19 maggio 2012, quel maledetto sabato (il viandante azzurro)
Un’esperienza diretta vissuta quel maledetto giorno.
Mio figlio frequentava la Morvillo Falcone, ultimo anno dell’Ettore Majorana dislocato nella scuola professionale. Insieme alla mia consorte avevamo deciso di accompagnare a scuola nostro figlio e poi rimanere a Brindisi per sbrigare alcune faccende, quelle che si lasciano sempre per il sabato e fare la spesa del fine settimana.
Ovviamente sempre in ritardo, dopo il solito combattimento per far svegliare il ragazzo; avevamo raggiunto la rotatoria di ingresso a Brindisi, quando arrivò una telefonata a mio figlio, da parte di un compagno di studi, comunicando che a scuola avevano messo una bomba.
Rivolto a mia moglie dissi: “Non ti preoccupare, si tratterà del solito scherzo idiota o magari di una telefonata di qualche ragazzo che sta cercando di evitare qualche interrogazione che doveva avere oggi!”
“Papà, vedi che la bomba è scoppiata e non si capisce se ci sono morti o feriti” rincarò mio figlio con voce appena percepibile.
Non parlai più e istintivamente il mio piede pigiò più del necessario sull’acceleratore per raggiungere quanto prima la scuola e verificare di persona cosa era successo.
Riuscì a raggiungere la benzina all’angolo del Liceo Classico Marzolla e da lì non mi fu possibile avanzare ancora.
Ricordo ancora quei momenti, la strada era bloccata da una marea di auto parcheggiate in modo disordinato e genitori che correvano verso la scuola alla ricerca dei propri figli.
Dissi a mia moglie di passare al posto di guida e mi avviai a passi svelti con mio figlio verso la Morvillo dove ormai era arrivata una moltitudine di gente.
E nei pressi della scuola tra volti di ragazzi impauriti, di madri che avevano riabbracciato i propri figli, di polizia che cercava di tenere lontani i curiosi cercai di capire cosa era effettivamente accaduto. Feci delle fotografie, poco interessanti, chiamai alcuni amici che lavoravano per le testate cartacee e online del territorio per comunicare loro, prima dei telex quanto accaduto.
Poi mi recai dal giornalaio che era presso l’edicola nei pressi del Tribunale. Mi disse di aver sentito il “botto” e che subito dopo si era avvicinato. Aveva visto alcune ragazze ferite e poi aggiunse che a suo parere se la sarebbero cavata.
Purtroppo, non tutte perché Melissa proprio in quei momenti, era partita per il “suo” grande viaggio.
Un maledetto Sabato, uno di quei giorni che nonostante cerchi di spingere nel buio della propria memoria viene sempre a galla con il suo carico di energia fortemente negativa.
Il viandante azzurro