La storia di una cassa armonica, quella della festa ti la Matonna ti lugliu! (di Quartarieddu)
C’era una volta, devo cominciare proprio così, una cassa armonica che ogni anno in occasione della festa della Madonna del Carmine
ricorrente dal 15 al 17 luglio veniva fatta allu Sitili, ossia in Piazza IV Novembre.
La musica lirica, eseguita da bande musicali di almeno una quarantina di persone, era il piatto forte delle feste e l’estate si cercava in anteprima di conoscere quelle che dovevano venire nelle tre serate: Acquaviva delle Fonti, Squinzano, Conversano, Ceglie Messapica con i direttori di orchestra tra i più rinomati il più famoso di tutti Gioacchino Ligonzo.
E la cassa armonica si montava sempre là poco distante dagli scalini che conducevano sul sagrato della Chiesa Madre, unica per tutti e tre i giorni festivi. E si sentivano i brani della Cavalleria rusticana, della Boheme, del Rigoletto, seduti ai tavolini del Bar Moderno gestito da un certo Mingolla, alias Frichilloni, uno dei pochi, a Mesagne ad avere un’auto ossia una lungimirante Giardinetta.
Alla fine degli anni cinquanta la gestione del bar fu venduta e venne in Mesagne un certo Marangi proveniente da Martina Franca (tale il ricordo) ed il comitato feste patronali era presieduto dall’avv. Luciano Pignatelli, investito dall’incarico dall’arciprete don Daniele Cavaliere.
La festa patronale non aveva sussidi da parte dell’Amministrazione e i soldi si raccoglievano attraverso:
-lu scrittu ti la Matonna, che consisteva nell’organizzare gruppi di partecipanti al Comitato feste patronali che quotidianamente giravano la città, quartiere per quartiere per raccogliere le offerte; di questi gruppi facevano parte anche cittadini che scioglievano qualche “voto” alla Madonna.
-i piatti ti la Matonna che ogni domenica venivano organizzati da Associazioni e categorie di lavoratori (commercianti, società operaia, netturbini ecc… con l’ultimo piatto quello del 16 luglio che veniva guidato dal Sindaco in carica e Giunta comunale); si raccoglievano fondi, la mattina in giro per il paese ed il pomeriggio fino a tarda sera con tutti i componeti (in media una diecina di persone) sotto l’Arco della Porta Grande da dove passavano tutti coloro (ed erano moltissimi) che andavano in Villa comunale.
-li furuni ti la Matonna, salvadanai all’epoca solo di terracotta che venivano posti da settembre a luglio in ogni attività commerciale e generalmente venivano riempiti con la complicità dei commercianti che incentivavano l’offerta.
Un’altra delle risorse che il Comitato Feste Patronali aveva era l’incasso del suolo pubblico, quello del Luna Park che si metteva in Via Boemondo Normanno e fino alla fine degli anni cinquanta al centro della villa comunale e alcune volte anche davanti alla statua della Madonna del Carmine sempre in villa comunale.
Il suolo pubblico era pagato anche dalle bancarelle che vendevano arachidi e noccioline e la classica menza pagnotta.
E qui torniamo alla cassa armonica.
Tra il Comitato Feste Patronali ed il gestore del Bar Moderno si scatenò una violenta polemica per il pagamento del suolo pubblico.
Così intervenne la saggezza di Don Daniele Cavaliere il quale sul sagrato della Chiesa Madre disse all’avvocato Luciano Pignatelli che la musica, ovviamente sempre molto bella e seguita dai concittadini disturbava le funzioni religiose di modo chè …!!!
Fu un suggerimento saggio (oltre che interessato) e dopo una breve riunione del comitato feste patronale la decisione fu repentina.
La cassa armonica veniva spostata e messa sul marciapiedi sott’all’orologgiu, magno scorno Tarantini.
Menotte Grande (Carmelu lu campusantieri) e Vincenzo Pasimeni (‘Nzinu ti Meu) entrambi componenti del comitato feste patronali, a colloquio cu don Cataldu, (all’epoca factotum nella Farmacia di don Totu Antonucci) … commentarono: Certu amu ‘vuta ‘na bella idea. La cassa armonica si veti ti tutti li vandi sia ca trasi e iessi ti la Chiesa Matri, sia ci ieni ti la Porta Crandi sia ci jeni ti la chiazza ti li barbieri (piazza Criscuolo) e puru ci sta scindi ti la chiazza cuperta (Piazza Commestibili)!
Ci fu un il ricorso al Pretore da parte del gestore del Bar Moderno senza successo il quale dovette rinunziare ai suoi guadagni senza poter mettere i tavolini in piazza vendendo il famoso quarto di spumone.
