Quando il pensiero di Franco Cassano ha incrociato Mesagne (di Giovanni Galeone)

Il 23 febbraio scorso è scomparso Franco Cassano, professore di sociologia all’Università di Bari, intellettuale di grande raffinatezza, deputato

indipendente del Partito Democratico nella scorsa legislatura ed autore di numerosi saggi tra cui il celebre “Il pensiero meridiano” pubblicato con Laterza Edizioni.

Franco Cassano, al contrario di molti intellettuali e accademici che assicuravano la loro presenza solo nei talk show televisivi o negli appuntamenti rilevanti in grandi città e solo dietro adeguato compenso monetario, è stato uno studioso gentile e disponibile che non si è tirato indietro quando si è trattato di recarsi anche nelle città di provincia più periferiche per intrecciare stimoli, riflessioni e confronti.

E non è un caso che egli sia stato ospite della città di Mesagne in tre occasioni, la prima il 3 novembre 2009, presso la Biblioteca Comunale, invitato da chi scrive per un’iniziativa organizzata con Mesagnesera, per la presentazione del suo libro “Tre modi di vedere il Sud” allora appena uscito, un breve ma denso saggio sulla questione meridionale, fu un incontro partecipato e con un ricco dibattito. La seconda volta di Cassano a Mesagne fu il 1° febbraio 2013 nell’Auditorium del Castello per un appuntamento elettorale dal titolo “Ricominciamo dal Sud” in quanto il sociologo era candidato capolista indipendente per il Partito Democratico nella circoscrizione pugliese per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio di quell’anno. Il terzo appuntamento fu il 25 settembre 2015 presso il Frantoio Ipogeo in un incontro organizzato dal Partito Democratico per la presentazione di quello che è stato poi l’ultimo libro di Cassano “Senza il vento della storia. La sinistra nell’era del cambiamento”, l’autore fu intervistato dal giornalista del “Nuovo Quotidiano di Puglia” Francesco Gioffredi.

Nato ad Ancona ma vissuto a Bari dove aveva studiato al Liceo Classico “Orazio Flacco”, era stato un militante comunista, assistente di Filosofia del diritto all’Università di Bari, nella facoltà di Scienze Politiche dove a guidare la cellula universitaria del Pci nei primi anni’70 c’era il mesagnese allora studente Mario Ignone, in seguito Cassano diventò professore ordinario di Sociologia della conoscenza.

Allievo del filosofo Biagio De Giovanni, Cassano assieme a Beppe Vacca, Peppino Cotturri, Arcangelo Leone De Castris, Franco De Felice, Franco Botta, Vito Amoruso ha dato vita a quell’esperienza intellettuale denominata “École barisienne”, una scuola del pensiero barese sviluppatasi negli anni ’70 che si raccoglieva attorno alla casa editrice barese De Donato. Essa fu il tentativo di combinare ricerca scientifica e attività politica per aggiornare il patrimonio culturale del comunismo italiano e puntare, partendo dalla questione meridionale, ad un partito-società capace di intercettare la domanda di democrazia e rinnovamento che veniva avanzando nella società italiana.

Franco Cassano è stato un pensatore di grande fascino, rimasto sempre a sinistra pur da non iscritto più a nessun partito, la sua originalità di pensiero è stata riconosciuta ampiamente ed ha avuto il rispetto anche di intellettuali di destra come ad esempio Marcello Veneziani. La sua elaborazione si è manifestata attraverso numerose pubblicazioni ed ha legato il suo nome soprattutto al “Pensiero meridiano”, libro pubblicato nel ’96 che ha suscitato da subito un ampio dibattito, il libro è stato poi riaggiornato nel 2005 mantenendo tuttora una freschezza di analisi e di suggestioni non comune.

