Manifesto quattro ottobre: l’ennesimo attacco strumentale al Papa (di Antonio Greco)

Si definiscono difensori della tradizione e attaccano, quasi sempre in modo strumentale, papa Francesco.

E’ accaduto anche in questi giorni. L’ennesimo attacco dei tradizionalisti cattolici a Papa Francesco è stato pubblicato su L’Espresso online del 10 settembre e ripreso dai siti americani dichiarati antibergogliani.

Si avvicina il Sinodo Vaticano sull’Amazzonia e  questi cattolici sono in agitazione per quello che questo sinodo può rappresentare per la chiesa cattolica.

Cosa è successo?

Don Giovanni Nicolini è un monaco di quasi 80 anni, discepolo di Dossetti, per anni parroco a Bologna, oggi assistente nazionale delle Acli. E’ riconosciuto come un contemplativo sulle strade del mondo, dedica la sua vita agli ultimi, ma è un raffinato intellettuale. Apre le porte di casa ai derelitti, ma è capace di dialogare con tutti.

Ha tenuto una ampia “lezione” alla scuola estiva dell’associazione cattolica politico-culturale La Rosa Bianca, a Terzolas, in Trentino, svoltasi dal 21 al 25 agosto. Cfr.  tutto l’intervento: https://www.youtube.com/watch?v=ZmwUsg-0Vj8

Per dimostrare la “violenta attualità della Parola di Dio” ha commentato il Magnificat, in particolare il versetto: “ha guardato all’umiltà della sua serva” dimostrando che la traduzione esatta del termine umiltà è miseria. Dio guarda e predilige i poveri e il dono della povertà accompagna tutta la storia della salvezza a partire dalla scelta del popolo di Israele per poi, in Gesù il Cristo, allargarsi a tutte le genti. Secondo don Giovanni la vivacità della Parola di Dio (tutta la Scrittura, che nella sua Famiglia monastica leggono e commentano in 17 anni e mezzo) ti porta in casa la storia, compreso il dramma dell’accoglienza degli immigrati, il dramma della guerra, ecc.).

E’ la Parola di Dio che spinge ad agire e a fare qualcosa. E qualcosa di concreto ha chiesto alla associazione “La Rosa Bianca”.

Nel dibattito seguito al breve intervento, don Nicolini ha affrontato alcuni temi di attualità:

-       Il primato del femminile, soprattutto nella vita sociale e familiare. Ha proposto, provocatoriamente, per il doppio lavoro delle donne, la istituzione di un sindacato delle donne;

-       prima di rispondere a una domanda sul tema “fede e ricchezza”, ha affrontato il tema della condizione della chiesa oggi in Italia.

Ecco la trascrizione testuale delle sue parole su quest’ultimo tema:

“Sento l’opportunità di ricordare, insieme a voi, che la Chiesa dei preti sta finendo. È una profezia? No, è la realtà. Di questo bisogna tener conto, perché cambia completamente. Adesso stiamo arrivando all’apice della follia, ogni prete porta avanti sei parrocchie, così però è la fine. Questa crisi del presbiterato in ogni caso implacabilmente aumenterà, finché non venga preso molto sul serio il pensiero circa l’opportunità di abolire il celibato dei preti.

