“Nel mare dell’intimità” e “Rottami preziosi-ballata nel mare profondo” (di Enrica Sconosciuto)

“L’archeologia subacquea racconta il Salento” è il fulcro di un ampio dibattito interculturale

tenutosi in occasione della presentazione del catalogo della mostra “Nel mare dell’intimità”, inaugurata il 5 luglio scorso presso il museo “Ribezzo” di Brindisi e presso l’aeroporto del Salento. 

Ospiti d’onore della mostra sono infatti i “Bronzi” di punta del Serrone che si fanno portavoce del mare, inteso come “vincolo comune tra i poli museali del Salento”- ha detto l’arch. Emilia Mannozzi in sintonia con la Preside dell’IISS “Marzolla Leo-Simone Durano”, Carmen Taurino. Durante la conferenza stampa il dott. Luigi De Luca, direttore del museo “Castromediano” di Lecce ha ricordato, inoltre, quanto sia importante la collaborazione tra i vari musei del territorio e, senza dilungarsi, ha lasciato la parola all’archeologa subacquea Rita Auriemma, che ha curato anche la mostra di Trieste “l’archeologia subacquea racconta l’Adriatico”, mostra alla quale hanno “partecipato” anche i Bronzi brindisini-

L’esperta ha quindi esplicitato ed approfondito il “patto di amicizia sul mare” stretto dai Salentini, soffermandosi ed invitandoci all’apertura, all’accoglienza ed alla comprensione di movimenti e speranze, che persistono dai tempi più antichi e che lei stessa ha definito “eredità del nostro essere parte di un tutto: il Mediterraneo”.

Al centro del dibattito tecnico-scientifico sui grandi ospiti della giornata anche la professoressa Katia Mannino, docente presso l’Unisalento, la quale ha parlato del “Principe ellenistico”, identificato nel primo dei due bronzi ritrovati a 16 metri di profondità presso Punta del Serrone nel luglio del ‘92, il console Lucio Emilio Paolo.

La chiave di lettura della storia dei due bronzi è però la seconda figura: un giovinetto, l’allievo prediletto di un sofista, maestro di Marco Aurelio. Gli altri ritrovamenti risultano per lo più legati - o meglio riconducibili - alla collezione del mecenate Erode Attico. All’intervento della prof. Mannino ha fatto seguito quello della responsabile del Siba presso l’Università del Salento, Arianna Bandiera, che ha fornito spiegazioni tecniche sui macchinari, come lo Scanner 3D laser (presente nello stesso laboratorio del quale la professoressa è responsabile), utilizzati per la riproduzione fedele e dettagliata dei minimi particolari presenti sui “Bronzi” ritrovati, come i riccioli dell’acconciatura di quella che si pensa essere la figlia di Erode Attico e la forma a doppia valva dell’ala di una Vittoria, entrambi particolari quasi impercettibili sui bronzi originali.

La giornata di studio e dibattito si è conclusa con la visione del video realizzato e presentato dal professor Giuliano De Felice, docente presso l’Università di Foggia. Il video dal titolo ossimorico “Rottami preziosi - Una ballata nel mare profondo” è accompagnato da una musica greca classica, l’unica giunta quasi per intero fino a noi. Nel video è possibile leggere la vita dei Bronzi direttamente dai loro occhi, che si raccontano così: “Ci svegliammo confusi, stranieri, in un tempo diverso dal nostro. Ma da rottami preziosi saremmo tornati icone ammirate”.

Enrica Sconosciuto

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.