In sostanza Cassano, allargando lo sguardo fino ad abbracciare geografie ed antropologie ben al di là del nostro Mezzogiorno, ribaltava la tesi delle politiche tradizionali della rincorsa del Sud d’Italia e dei tanti Sud mediterranei e del mondo verso i modelli di sviluppo imposti dal mondo occidentale, fondati sull’ossessione del profitto, della velocità, della competizione. È il Sud che si fa soggetto del pensiero e riconquista la sua autonomia e dignità ripartendo dalle forze endogene del territorio, dalla sua cultura e identità, elaborando gesti, riflessioni e parole che non subiscono la pressione della fretta, l’ansia del profitto, il desiderio di superare limiti propri e altrui, bensì ricercando una modernità alternativa, anche critica, senza complessi di inferiorità e ponendo il Sud come penisola gettata nel Mediterraneo dentro un’area geografica non più marginalizzata, ma al centro delle dinamiche commerciali e culturali del mondo contemporaneo.

Tutti coloro che si sono occupati seriamente negli ultimi anni della condizione del Mezzogiorno hanno dovuto fare i conti con le tesi meridiane di Cassano, tra gli ultimi anche il direttore del “Nuovo Quotidiano” Claudio Scamardella, con l’ottimo libro “Le colpe del sud”- Manni Editori, presentato lo scorso anno a Mesagne che riconosceva il pensiero meridiano del sociologo barese come il tentativo culturale più raffinato di innovazione del meridionalismo, le cui suggestioni hanno anche prodotto oasi di innovazione ed eccellenza che però non sono diventate sistema.

Nell’ultimo suo libro Cassano rifletteva invece sullo smarrimento della sinistra di fronte all’evidenza che nelle sue vele non soffia più il vento della storia. Oggi tutto è cambiato e il conflitto sociale si è posizionato su nuovi basi, la coincidenza tra la contrapposizione destra/sinistra e il conflitto capitale/lavoro è venuta meno, la globalizzazione non può più essere liquidata solo come una banale restaurazione del capitale finanziario, ma è divenuta  un gioco di dimensioni planetarie nel quale nuovi protagonisti si affacciano sulla scena della storia, e a queste dinamiche larghe e imprevedibili che presentano pericoli e opportunità non ci si può sottrarre. La sinistra sembra essere relegata in una posizione difensiva e risponde con sdegno all'accusa di conservatorismo, ma l’indignazione non basta a frenare la caduta. In verità le sue ragioni sarebbero tutt'altro che scomparse, ma il suo blocco sociale non potrà più essere la rete tradizionale di alleanze sociali, dovrà comprendere la nuova dimensione individuale del lavoro autonomo, dell’imprenditorialità, del precariato, dei diritti legati all’ambiente e alla cittadinanza, ossia “la costruzione del popolo” che poi è il titolo del capitolo finale del libro .

Franco Cassano è stato poi uno dei semi della primavera pugliese, la stagione dei grandi cambiamenti politici di metà anni Duemila per Bari e la Puglia, nel 2003 aveva infatti fondato e animato con altri intellettuali baresi l’associazione Città Plurale, laboratorio di civismo per la costruzione di quella stagione politica definita la primavera pugliese, che aprì la strada alle esperienze politiche di Michele Emiliano come sindaco di Bari e di Nichi Vendola come governatore della Puglia. Dopo qualche decennio diverse cose non vanno più per il verso giusto, la primavera pugliese è scivolata verso una deriva preoccupante: la leadership si è trasformata in leaderismo centralistico, in tanti sono saltati strumentalmente sul carro vincente, il personalismo e i movimenti civici di ceti politici indistinti e trasversali sono diventati dominanti sui partiti e sulle idee, Cassano ne ha visto i pericoli e lo ha scritto: “processo involutivo che ha colpito in parte la cosiddetta Primavera Pugliese, la militanza civica pensata e a lungo praticata si è trasformata in liste civetta, in corridoio preferenziale per un incarico, in assalto alla diligenza.” Restano i semi, quelli si, per chi li voglia far germinare e coltivare.

Giovanni Galeone

(articolo pubblicato su Memorie Mesagnesi – numero feb-apr 2021) 

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