Morire per sentenza

Assistiamo con angoscia alle notizie che riguardano il piccolo Charlie e non possiamo non dire che non può l'uomo, lo Stato o la "giustizia" decidere,

facendosene arbitro e artefice, la morte di una persona e in questo caso di un bimbo innocente. Non siamo medici ma resta comunque umanamente inacettabile impedire a dei genitori la possibilità di tentare di salvare il proprio figlio, con soldi non pubblici, sottoponendolo a delle cure sperimentali.

Tutti siamo responsabili della vita di Charlie Pet per l'indifferenza, per il perbenismo e la pseudo informazione intellettualoide che ci caratterizza, per il nostro egoismo che ci fa dimenticare la vita,il Vangelo,l'essenziale. È urgente quindi un Europa accogliente e solidale, che difenda i diritti dei più deboli e di chi non ha voce dove la corte europea sia il luogo della giustizia che difenda tutti i diritti e non solo quelli dei più forti.

E come riportato nel comunicato della Presidenza Nazionale di Ac "dunque al Great Ormond Street Hospital di Londra la vita di Charlie si spegne per sentenza. Oltre il dolore e l’angoscia dei genitori inascoltati, resta la tragica percezione che un limite è stato superato. Comunque la si pensi, questa vicenda ci dice che è stato (sarà?) un giudice molto terreno a decidere chi deve vivere e chi deve morire. Noi invece crediamo che tutte le vite, specie le vite troppo fragili per essere guarite, siano troppo preziose per essere scartate"

Azione Cattolica Italiana

  1. Annunziata Mesagne

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