Festa patronale 2017: il discorso del sindaco.

Reverendo Arciprete,

Reverendo Vicario Foraneo,

Reverendi Padri Carmelitani,

Parroci e clero tutto,

Autorità civili e militari,

Carissimi concittadini

Il primo pensiero non può che andare ai malati, agli infermi e a tutti i mesagnesi sparsi nel mondo che per ragioni diverse non possono vivere direttamente con noi la gioia di questa festa e che magari ci seguono in streaming, via internet, con il cuore gonfio di nostalgia. Molti emigranti e tanti studenti fuori sede invece scelgono deliberatamente questi giorni della canicola per tornare a casa perché in questa festa dal sapore antico si riannodano i fili della memoria e si consolida il senso di appartenenza ad una comunità che ogni anno rinnova la sua devozione alla Vergine Santa del Carmelo. Il costante ripetersi della tradizione sempre uguale a sé stessa, in equilibrio perfetto fra sentimento laico e religioso, consente ad ognuno di riconoscersi nella storia di questa città e del suo popolo. Per questo bisogna rinnovare il sentimento di gratitudine alla nuova pattuglia di volontari del Comitato Feste Patronale e al suo nuovo presidente avv. Giovanni Gioia che anche quest’anno, per la generosità di molti e col soccorso della provvidenza, hanno allestito questa splendida festa.

Ancora: il mio pensiero va tutti i nostri concittadini che in questo anno ci hanno lasciato, che sono passati al di là del muro, nella stanza accanto. È proprio nelle ricorrenze e nelle occasioni più gioiose e liete che si acuisce il dolore e la mestizia ma anche la dolcezza del ricordo di chi non c’è più. Bisogna tenere in caldo la memoria di chi ha percorso prima di noi questa valle di lacrime ed ha concorso con la sua quotidiana fatica al progresso civile della nostra comunità, nella consapevolezza che la vita meglio spesa è la vita donata. In quest’anno trascorso ci hanno lasciato tra gli altri la dr.ssa Lorenza Santacesaria e la preside Portulano donne straordinarie che, oltre ad una fulgida eredità di affetti, hanno lasciato il segno di un grande impegno sociale, di una fervida passione civile intrisa di umanità e cultura il tutto coniugato con dolcezza al femminile. A loro vada la riconoscenza del popolo tutto.

Un futuro sconvolgente bussa alle porte di un mondo ottuso che fa lo gnorri e finge di non sentire. Ma è inutile barricarsi dietro la porta, nessuno fermerà l’onda lunga dei migranti che dal sud del mondo spinge verso l’Occidente opulento ed egoista. Non basteranno i muri, le barriere di filo spinato, né i numeri chiusi o i porti bloccati a fermare questo nuovo esodo biblico che si compie senza neanche la pietà di un Mosè che possa divaricare le onde e impedire la moria di tanti disgraziati che ora dormono adagiati in fondo al mare. È la forza della vita che spinge migliaia di ragazzi, di donne e bambini a lasciare le loro terre di fame e di morte per attraversare il deserto delle tribolazioni, delle violenze, degli stupri. È l’istinto di sopravvivenza che spinge gli uomini ad attraversare il mare senza saper nuotare: non li si può biasimare, né li si può fermare. «Per capire cosa si prova a salire su quei barconi bisognerebbe mettere la foto del proprio figlio al posto del volto di quei ragazzi» ha  detto Gino Strada.

Per fortuna gli italiani conservano ancora un barlume di memoria per ricordare che meno di un secolo fa i nostri nonni si imbarcavano nella stiva dei bastimenti per portare Oltreoceano la speranza, l’italico ingegno ma anche i pidocchi, la scabbia e un po’ di “Cosa Nostra”. Per fortuna c’è ancora qualcuno che ricorda come qualche parente viveva di stenti nelle baracche delle periferie di Düsseldorf, di Colonia, di Stoccarda o di come sputavano sangue e morivano a frotte nel fuoco del grisù delle miniere di Marcinelle o di Dampremy in Belgio. Questa memoria storica è servita ad aprire il nostro cuore alla solidarietà e all’accoglienza tanto che oggi l’Italia nonostante tutto, nonostante le resistenze dell’Europa e nonostante la schiera dei tanti nazionalisti e dei tanti demagoghi che spargono veleno, menzogne e paure sta facendo la sua parte.