Finché questo celibato dei preti resta, la discesa è inarrestabile, anche perché molte volte non si riflette sul fatto che io, per esempio, sono un prete, ma prima di essere prete io sono un monaco. Francesco, che è qui, è un monaco, ed essendo [noi] una piccolissima comunità monastica di preghiera abbiamo regalato alla Chiesa di Bologna cinque preti, però noi l’abbiamo potuto fare perché apparteniamo a un’altra razza. Ma finché continua una situazione per la quale – sapete, vero? – il fatto del rimanere celibi è una pura disposizione d’ordine disciplinare, giuridica, non è un voto, non è un dono di Dio, non è sostenuta dalla vita della comunità… Niente, è lui che non si sposa, per regola non può sposarsi. Ma è chiaro che quando vengo a sapere che un prete di trent’anni, che viene a confessarsi da me, adesso lo mettono in una grande campagna da solo, quello in sei mesi l’amante ce l’ha. E quindi questa discesa sarà adesso rapidissima. L’altro ieri mi dicevano che si calcola che nel 2030 a Bologna ci saranno 30 preti, adesso ce ne sono 450, e sono già molto calati. E quindi questa struttura di Chiesa non ci sarà più. Viene fatto il sinodo dei vescovi in Amazzonia. Nell’Amazzonia noi abbiamo saputo che una sera, da una sperduta missione parrocchiale dell’Amazzonia hanno fatto una telefonata, era un vecchio diacono, sessantenne, sposato, che diceva al suo vescovo: “Io devo dirti che domani la messa non c’è, perché non c’è neanche un prete”. E il vescovo gli ha detto. “Vai là e di’ la messa”. Diacono sposato, i figli già sistemati, vengono chiamati gli “anziani”, e i vescovi di là gli hanno dato l’autorizzazione a presiedere la liturgia. L’hanno detto al papa e il papa ha detto: Per ora non possiamo scrivere niente, voi andate avanti!. Io mi sono chiesto, quando ho saputo che lui convocava il convegno dei vescovi mondiali in Amazzonia, chissà che possa o voglia dire qualcosa. Però la Chiesa, nella sua struttura concreta, giuridica, esistente, è alla fine”.

Il sito dell’Espresso riporta solo questa parte della risposta di don Giovanni, che, però ha continuato e sintetizzato il suo pensiero che, principalmente, era quello di stimolare una associazione di laici a vivere il diaconato:

“A Bologna abbiamo 5 seminaristi di cui uno di Bologna e 4 della Romagna. Lo stesso accade anche a Brescia, a Bergamo dove trent’anni fa si faceva la formazione e si esportavano preti per tutto l’universo cattolico.

Siamo alla fine e non è cosa da poco. Anche noi preti abbiamo poca fede, però la messa la diciamo, facciamo il catechismo…ma ancora per quanto tempo?

Siamo in un momento in cui la fede dobbiamo giocarla a livello di essenzialità assoluta. Mi permetto di dire a un pubblico di laici: “guardate che dobbiamo fare qualcosa. Non avere più la messa è un certo problema. Entrate nel diaconato…se tutto verrà abbandonato. E’ chiaro che il cristianesimo non finisce ma non possiamo ignorare che vi sono problemi esterni molto gravi”.

Il giornalista dell’Espresso riporta la prima parte dell’intervento di don Giovanni solo per chiedere:

“E’ vero o falso ciò che egli dice sulle “messe” già ora celebrate in Amazzonia da diaconi sposati?

Ed è vero o falso il via libera che papa Francesco avrebbe dato?”

Questa richiesta, con tutto l’articolo, è stata ripresa e rilanciata dai siti tradizionalisti americani anti-bergoglio: https://catholiccitizens.org/views/88932/in-the-amazon-married-deacons-are-already-saying-mass-and-the-pope-knows-it/

E’ ben evidente che tutto il ragionamento e la testimonianza di don Giovanni sul problema del celibato e sul problema della donna nella vita della chiesa, al giornalista dell’Espresso non interessano. Non gli interessa il fatto che migliaia di cristiani non possano partecipare all’Eucaristia per la semplice ragione che non hanno preti che si occupino della loro fede e della loro vita sacramentale.

Gli interessa complicare quanto più è possibile il pontificato di papa Francesco.

La lettura della attuale situazione ecclesiastica fatta da un uomo molto saggio e da un testimone credibile del Vangelo, che condividiamo pienamente, è diventata, per un semplice inciso, una lettura strumentale da parte di ormai noti cattolici tradizionalisti per un ulteriore attacco a Papa Bergoglio e al prossimo sinodo per l’Amazzonia.

Di fronte ad attacchi virulenti e ingiustificati a Papa Francesco da parte di quei cattolici, che vogliono semplicemente lasciare le cose come stanno nel mondo e nella chiesa, ci uniamo all’augurio che qualche giorno fa ha rivolto a Papa Francesco un laico e che riportiamo secondo il suo racconto: “Santità, lei ha messo le persone davanti ai princìpi, però ha un polmone solo, lavora come un pazzo, è pieno di nemici; stia attento a non morire, altrimenti dopo ne eleggono uno che rimette i princìpi davanti alle persone”. Lui ha riso e mi ha abbracciato, sussurrando: “Si ricordi che Dio salva le persone, non i princìpi”».

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