Il peso della responsabilità ( Il Gabbiano Jonathan )
In questi giorni, la nostra sensibilità è messa a durissima prova dallo spettacolo televisivo degli effetti tremendi della pandemia
che sta inquietando il mondo intero: viene spontaneo chiedersi, ad un livello profondo quanto le viscere della terra inquieta, quale è il significato della cosìddetta sapienza che dichiara più sopportabile il male quando è comune, di dantesca memoria. Come se il dolore fosse riportabile soltanto ai sensi e non implicasse invece la ragione stessa del nostro pensare. Per mio conto, considero sempre più l’esperienza di ognuno come un fatto assolutamente singolare, capace di assorbire l’altrui nel nostro mondo interiore. Ma il discorso è un altro: non il confronto importa ma il rifiuto di quanto accade, e, se è così, torna sempre a tormentarci il problema della responsabilità, anche in ordine a eventi che sembrano fuori dal nostro dominio. Ciascuno impari da questa tristissima esperienza, ora che, richiusi nelle nostre case ne abbiamo il tempo, impari a interrogarsi sulle responsabilità dell’uomo in questa corsa impietosa alla disgregazione del mondo in cui viviamo. Anche contro ciò che sembra ineluttabile c’è protezione e protezione, preveggenza e preveggenza, e sotto questo profilo c’è chi è più esposto e chi meno esposto, ma dunque senza rinviare al destino, noi sentiamo che un accaduto è tanto più insopportabile quanto meno poteva e doveva accadere. Quando si parla di crisi, io rispondo sempre che la crisi vera è dentro di noi, perché noi siamo l’economia, noi siamo la morale: è come dire che la proprietà del nostro comportamento può scongiurare il casuale e l’imprevisto, Certo, so bene che in tal modo si chiede non ad uno ma a tutti una capacità e una volontà pur così dissimili da caso a caso, e soprattutto una concordanza non sempre o quasi mai realizzabile. In conclusione, proprio questo è il punto: noi viviamo in cordata, dove spesso basta una qualsiasi dissociazione per rompere condizioni di sicurezza.
Non possiamo, non dobbiamo continuare ad aspettare eventi travolgenti per fermarci a fare riflessioni profonde sul genere umano e sulle sue degenerazioni che finiranno per accorciare la durata dell’esistenza; usciremo certamente da questo dramma collettivo, ma ne dobbiamo uscire con la consapevolezza assoluta di dover mutare i nostri comportamenti.
Il Gabbiano Jonathan