«Violenta(te)», in danza il labirinto della violenza sulle donne
Il viaggio della rassegna «Brindisi in Scena» tra le produzioni delle compagnie di prosa e danza di Brindisi,
in programma nel Nuovo Teatro Verdi, si conclude sabato 3 luglio alle ore 18.30. Il giro di scena ritrova la danza contemporanea con «Violenta(te)», in prima nazionale, spettacolo di AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica e Compagnia Fabula Saltica per la coreografia e la regia di Vito Alfarano, con le danzatrici Cassandra Bianco, Doriana Epicoco, Anna Lucia Indennitate, Monia L’Abbate e Aurora Zammillo.
L’appuntamento è organizzato con il sostegno dei fondi regionali destinati al piano straordinario per la cultura e lo spettacolo «Custodiamo la Cultura in Puglia» e la partecipazione del main sponsor Enel, dei sostenitori Intesa San Paolo, Confindustria Brindisi ed Ance Brindisi. Ingresso, euro 10. Età consigliata: da 13 anni. Durata: 55 minuti.
Per l’occasione sarà impiegata soltanto la platea e saranno osservate le regole del protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19. I biglietti sono disponibili sul circuito online Vivaticket (https://bit.ly/3qxFQzu) e presso il botteghino del Teatro, aperto al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 16.30 alle 18.30. Il giorno dello spettacolo, sabato 3 luglio, dalle ore 11 alle 13 e a partire dalle 17.30. Info 0831 562 554 e www.nuovoteatroverdi.com.
«Violenta(te)» è una performance di danza contemporanea che affronta “a viso aperto” la violenza contro le donne. Cinque donne diverse, ognuna delle quali attraversa una fase della vita fino a quando, inaspettato, giunge il più turpe degli uomini e si consuma il femminicidio. A turno sono spettatrici o attrici, vivono e rivivono attraverso le altre sventurate la violenza subita: in casa, in ufficio, per strada. Sebbene distanti, le cinque protagoniste rispondono allo stesso modo a un amore disturbato e ridono, di un riso amaro, sospinte dalla consapevolezza che malato è l’amore di cui sono circondate.
«Il titolo dello spettacolo - ha spiegato Vito Alfarano - gioca sulla duplice coniugazione del verbo. Le cinque protagoniste sono “violentate” da un amore malato e possessivo che “violenta te” e vivono la paura di uscire allo scoperto e di denunciare l’aguzzino. Un manifesto in danza pensato per scardinare il muro di silenzio nel quale spesso le donne si trincerano quando subiscono violenza. Ogni angolo della casa diventa una trappola dalla quale è difficile voler e poter fuggire, il teatro dell’angoscia e del terrore che tiene sotto scacco le vittime. “Violenta(te)” è nato durante il lockdown, periodo nel quale il fenomeno è cresciuto in modo preoccupante: io e le danzatrici lo abbiamo costruito in video nel chiuso delle nostre stanze, immaginandole come micromondi che diventano prigioni buie nelle quali la violenza si consuma e si rigenera».
Nell’ultimo anno, i dati relativi alla violenza e ai femminicidi sono stati in drammatico aumento: la pandemia ha rivelato ancora una volta la trama di violenza e disuguaglianza sociale che si perpetua. In Italia e nel mondo una donna su tre è vittima di violenza. Lo spettacolo di AlphaZTL e Fabula Saltica è un manifesto in danza contro l’abitudine agli abusi, un crinale culturale che conduce ad assumere la violenza a normalità. Umiliazioni, minacce, ricatti, insulti, manipolazioni psicologiche, soprusi fisici e sessuali. Sono tante le manifestazioni della violenza. Lo spettacolo le rappresenta, le mostra, le attraversa tutte con gesti che non risparmiano la drammaticità della sopraffazione, consegnandola al pubblico con un realismo emozionale, con lo specchio della solitudine. Perché non sempre le donne sono consapevoli di tutte le sfaccettature e capaci di discernere lo spettro delle violenze, dal predominio all’abuso.
«Violenta(te)» mette al centro il silenzio per esorcizzarlo, la paura per spogliarla, il coraggio per vestirlo di necessità. Le cinque donne condividono il dolore, si infliggono pene corporali scambiandosi la frustrazione e la rabbia, esasperando l’ignominia della violenza. Ma il dolore, nello spettacolo, è vissuto come attraversamento, una stanza buia dalla quale le donne provano a uscire urlando il proprio valore, l’intelligenza, il talento. Dapprima denunciando, poi chiedendo all’uomo di dolersi di tanta sottocultura del possesso, un grido assordante che invoca un diverso modello culturale. Fuori da quelle mura esiste un nuovo alfabeto di relazioni che è necessario promuovere attraverso la prevenzione e l’educazione, già presso le più giovani generazioni.
Le donne hanno pagato un prezzo molto alto in questa crisi. Alcune hanno perso il lavoro, altre hanno tenuto tutto in equilibrio sulle spalle, molte sono state costrette a stare in casa con i propri offenders e maltrattanti. Perché non sempre “stare a casa” significa essere al sicuro, spesso i crimini avvengono tra le mura domestiche. Durante il lockdown, sono stati registrati a livello mondiale quasi 25mila casi in più di violenze, mentre in Italia il numero delle richieste d’aiuto è aumentato del 119%, secondo i dati ISTAT.
«Violenta(te)» è lo sviluppo di Viola(ta), divenuto corale con cinque danzatrici che ne amplificano la forza emotiva. Viola(ta) ha vinto il premio della critica in Bielorussia al IFMC 2018 a Vitebsk (International Festival Modern Choreography).