Certo l’Italia e la Grecia non possono essere lasciate sole in questo compito gravoso, l’Europa dei popoli deve federarsi presto - come ha detto Papa Francesco - e deve farlo nel segno della solidarietà. I flussi migratori devono essere controllati, equamente suddivisi e disciplinati per minimizzare il conflitto sociale e le sacche di degrado che pure inevitabilmente si determinano. Bisogna costruire le condizioni perché si passi il più presto possibile dall’accoglienza alla piena integrazione di modo che questa umanità smarrita e diseredata non resti a lungo a ciondolare nei bivacchi improvvisati ai confini degli Stati o nell’inedia in quei lager che beffardamente definiamo Centri di Accoglienza. Anche la nostra città sta facendo la sua parte in linea con una solida tradizione che ha consentito di assorbire senza traumi già tre generazione di albanesi, che accoglie senza patemi una nutrita colonia di badanti rumene e che recentemente ha accolto 37 rifugiati e richiedenti asilo con il sistema dello SPRAR che sta producendo interessanti percorsi di integrazione e di interculturalità. Presto raddoppieremo questo numero sperando che la cortina di fumo sollevata da certi isterismi della politica si dissolva definitivamente per non offuscare la bontà del progetto.

Altro elemento di riflessione rinviene da una serie di fatti fra loro variamente concatenati che dimostrano come sia in atto nella nostra Provincia una crisi di sistema che è diventata emergenza ambientale e sanitaria, economica ed occupazionale e politico-istituzionale. Il fatto più sconcertante riviene dall’analisi dei dati epidemiologici relativi ai tassi di mortalità e morbilità connessi all’inquinamento atmosferico di origine industriale nei Comuni che in favore di vento aspirano i fumi delle ciminiere delle centrali termoelettriche e del petrolchimico di Brindisi. Ebbene da questi dati emerge in maniera in equivoca che in questo territorio, ed in particolare nella nostra città, vi è un incremento del tasso di mortalità, di morbilità, di ospedalizzazione per malattie croniche cardiovascolari e respiratorie, che vi è un aumento significativo nell’incidenza di alcuni tumori. Sono dati inquietanti che confermano come questo territorio abbia rapidamente scalato la graduatoria dei siti più inquinati d’Italia mettendosi al passo della terra dei fuochi, di Porto Marghera, Piombino o dei Tamburi di Taranto. Non c’è più tempo da perdere bisogna spegnere quanto prima la centrale ENEL “Federico II” di Cerano e tappare la bocca alle ciminiere del petrolchimico, delle altre centrali termoelettriche presenti nella zona industriale di Brindisi, così come bisogna rapidamente convertire e bonificare definitivamente l’Ilva di Taranto. Contestualmente bisogna potenziare la rete dei servizi territoriali di prevenzione e di assistenza, le strutture poli-ambulatoriali per la diagnostica clinica e strumentale precoce e gli strumenti di monitoraggio ambientale. Queste direttrici - che sono in parte contemplate dal nostro piano di conversione dell’ospedale S. Camillo - alla luce di queste risultanze devono essere ulteriormente potenziate. In questa direzione apriremo un confronto con la ASL e con la Regione a partire dall’Assemblea dei Sindaci da me personalmente richiesta e convocata per mercoledì prossimo.

