Il" mio" 25 Aprile (di Cosimo Zullo)

La parola “Liberazione” ha una potenza straordinaria.

Dal 1945 ad oggi, sono passati 75 anni ma non è mai una giornata come le altre.

La festa del 25 aprile è la festa di tutto il Paese, la giornata che ricorda l'Italia liberata dall'occupazione nazifascista, il giorno che il popolo italiano ha riconquistato la dignità nazionale.

Ho in mente tanti ricordi del 25 Aprile: quelli da giovane comunista agli inizi anni ‘70 con le mostre organizzate in villa comunale, i 25 Aprile delle grandi diffusioni dell'Unità nei quartieri o le partecipazioni a tante manifestazioni.

Ma il "mio" 25 Aprile è stato quello del 2017.

Ero a Roma con la mia famiglia per il trasloco di mio figlio che aveva terminato il suo percorso universitario. Ad un certo punto mio figlio avanza una proposta: “Perché non andiamo a visitare il Mausoleo delle Fosse Ardeatine?”

Per tanti anni sono andato a Roma per riunioni o per lavoro e non avevo mai pensato di andare a fare visita a quel Sacrario. Accogliemmo la proposta e ci incamminammo verso la zona. Quando arrivammo all'entrata, vi era molta gente perché stava per arrivare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la celebrazione ufficiale della Giornata.

Poi con la "guida" facemmo tutto il percorso fino dentro alle cave e al Sacrario.

Si respirava un'aria triste, un cupo silenzio. La guida ci indicava i posti in cui avvennero le atrocità e lo scatenamento della ferocia umana. Disse che quando il comunicato dell'Agenzia Stefani apparve sui quotidiani romani, il 25 marzo 1944, i 335 cittadini inermi erano già stati uccisi con un colpo di pistola alla nuca e seppelliti nella cava minata dai genieri nazisti. “L’ordine è già stato eseguito”, scrissero.

Entrammo nel Sacrario e facendo tutto il percorso in mezzo a tante foto di gente innocente (preti, operai, militari) si chiudeva il cuore. Famiglie intere strappate via, delle quali non si seppe più nulla per anni, fino alla riapertura della cava nel dopoguerra. Ci soffermammo sulla tomba di un nostro conterraneo ostunese, il maggiore Antonio Ayroldi.

Uscimmo storditi e sbandati.

Quel luogo, come tanti posti della sofferenza e del sacrificio di tanti uomini e donne, dovrebbe essere visitato da ogni cittadino italiano, PER NON DIMENTICARE.

La libertà conquistata dunque non è stato un regalo ma è qualcosa che dobbiamo meritarci ogni giorno. La libertà non si conquista per sempre, si difende ogni giorno, con il confronto, la partecipazione, non delegando ma scegliendo.

E sul valore della Resistenza, quanto sono potenti e convincenti le parole del compianto Luis Sepùlveda (scomparso pochi giorni fa a causa del coronavirus):

“Ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere carne, sudore, sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere, e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori.”

18.04.2020

Cosimo Zullo

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