“La Facciata Velata” (“Il Gabbiano Jonathan”)
Il 15 marzo 2019 pezzi architettonici decorativi dalla facciata della Chiesa di Santa Maria in Betlem a Mesagne
caddero sul sagrato, fortunatamente non provocando alcun danno a persone o cose. Fu messo in sicurezza subito lo scivolo per disabili dove furono ritrovati gli elementi caduti. La città di Mesagne intervenne per verificare la situazione generale della facciata constatando che era strettamente necessario un nuovo intervento manutentivo. Fu, quindi, intimato alla Curia di Brindisi di mettere in sicurezza la bellissima facciata barocca della chiesa che si affaccia su piazza Garibaldi.
L’11 aprile 2019 iniziarono i lavori per la messa in sicurezza della facciata della chiesa con il montaggio di una impalcatura ricoperta da teli bianchi, che consentì ai tecnici di verificare l’entità del danno e di valutare gli interventi necessari da sostenere.
Sul grande cartello di cantiere che fu posto in bella evidenza al centro della “Facciata Velata”, furono riportate queste informazioni:
Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni - Chiesa di Santa Maria in Betlem – Comune di Mesagne Provincia di Brindisi – Intervento a tutela della pubblica e privata incolumità ai sensi dell’art. 27 del Lgs. 42/2004 – Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto. Di seguito i nomi dei responsabili della Progettazione e Direzione dei lavori, del coordinamento sicurezza in fase di progettazione, coordinamento sicurezza in fase di esecuzione, del committente/responsabile dei lavori e del responsabile di cantiere; e da ultimo il nome dell’impresa esecutrice. Sono trascorsi quasi diciassette mesi e tutto è rimasto immutato. L’impresa ha soltanto provveduto in questi mesi a sostituire in più occasioni i “veli” squarciati dalle folate di vento o dai rovesci di pioggia. E’ oltremodo plausibile che la perdurante presenza dell’impalcatura produca un costo non indifferente, si suppone, per le risorse dell’Arcidiocesi.
Una volta assicurata la “tutela della pubblica e privata incolumità”, come esplicitato dal cartello che svetta ancora al centro dell’impalcatura, si ipotizzò l’inizio degli agognati lavori di restauro o quanto meno la doverosa informazione dei tempi di attuazione.
L’impalcatura ha occupato parzialmente il passaggio che collega piazza Garibaldi con piazza Cavour rendendolo più angusto in considerazione che quella strozzatura a imbuto consente, non soltanto la mobilità delle auto a senso unico, ma anche il transito dei pedoni. Ma va bene così! Se poi ti sbuca davanti un ciclista in senso contrario alla marcia, puoi con cautela fargli notare l’inosservanza del codice stradale riveduto nel 2019 anche per i “velocipedi”; e di fronte ai passionali improperi di cui sei oggetto, chini il capo e deduci che probabilmente ci sono precise delibere comunali che esentano i ciclisti da queste osservanze. Ma va bene così!
Se a questo si aggiunge il costante parcheggio selvaggio che si determina dinanzi alla farmacia Rizzo, talvolta sino alla terza fila di auto sino a restringere ancor più la famosa strettoia e a occupare mezza piazza Garibaldi, il gioco è fatto. D’altra parte mi sembrerebbe iniquo far spendere all’utente qualche centesimo per il parcheggio autorizzato obbligandolo a fare due passi a piedi. Per non parlare di alcuni concittadini dallo spiccato senso civico, i quali, appena si libera uno stallo riservato alla farmacia, vi parcheggiano l’auto con la massima disinvoltura, per andare negli uffici comunali, al bar oppure per acquisti negli esercizi commerciali limitrofi. Ma va bene così!
A conclusione di queste “amene” osservazioni, credo che le soluzioni possano ritenersi due: la prima è quella di far passare la “Facciata Velata” per una dissacrante installazione di arte contemporanea sulla scia di quelle di Maurizio Cattelan o di Christo. In questo caso si dovrebbero far ristampare le cartoline illustrate modificando la cartellonistica e le notizie storico-artistiche sulla chiesa, a beneficio dei numerosi turisti che affollano Mesagne. Seconda soluzione molto più seria è quella secondo la quale, con stupefacente semplicità, si dovrebbe chiedere agli “addetti ai lavori” di farci comprendere le motivazioni di questa quasi surreale situazione, con l’auspicio che si rimuovano gli elementi ostativi che impediscono il sospirato inizio dei lavori di restauro nel rispetto della dignità di una città che attende fiduciosa la rinascita della facciata di una chiesa che è nel cuore del popolo mesagnese.
Da ultimo mi verrebbe di ipotizzare, quale motivazione per questo impensabile ritardo, la mancanza dei necessari fondi da parte della Curia brindisina. In tal caso sarebbe legittimo osservare che il Vaticano è il più grande proprietario di immobili mondiale. La Chiesa Cattolica possiede il 20-22% del patrimonio immobiliare italiano; è il maggior possessore di ricchezze materiali, più di qualsiasi altra singola istituzione, azienda, banca, fiduciaria, governo o stato dell’intero pianeta. Il Papa, in qualità di amministratore ufficiale di questo immenso patrimonio, è di conseguenza il più facoltoso individuo del pianeta. Nessuno può realisticamente stimare quanto valga in termini di miliardi di euro. Intanto in Italia il numero di cattolici praticanti che frequentano le funzioni religiose almeno una volta alla settimana è passato dal 21% al 14% della popolazione in 10 anni, un dato estremamente preoccupante. Nonostante questi segnali, la Chiesa Cattolica continua a progettare nuovi luoghi di culto in Italia, utilizzando soprattutto il ricavato dell’8x1000 delle dichiarazioni dei redditi, spesso per sostenere le smanie di visibilità di qualche sacerdote “illuminato” in una sorta di competizione narcisistica che offende indegnamente la vocazione francescana dei tanti “preti di strada” che esercitano il loro ministero pastorale a diretto contatto con la strada, intesa come terra di missione. Perché? Non si potrebbero destinare queste risorse al restauro dell’immenso patrimonio storico-architettonico del quale dispone la Chiesa?
La Chiesa Cattolica, purtroppo, è aggrovigliata in ataviche contraddizioni, è insicura, impacciata sulle proprie innumerevoli debolezze che la inducono a non meditare sui suoi futuri destini. Ma questo apre un capitolo smisurato che non è possibile neanche sfiorare in questa occasione.
Nel frattempo, il 28 maggio 2020 si è celebrata la Dedicazione della chiesa parrocchiale di Santa Maria in Betlem a seguito dei lavori di adeguamento liturgico a norma del Concilio Vaticano II, eseguiti in occasione dei 90 anni di istituzione della Parrocchia (1930-2020). Da evidenziare che i lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II ebbero termine l’8 dicembre 1965, solennità dell’Immacolata Concezione, ben cinquantacinque anni or sono. Se per la Chiesa questi sono i tempi di attuazione di una direttiva…..!