Se il carciofo diventa l'oro verde (per gli altri) di Giovanni Galeone
Potrà sembrare strano, ma il carciofo oltre ad essere riconosciuto come un eccellente ortaggio, è ormai considerato come l’oro verde
da tutti gli operatori del settore agroalimentare, ma solo in Tunisia ed Egitto, non in Italia.
Le aziende e le industrie di questi due paesi infatti si stanno arricchendo con l’esportazione dei capolini freschi e dei carciofini conservati a prezzi estremamente competitivi per il mercato europeo. Le aziende tunisine ed egiziane hanno capito anche che devono offrire i loro carciofi migliori sul mercato italiano. Non ci sarebbe nulla da obiettare se gli ottimi risultati dei due paesi del Nord Africa fossero il frutto di intelligenza imprenditoriale e di leale competizione in un mercato che vede regole uniformi per tutti.
Ma le cose non stanno proprio così. Per garantire il rispetto delle norme fitosanitarie i capolini freschi egiziani e tunisini dovrebbero entrare in Italia e nell’Unione Europea solo sprovvisti di foglie, invece il loro prodotto con le foglie accompagnatrici entra stabilmente e si trova pressoché dappertutto.
Così mentre le imprese brindisine, come quelle siciliane e foggiane sono tenute al rispetto rigoroso di tutta la severa (giustamente) normativa vigente in materia di principi attivi utilizzabili, tempi di carenza, rispetto dei residui, per le importazioni extra europee i controlli fitosanitari doganali sono irrilevanti e così in Italia circolano ortaggi confezionati in difformità dei regolamenti e trattati in campo con principi attivi da noi banditi da molti anni e senza un reale controllo dei residui attivi sul prodotto fresco.
Un problema non di oggi ma che stenta a trovare una soluzione rispettosa delle norme che noi stessi ci diamo. Il risultato è che sempre più aziende cinaricole anche brindisine chiudono perché non reggono le basse quotazioni di Tunisia ed Egitto, oppure delocalizzano proprio nel Nord Africa. E cosi può accadere che tre delle più importanti industrie di conserve di carciofi della Puglia se ne vanno aprendo nuovi opifici in Nord Africa.
Di tutto questo interessa qualcosa alla politica nazionale e regionale?
Giovanni Galeone