La preghiera per la famiglia e la libertà di amare (di Maurizio Portaluri)
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Lizzano è un ridente comune del Salento, a pochi chilometri dal mare Ionio, ricco di ulivi e di viti, famoso per il suo olio e per il suo vino. Negli ultimi decenni è assurto alle cronache per una discarica che infastidiva la popolazione con i suoi odori e per le proteste dei cittadini esasperati. Tra le animatrici della protesta anche Antonietta D’Oria, stimata pediatra in quella cittadina che nel 2018 è diventata sindaco con la lista L’Alternativa.
In questi giorni in una parrocchia del paese si era convocato un “rosario per la famiglia” con l’intento di pregare ma anche di esprimere dissenso dal disegno di legge sulla omostransfobia in discussione in Parlamento. Alcuni cittadini si sono radunati fuori dalla chiesa per esprimere il proprio disappunto. Qualcuno ha chiamato i carabinieri che hanno preso a identificare i manifestanti e l’azione di polizia è stata percepita come una limitazione della libertà di manifestazione. Antonietta D’Oria è intervenuta in difesa dei manifestanti e la notizia è balzata a livello nazionale alimentando le solite contrapposizioni politiche. Che non si tratti di una questione locale lo dimostra il fatto che il 10 giugno scorso la Presidenza della CEI aveva diffuso un comunicato per intervenire nella discussione parlamentare sulla proposta di legge in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. La CEI ritiene che “per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, […]. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso”.
Molte associazioni di persone “omoaffettive” cattoliche e di loro genitori hanno espresso dispiacere per la posizione dei vescovi attraverso prese di posizione pubblicate, ad onor del vero, anche dal quotidiano cattolico della CEI. In effetti non si comprende come si possano verificare «derive liberticide», dato che la proposta di legge 569 in discussione non inserisce alcuna norma incriminatrice «ulteriore» ma si limita a introdurre, in articoli già esistenti, degli elementi e delle aggravanti ulteriori con riferimento ai motivi alla base di reati di discriminazione già esistenti. Detto altrimenti, l’intervento legislativo non amplia la tipologia di azioni sanzionabili, ma inasprisce la pena per reati che sono già sanzionati, per l’ipotesi che la discriminazione sia fondata sull’orientamento sessuale o di genere. Non si capisce dunque quale sia la connessione con i reati di opinione e nulla pare venga eccepito sulla sussistenza di detti reati quando la motivazione è religiosa.
Pareri discordi dalle preoccupazioni dei vescovi sono giunte anche da genitori cattolici di figli omosessuali in Puglia. In una lettera aperta indirizzata a mons. Donato Negro presidente della CEP hanno scritto: “Nel 2019 le associazioni per i diritti delle persone LGBT ci ricordano che in Italia si sono registrate 84 aggressioni e di queste 5 in Puglia. Non sarà difficile comprendere che questo numero rappresenta la punta di un iceberg e che chissà quanti sono i casi non denunciati per timore di ritorsioni. Ci limitiamo a menzionare alcuni recenti episodi. Novembre 2019: Daniele, 25 anni di Barletta, viene pestato da un collega sul luogo di lavoro. Settembre 2019: una coppia omosessuale viene cacciata da un lido di Gallipoli. Agosto 2019: una ragazza transessuale viene portata via, ancora da un lido di Gallipoli, da un buttafuori. 10 agosto 2019: un 43enne viene pestato due volte, sempre a Gallipoli, da un gruppo di turisti che gli staccano un lobo dell’orecchio.” E aggiungevano: “Qui non si discute se la morale cattolica attuale debba accettare o meno una unione tra persone dello stesso sesso, ma semplicemente se commettere o istigare a commettere atti di discriminazione, di violenza o di provocazione alla violenza ai danni di persone omosessuali o transessuali debba essere punito con aggravio di pena come crimini d’odio, così come avviene nell’attuale legge per motivi razziali, etnici, nazionali o, non ultimo, religiosi.”
Rimane di difficile comprensione poi come possa essere messa in pericolo da una simile legge la “famiglia naturale”. I timori per la sua tenuta non trovano riscontro nei numeri: ad un anno e mezzo dall’approvazione della legge sulle unioni civili queste sono state 6712 a fronte di 191.287 matrimoni, un fenomeno che riguarda quindi 2 persone su diecimila (fonte IlSole24ore 5 giugno 2019). Anche la Costituzione Repubblicana all’art. 29 pone una forte tutela al matrimonio: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.” Eppoi pure le persone omoaffettive sono “naturali” e non si comprende quale possa essere un buon motivo per insultarle e picchiarle se non l’ignoranza, il pregiudizio e l’odio per una minoranza e per la diversità. E’ utile ricordare la storia di un uomo omosessuale che in Campania qualche anno fa si è visto affidare dal Tribunale dei Minori una bambina down che nessuno voleva in famiglia. Ognuno preghi per quel che vuole e ognuno manifesti per la libertà di amare. Dialogando e ascoltando le storie di discriminazione e di amore delle persone LGBT e dei loro genitori le ideologie cederanno il passo all’umanità.
Pubblicato sul Nuovo Quotidiano di Puglia il 18 luglio 2020