’occasione fu richiesto l’intervento della polizia. Nel corso della perquisizione dell’auto, fu trovato un coltello a serramanico di genere vietato e un manico di legno, di cui non seppe fornire spiegazioni plausibili riguardando il possesso. Ormai la vittima viveva segregata in casa pur di non incrociare la sua furia e di non essere costretta con la forza, come più volte accaduto, a salire sull’autovettura dello stalker, quotidianamente intento ad esercitare la sua egemonia sulla ormai esausta malcapitata.