Importante convegno su Xylella fastidiosa il 20 luglio 2021 (di Giovanni Galeone)
Martedì 20 luglio, alle ore 18.30, nel Castello di Mesagne si terrà un incontro sul tema “Epidemia di Xylella fastidiosa:
aggiornamenti di ricerca”. L’incontro è organizzato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e dal Collegio dei Periti Agrari della provincia di Brindisi con il patrocinio del Comune di Mesagne. Dopo i saluti istituzionali, Franco Nigro, professore ordinario di Scienze del Suolo parlerà sul tema “Disseccamento rapido dell’ulivo: stato dell’arte della ricerca e prospettive” e Domenico Volpe, dottore di ricerca in Agronomia Mediterranea tratterà invece l’argomento “Metodologie di impianti olivicoli e caratteristiche tecnico-economiche degli impianti a media densità di f.17 (Favolosa)”.
Secondo le ultime stime delle associazioni di categoria pugliesi, nel Salento sono complessivamente 21 milioni le piante definitivamente disseccate o date per perse. L’infezione è partita dalla provincia di Lecce probabilmente nei primi anni del 2000 da piante ornamentali importate dal Centro America, dopo la devastazione del patrimonio arboreo-olivicolo nella provincia leccese sono stati avviati da un paio di anni in maniera più intensa i nuovi impianti delle varietà Leccino e Fs- 17 meglio nota come Favolosa che sembrano segnare una timida inversione di tendenza in un contesto che rimane comunque estremamente difficle, in provincia di Brindisi la zona al confine con la provincia di Lecce è pressoché distrutta, mentre la zona centrale e nord della provincia già infettata da tempo, riesce (per quanto tempo ancora?) seppure a macchia di leopardo a portare in frantoio il prezioso raccolto. Nel frattempo il batterio sta avanzando in provincia di Taranto e di Bari, ma si segnalano sintomi già in altre regioni anche discretamente lontane, perché il vettore del batterio, la ormai famosa sputacchina, è vero che si muove entro un limite di 400 mt a stagione, ma vivendo su varie piante ospiti anche in prossimità di sedi stradali può facilmente spostarsi attraverso i mezzi meccanici per distanze considerevoli.
Non c’è dubbio che la gestione pugliese della problematica del disseccamento degli olivi ha rappresentato un punto critico molto serio. Inizialmente sottovalutato dalle istituzioni, dal mondo degli agricoltori, dell’ambientalismo e dalle Università, il problema emerge in tutta la sua gravità sul finire del 2014. Da Bruxelles arrivano chiare e precise indicazioni, il Consiglio dei Ministri delibera lo stato d’emergenza e la Protezione civile elabora e approva un Piano di intervento che prevede l’abbattimento degli ulivi in una fascia di cento metri dalle zone infette, i necessari trattamenti fitosanitari e l’aratura dei campi per bloccare la sputacchina. È qui che si crea il cortocircuito che finisce con il bloccare tutto, avanza il fronte negazionista, trovano terreno fertile le teorie complottiste, vengono proposte cure naturali miracolose e alternative agli agrofarmaci, si invoca il sovranismo territoriale, la scienza fitopatologica viene travolta dall’onda montante e finisce sul banco degli imputati in senso letterale, la Procura di Lecce apre infatti un’inchiesta che vede scienziati, ricercatori e tecnici sul banco degli imputati. Non ultima, a soffiare sul vento del no al Piano tra gli applausi della rete e lo sconcerto degli olivicoltori è il nuovo governo regionale all’epoca appena insediatosi, così il Piano di contrasto viene cestinato e il disseccamento degli ulivi avanza nelle campagne. Dopo qualche anno la situazione si è ovviamente aggravata, progressivamente le istituzioni regionali di fronte all’inconfutabile emergenza cominciano a cambiare atteggiamento e con un’inversione di tendenza rispetto al recente passato approvano la legge antixylella recependo le direttive dell’Europa. Una lezione da tenere in adeguata considerazione per lasciarsi alle spalle teorie antiscientifiche e suggestioni biodinamiche. Intanto le organizzazioni degli agricoltori lamentano ritardi, lentezze burocratiche e insufficienza di risorse sulle misure di rigenerazione dell’olivicoltura pugliese.
Giovanni Galeone