Successo di pubblico e di critica per la prima edizione del messapica film festival
Il Messapica Film Festival ha rappresentato una pagina importante per la crescita culturale della città di Mesagne.
Gli incontri, i dibattiti, la presentazione dei libri, i film, i documentari e il Comitato d’Onore sono stati l’esemplificazione di un lavoro di approfondimento sul cinema d’autore delle donne e sulle donne. Il pubblico, sempre più numeroso nei diversi appuntamenti, ha suggellato l’impegno dell’Amministrazione comunale e dell’Apulia Film Commission a ripetere l’esperienza anche il prossimo anno.
“È stato un Festival riuscito molto bene – ha dichiarato il Sindaco Toni Matarrelli – con una partecipazione di personalità del mondo del cinema di alto livello che hanno trovato un numeroso pubblico di mesagnesi e di appassionati provenienti da altri paesi. È senza dubbio una esperienza da replicare e da potenziare. Vorrei ringraziare tutti i protagonisti, in particolare la direttrice artistica Floriana Pinto che non si è risparmiata nell’impegno. Un ringraziamento va anche all’Apulia Film Commission e alla sua presidente Simonetta Dellomonaco che ha molto contribuito alla buona riuscita. Quella di quest’anno – ha concluso Matarrelli - sarà ricordata come la prima esperienza di un festival ben riuscito che verrà ripetuto nel tempo”.
Sette giorni di riflessioni sulla tenacia e la forza di volontà della donna messapica come allusione all’immagine femminile nel contemporaneo. Dalla Masterclass sui ‘diritti umani’ di Moni Ovadia, all’intervento telefonico di Ilaria Cucchi per la proiezione di ‘Sulla mia pelle’, dai documentari a regia femminile ai libri, con tre presenze di altissimo profilo come la scrittrice Lidia Ravera, la costumista Lina Nerli Taviani e le protagoniste di “Arrivederci Saigon” Viviana Tacchella e Rossella Canaccini.
Un progetto culturale sapientemente costruito dalla direttrice artistica Floriana Pinto che ha scelto per l’apertura una pellicola del 1922 diretta dalla prima cineasta italiana, Elvira Notari. Un film che grazie al restauro della Cineteca Nazionale, impreziosito dalla sonorizzazione del Maestro Enrico Melozzi, ha sedotto la platea gremita di giovani e meno giovani. Poi l’incontro sui diritti umani tenuto dal maestro Moni Ovadia. Un auditorium stracolmo di gente ha apprezzato i riferimenti alla Costituzione Italiana e alla forza di affermazione delle donne. In un crescendo di emozioni e riflessioni si è inserito il film “Cosa dirà la gente” di Iram Haq reputato dalla giuria come miglior film del Festival. Significativa la presenza de distributore indipendente Paolo Minuto che ha incantato il pubblico con il racconto di alcuni aspetti importanti del film Styx. Quindi le esperienze dei documentari in seconda serata proiettati nel silenzio del Chiostro del Comune ha impreziosito la rassegna cinematografica. Ospiti del Festival due autrici di documentari: Chiara Cremaschi di Indesiderabili che, con l’associazione Casa di Vittorio e l’Alveare Mesagne Bene Comune, ha realizzato un focus di approfondimento su Baldina Di Vittorio ed Emanuela Tomassetti, regista de ‘La memoria del Condor’ alla cui presentazione è intervenuto anche Arturo Salerni, legale di parte civile dei familiari delle vittime dell’omonimo processo.
Ma il Messapica Film Festival è stato anche occasione per confrontarsi con l’arte di Andy Warhol (la cui mostra è presente nel Castello di Mesagne) in un laboratorio guidato da Anna Maria Panzera e con la produzione di un cortometraggio tenuto dal regista Simone Amendola.
Gli ospiti venuti da fuori regione hanno avuto la possibilità di rientrare in una rete di interscambio con altre associazioni del territorio. La cooperativa Giro di Boa ha proposto una esperienza di vita in mezzo alla natura coinvolgendo gli ospiti in laboratori di pasta fatta in casa e di musica dal vivo. La cooperativa Impact ha seguito le visite a Muro Tenente come l’associazione PromoCultura ha fatto conoscere le bellezze della città.
Una proposta completa di conoscenza del territorio senza mai dimenticare la mission di aprire una riflessione sulla situazione delle donne nel mondo contemporaneo. Perché il Festival, come ha affermato Floriana Pinto dell’Associazione Bluedesk, “ha coperto uno spazio che mancava proponendosi non come un festival di quote rosa ma di quote umane”.