Oltre all’inquinamento atmosferico attuale bisogna considerare il rischio potenziale derivante dall’alta densità di gasdotti che attraverseranno il nostro territorio per raccordarsi giustappunto al collettore SNAM di Mesagne. Di questo passo fra qualche decennio avremo più rigassificatori, piattaforme e trivelle che pescherecci e pesci nell’Adriatico meridionale e più gasdotti che muretti a secco nel Salento. Per quanto si sforzino di definirle infrastrutture poco impattanti e privi di rischio, io un gasdotto sotto casa mia non ce lo vorrei e continuo a pensare che esistano alternative energetiche valide ai combustibili fossili e a questa “gassificazione” massiva del nostro territorio.

All’emergenza ambientale e sanitaria si affianca una emergenza economica ed occupazionale perdurante legata soprattutto al crollo del settore agro-alimentare ed una crisi politico istituzionale che investe direttamente la nostra Provincia, un avamposto nel deserto dei tartari senza armi ne munizioni, e le amministrazioni locali del territorio che cadono l’una dopo l’altra come fiori al vento di primavera. Di fronte a questa situazione sconcertante la classe politica annaspa, balbetta e sembra totalmente inadeguata alle sfide cui è chiamata prima fra tutti quella di modificare e presto il nostro modello di sviluppo e avviare politiche attive di rilancio del mezzogiorno a partire dalle risorse proprie come agricoltura, turismo, innovazione, ricerca e attraverso l’applicazione di nuovi modelli di vita e di sostenibilità ambientali.

In questo quadro di riferimento la nostra città tiene botta, si difende bene e talvolta contrattacca mostrando una inusuale intraprendenza. Fuori è ben accreditata, risulta come una delle poche realtà attive del territorio in cui vi è stabilità del quadro politico-amministrativo, forte vivacità del corpo sociale e buona capacità attrattiva di investimenti e sviluppo. In patria, dove notoriamente nessuno è profeta, lo scenario si capovolge quasi completamente specie se la città la si guarda con gli occhi del web. Da questa prospettiva Mesagne ritorna ad essere grigia, mesta, forsanche un po’ corrotta e mal amministrata. Questa visione dicotomica un po’ strabica e schizofrenica della realtà è inverosimile oltre che sconcertante ma bisogna farsene una ragione: è l’effetto collaterale di una società confusa, rancorosa e negativista che per decenni ha idolatrato l’individualismo, il qualunquismo e che ora è infestata dal virus del malanimo, della diffidenza, dell’inganno che induce a veder le nuvole anche dove c’è il sereno e a tener sempre la pietra in tasca. Io, invece, quest’anno vengo a voi col cuore in pace e con l’animo sereno. Vengo con lo stesso stupore di chi scorge l’erba verde che rinasce dal fuoco delle stoppie del grano riarso. Sembra ormai trascorso il tempo dell’amarezza per una crisi che sembrava non dover passare mai, oggi vedo la luce in fondo al tunnel e torno fermamente a credere che si possa ancora raggiungere l’obiettivo di costruire insieme una città migliore. Rinascita, rigenerazione e speranza ho dunque davanti agli occhi.

La rigenerazione sarà certamente urbanistica ed ambientale. Il futuro della nostra città si arricchisce di un intenso lavoro di progettazione partecipata dal basso che è già partita e che riguarda i temi della rigenerazione urbana, della viabilità sostenibile, dell’efficientamento energetico. Se questa grande propensione alla progettazione strategica, dovesse andare a buon fine e centrare l’accesso ai finanziamenti pubblici, il volto della nostra città potrebbe cambiare radicalmente con miglioramento certo della qualità della vita e dell’ambiente. Ma intanto è partito l’Accordo Quadro per il rifacimento del manto stradale che interesserà una parte consistente del sistema viario urbano, a settembre partirà il progetto di rifacimento dell’intera rete idrica e fognante del Centro Storico, mentre entro l’anno potrebbero essere appaltati i lavori per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico sul canale Galina.

