Sabato 29 Febbraio Donatella Rettore a Putignano in Piazza Principe di Piemonte (Carnevale di Putignano)

La tv italiana inizia a trasmettere a colori nel 1977.

Quell'anno Donatella Rettore si presenta al Festival di Sanremo con "Carmela", canzone intrisa di riferimenti politici alla rivoluzione spagnola. Sì, perché pochi lo sanno, ma il percorso di Rettore non inizia con "Splendido splendente", suo primo singolo di successo, ma addirittura nel 1973, e per qualche anno prosegue con dischi, oggi ricercatissimi, che si inseriscono nel filone cantautorale tipico di quegli anni, trattando spesso temi di denuncia sociale.

La svolta arriva nel 1978, quando diventa semplicemente Rettore e si impone, con un look aggressivo e alla moda, con il 45 giri "Eroe": da lì inizia un nuovo percorso, con una nuova etichetta discografica.

La trilogia

Nel 1979 Brivido divino è il primo di una trilogia in cui il titolo del disco è dato dall'unione di due titoli di canzoni (in questo caso "Brivido" + "Divino divina") e i brani sono buoni esempi di pop, con qualche eco della disco-music, divertito e divertente, fracassone quanto basta. Uno di essi, "Splendido splendente", sarà un successo eccezionale, in Italia e in Europa, nonostante un testo tutt'altro che disimpegnato: tratta dell'identità sessuale e della chirurgia plastica, che in quegli anni non erano certo temi dibattuti fino alla nausea come oggi ("…anestetico d'effetto e avrai una faccia nuova/ grazie a un bisturi perfetto, invitante, tagliente… Come sono si vedrà/uomo o donna senza età/ senza sesso crescerà/ per la vita una splendente vanità"). Ma anche il resto del disco, tra l'altro stampato su vinile completamente rosso, è giocoso ma riflessivo, orecchiabile ma intelligente: in Italia era raro trovare qualcosa del genere nell'ambito mainstream.

Magnifico delirio, dell'anno successivo, contiene innanzitutto un altro singolo di enorme successo, "Kobra", giocato su un doppio senso talmente celato da non venire quasi notato ("Il kobra non è un serpente/ ma un pensiero frequente/ che diventa indecente/ quando vedo te … Il kobra si snoda, si gira m'inchioda/ mi chiude la bocca, mi stringe e mi tocca"). Ma molto più divertenti e riusciti sono altri brani, a cominciare da "Delirio", con voci effettate, cori pseudolirici, archi impazziti, passando per "Gaio", un testo assolutamente non-sense e surreale, forse riferito all'omosessualità ("Scotta la pista di plastica rossa/ Gaio saltella e si prende la scossa… Gaio, che beve le sue ore col cucchiaio/ Gaio, che perde il suo calore sotto il saio"), che sfiora, e forse supera, il demenziale. Per non parlare di "Benvenuto", altro scabroso doppio senso, allora censurato dalla Rai ("…Benvenuto uomo/ in gola e nel palato"), e di tutte le altre canzoni che, grazie a una spruzzata di elettronica e a coraggiosi arrangiamenti orchestrali, fanno di Magnifico delirio un disco ancora oggi piacevolmente ascoltabile.

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