L'anno successivo la cassa armonica fu spostata a sinistra verso il negozio di Angiulina la Bicchiarara (al secolo Angela Caramia) locali in seguito ristrutturati per altri pochi giorni salumeria Cazzillu (fra non molto proprietà della pizzeria Lu Sitili); l'anno successivo ancora in Piazza IV Novembre furono messe solo luminarie e don Daniele potè organizzare le sue funzioni religiose con l'aiuto del rampante ... don Angelo, giovanissimo fresco di tonaca e di chirica (allora era visibile sul cranio dei sacerdoti)!!!
Rimaneva, invece la cassa armonica in piazza Vittorio Emanuele II, dove nel frattempo erano stati aperti alcuni bar come il Bar commercio affianco al Putichinu dei f.lli Caroli, il bar Porta Grande ed anche il Cin Cin bar (gestore Montinaro poi rappresentante del Parmalat) a lato dell’attuale Bar Pignatelli, prima ancora Cartoleria Rubino.
E per molti anni la cosa è andata avanti con grossa soddisfazione di tutti, fino a quando arrivò un vice-sindaco, meglio non fare il nome (per motivi di privacy dell’oblio) che oltre a regalarci un inutile pattinometro dotò Mesagne di alberi, alberi, alberi e la Porta Grande fu riempita di alberi, alberi, alberi (esiste anche qualche cartolina) con un pino d’aleppo, in particolare, al centro di Piazza Emanuele II.
E così la bonanima ti ‘Ntunucciu Carella, artiere sartu cu la putea alla Porta Nova che non si considerava assolutamente un pettogolo ma un “acuto osservatore della realtà mesagnese”, ebbe ad esclamare: “e mo’ la cassa armonica comu l’anna ffari?”
Ed infatti i primi di giugno di quel famoso anno cominciarono le trattative tra comitato feste patronale ed amministrazione comunale e l’albero che intanto era cresciuto abbastanza aveva il sopravvento ambientalista sulla questione della tradizione!
I giorni passavano e non c’era verso di trovare una soluzione, i “si dice” circolavano con il vicesindaco (socialista) irremovibile ed il sindaco (democristiano) che parteggiava per il comitato feste patronali. La notte tra il venerdì ed il secondo sabato di giugno di quell’afoso anno la mattina di buonora una squadra di netturbini si recò a casa del Sindaco con la “ferale” notizia che l’albero non c’era più perché era stato spiantato e soprattutto … sparito!
Minaccia di denunzie, in modo sornione da parte del Sindaco, con Romano Pignataro che esclamava: c’è successu? La Matonna sapi! e per far più veritiera tutta la faccenda il Sindaco rincarava la voce dicendo al vicesindaco: “ vagnù… e s’annu futtuti puru li llioni!”. Pochi giorni e tutto si tranquillizzò!
Così per quell’anno la cassa armonica potè essere montata in Piazza Vittorio Emanuele II e … ad multos annos le bande suonarono!
Ma per la storia c’è un seguito!
Lo scorso dicembre cominciarono i lavori nel centro storico per il rifacimento dell’Acquedotto ed un’altra idea luminosa porto l’organizzazione del cantiere proprio nel posto dove sé montata la cassa armonica per tanti anni.
Mestru ‘Ntunucciu Carella ti dda sobbra avrà esclamato: ma ti la Matonna ti lugliu a ddo’ anna fari la cassa armonaca? Ovviamente nessuno lo ha ascoltato (per la verità non lo ascoltarono neanche da vivo).
Maurizio Piro, diventato nuovamente “direttore artistico”, questa volta sembra in s.p.e. (servizio permanente effettivo), come i militari, dovrà trovare la soluzione.
Fare la cassa armonica in Piazza IV Novembre? spostarla in Villa Comunale, montarla in Piazza Commestibili? Sarà veramente un problema perché devono essere considerati gli interessi economici degli operatori commerciali.
Al momento l’unica cosa certa che dovrà essere risolto questo problema perché a Mesagne non possono stare senza casa né i pifferi, né i pifferai da qualsiasi parte provengano, soprattutto, come disse un tempo Bontempelli quando fortuna sona!
Quartarieddu
Quanto riportato nell’articolo trattasi di una collazione di “storia popolare” su Mesagne.
La foto appartiene all’archivio della famiglia Fasano
La lettura dell'immagine riportata la si lascia al lettore: camicie bianche, qualche giacca (all'epoca erano solo 4 stagioni), una donna con borsetta che va verso la chiesa, un vigile urbano in completa tenuta bianca, il maestro che dirigeva la banda ecc. …