Si sente anche il fremito di una possibile ripresa economica. Dopo l’approvazione del nuovo Piano degli Insediamenti Produttivi e del Piano Urbano del Commercio cominciano a pervenire al Comune diverse proposte imprenditoriali di investimenti anche cospicui sul fronte industriale, artigianale, turistico-ricettivo e soprattutto commerciale. Fra questi spicca, con evidente preponderanza, la proposta di insediamento di un nuovo Parco Commerciale Integrato in adiacenza a quello esistente e che porterebbe alla realizzazione di medie e grandi strutture di vendita, infrastrutture e servizi che avrebbero un impatto rilevantissimo sullo sviluppo economico, sul commercio e sull’occupazione.

L’assegnazione dei box di Piazza Commestibili con l’apertura delle nuove attività commerciali, l’incremento delle attività del settore enogastronomico stanno pian piano rilanciando la funzione commerciale del nostro Centro Storico mentre sembra essersi definitivamente affermata la sua funzione turistica grazie alla bellezza intrinseca di monumenti e chiese ma grazie anche a tutti coloro che si stanno prodigando per far diventare il nostro Centro Storico un contenitore permanente di cultura, spettacolo e occasioni di socializzazione. In questo ambito non posso esimermi dal citare le due iniziative di punta che hanno caratterizzato l’avvio di questa stagione straordinaria: il SUM (Sistema Urbano Museale) con l’apertura del Museo d’Arte Sacra e le “Piazze creative dell’estate mesagnese” eventi che rappresentano certamente esperienze d’avanguardia nel nostro contesto.

Anche l’ordinaria amministrazione, i servizi alla città e ai cittadini, il sistema delle manutenzioni cominciano ad andare a regime come in una città normale e questo mantenendo inalterata la pressione fiscale, nonostante un bilancio asfittico e i continui tagli dei trasferimenti statali. Un esempio valga su tutti: Mesagne è tra i Comuni della Provincia che hanno la TARI più bassa e al contempo i più alti standard di qualità del servizio di raccolta dei rifiuti. Al costo equivalente di una tazzina di caffè al giorno riusciamo a portar via la monnezza da casa di tutti i cittadini - anche di quelli residenti nelle contrade - e lo facciamo in modo adeguatamente differenziato tanto da essere annoverati fra i “Comuni più ricicloni di Puglia”. Riusciamo a garantire costantemente i recuperi per far fronte all’inciviltà manifesta di tanti idioti che continuano ad insozzare le nostre campagne. Offriamo un servizio continuo di smaltimento in Piattaforma ed una serie di servizi accessori ad attività commerciali, a strutture sanitarie a singole utenze ed a breve contiamo di aprire una nuova piattaforma per gli inerti e gli ingombranti.

Al fianco dell’azione amministrativa ordinaria c’è poi l’azione straordinaria delle tante associazioni di volontariato laiche e religiose che si adoperano sul fronte della solidarietà sociale, della cultura e dello sport dove si rinnovano i sussulti di gloria in una annata davvero eccezionale ricca di titoli e di campioni e che fra qualche giorno celebreremo nel “Gran galà dello sport”.

Avanti tutta, dunque, avendo in mente una idea ed un progetto comune. L’altro ieri dagli Emirati Arabi è venuto a trovarci un imprenditore illuminato che vive a Dubai e che fa business in tutto il mondo con utili per milioni di dollari. Quest’uomo mite e follemente innamorato della nostra città ci ha detto che «per quanti soldi si possano avere noi non potremo mai comprare la luce del vostro cielo, la quiete che trasuda dei vostri ulivi, la vostra storia secolare e il calore accogliente del vostro popolo ospitale. Liberate i vostri tesori dallo scrigno – ci ha detto -  godetene e offriteli al mondo e sarete i più ricchi della terra».

Alloro mi permettete di dire stasera, come ieri sera, che Mesagne è bellissima ed i mesagnesi sanno esserlo ancor di più; che Mesagne è viva. Evviva Mesagne! Buona festa tutti.

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