Le nuove province (di Carmelo Molfetta)

In attesa delle “macroregioni” il Parlamento, dopo un percorso accidentato, ha varato la legge 56/14 con cui ha istituito le “città metropolitane”.

Per le “macroregioni”,invece, gli esperti si aspettano uno sviluppo del dibattito più agevole.

In effetti l’aggregazione tra alcune regioni può risultare davvero facile.

Pensate alla Calabria ed alla Lombardia: secondo i giudici calabresi e lombardi le due regioni non hanno nulla da invidiare una all’altra. Soprattutto in termini di affinità elettive e tradizioni.

Per altre, la loro comunanza è addirittura naturale.

I tifosi napoletani, per schernire quelli veronesi, esposero allo stadio quel famoso striscione” Giulietta è una zoccola e Romeo un cornuto”.

Amorevolmente ricambiando i veronesi ribatterono con l’altro: “ I napoletani sono tutti figli di Giulietta”, con ciò, invero, confermando l’assunto iniziale.

Più che di affinità elettive, in questo caso ben può parlarsi addirittura di consanguineità.

A ben riflettere, e restando in tema di opere letterarie, anche la Sicilia è del gioco.

C’è chi sostiene, infatti, che quel famoso Shakspeare del Romeo e Giulietta, in realtà non fosse altro che Michelangelo Florio Crollalanza (to shake= scrollare – spear = lancia in inglese); un giovane nato a Messina, di religione calvinista, rifugiatosi in Inghilterra perché perseguitato per motivi religiosi durante la dominazione spagnola.

Come dire: quando la cultura unisce.

 

Questa macroregione e cioè, Calabria, Lombardia, Veneto e Campania, avrebbe tutti i connotati delle identità culturali, della consanguineità e affinità elettive: non serve altro.

Dopo un dibattito invece molto articolato, approfondito e culturalmente di livello eccellente, ha visto la luce la legge 56/2014 recante” Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”.

Una legge nata già morta in quanto promulgata “In attesa della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione”.

Il tenore letterale della norma non chiarisce se si tratta di una speranza o di una certezza considerato che in Italia, notoriamente, non vi è nulla di più definitivo di ciò che si dichiara provvisorio.

La caratteristica principale di questa legge è data dalla sua chiarezza sistematica.

Essa è composta da un unico articolo (art. 1) e da 151commi!

La tradizionale articolazione delle leggi in titoli, capi, sezioni, articoli e commi, che di norma si utilizza in applicazione del principio della chiarezza e semplicità delle leggi, è stata saltata a piè pari.

Un solo articolo e chi vuole trovare ciò che cerca deve leggersi tutto il testo.

Il contenuto della legge, invece, in quanto a qualità, supera ogni più rosea previsione.

Le città metropolitane individuate sono otto (esclusa Roma e quelle comprese tra le regioni a statuto speciale), il cui “territorio coincide con quello della provincia omonima”. (Andatevi a trovare il comma relativo).

Studi demografici hanno accertato che le tre più grandi Città Metropolitane, lasciamo perdere ogni confronto con quelle europee, contano mediamente poco più di tre milioni di abitanti ciascuna, mentre il numero complessivo costituirebbe all’incirca un terzo della popolazione italiana.

Se ed in quanto le Città Metropolitane dovranno costituire il fulcro della nuova organizzazione periferica dello Stato non può non balzare agli occhi che da questo tipo di organizzazione resterebbe esclusa una cospicua parte degli abitanti pari a circa i due terzi della popolazione totale.

Per le Province invece, la legge è chiara. Dovevano essere soppresse ma “entro il 30 settembre 2014 si vota per le province i cui organi scadono per fine mandato nel 2014”. La Provincia di Brindisi è politicamente acefala da molto tempo.

La precisione della legge si spinge finanche a prevedere che le schede elettorali saranno fornite “a cura dell’ufficio elettorale”: perbacco! (Andatevi a trovare il comma).

Il Consiglio Provinciale sarà un organo di secondo livello, non eletto direttamente dai cittadini, ma dai “sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della provincia”.

Tradotto significa che il Consiglio Provinciale sarà rappresentato dalle maggioranze dei relativi consigli comunali. Ove, per ipotesi, le leggi devono essere generali ed astratte, vi fosse omogeneità politica tra le maggioranze dei vari comuni, l’opposizione di quel territorio non avrebbe titolo ad essere rappresentata. Non pensate che questa ipotesi possa essere tanto fantasiosa. Infatti, nessuno pensava che l’anatra zoppa potesse “azzoppare”decine di consigli comunali, eppure l’applicazione pratica della legge elettorale comunale, pure sbandierata come modello di governabilità, ha dato prova di debolezza proprio sul punto. (In attesa di un prossimo referendum per la sua abrogazione: manca solo quella dal carnet della Corte Costituzionale).

Va bene: le riforme istituzionali sono necessarie e lo Stato abbisogna di un suo ammodernamento anche istituzionale.

Ma, mio padre avrebbe detto: “ non è piettu pi loro”.

Carmelo Molfetta

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