Il vero imbroglio ... ossia ... Cacci e mitti... (di Carmelo Molfetta).

Mi sono chiesto il perché di tanta confusione.

Mai vista tanta gente in fila vicino agli sportelli di banca.

Ma si sa, di primo mattino, tutti si va di fretta e sono passato oltre con un pizzico di curiosità non soddisfatta.

Perbacco mi sono detto, stessa confusione se non peggio, vicino al palazzo di città. Altra fila vociante e grintosa dietro alla porta dello “sportello unico” del municipio.

Fortunosamente trovo un posto libero al parcheggio della piazza aggredita da doppia e tripla fila di auto in sosta e mi dirigo verso il municipio.

Sono divorato dalla curiosità, sicché al primo conoscente che trovo gli chiedo: scusami, ma che ci fa tanta gente in fila e pure tu perché stai qui?

Lo sguardo sorpreso e meravigliato dell’interlocutore mi mette alquanto a disagio ma il peggio deve ancora venire. La domanda è sprezzante: ma come, non lo sai?

Cosa dovrei sapere scusa!

 

Non sai che l’hanno tolto? Eliminato, abrogato, non c’è più?

Ma cosa? insisto, sempre più sprofondando per la vergogna di fronte a tanta gente che ormai mi accerchia incredula del fatto che io non lo sapessi.

La risposta arriva in coro, liberatoria e possente tanto che lo spostamento d’aria mi sbilancia facendomi perdere per un attimo l’equilibrio: “l’art. 18 nooooo! Hanno abrogato l’art. 18 e noi stiamo qui in fila perché finalmente possiamo avviare la nostra attività imprenditoriale. Il Paese riparte caro mio. Ti presenti allo sportello unico, fai la domanda, ti mettono un timbro, ti assegnano un capannone industriale, quando piove le strade della zona PIP non si allagano, le buche si chiudono da sole, per via telematica inoltrano la tua domanda al collocamento, ti mandano gli operai tecnici ed ingegneri che servono, - bello mio è finita l’era delle raccomandazioni ora conta il merito -  e da domani la tua azienda inizia a produrre”.

Ha parlato di filato senza neanche darmi il tempo di avventurarmi in una riflessione, alla fine riesco solo a dire: scusa ma i soldi per tutto questo dove li hai presi?

Questa volta il mio amico non solo mostra grande sorpresa, ma mi becco anche una sonora risata in faccia: “ma allora davvero non sai niente; fai un’altra fila di appena cinque minuti alla tua banca, - così capisco cosa ci faceva tanta gente in fila vicino agli sportelli bancari - chiedi un prestito, la banca ti chiede quanto sei alto, quanto pesi, moltiplica per lo spread corrente e ti eroga un prestito non inferiore ad €uro ..entomila. Se non ti bastano ti rivolgi ad un’altra banca stesse modalità stesso finanziamento”.

Rimango senza parole, mi allontano mestamente, mi rimetto facilmente alla guida della mia auto, nel frattempo infatti anche le doppie e triple file sono scomparse, (effetto dell’art. 18 abrogato) faccio appena in tempo a sentire l’ultima frase del mio amico: “adesso vedrai, senza l’art. 18 l’Italia cambia verso, l’economia del Paese riparte ed un altro boom economico ci aspetta”.

Puntuale come ogni mattino alle sei, arriva il baccano che i miei meravigliosi cani provocano con le scodelle reclamando i loro croccantini.

Così mi sveglio, un poco deluso ed amareggiato e scopro che era tutto un sogno.

Scopro anche il vero imbroglio: quello di far credere che sarebbe l’art. 18 dello statuto dei diritti dei lavoratori, quello che tutela i lavoratori dai licenziamenti illegittimi, che impedirebbe lo sviluppo economico in Italia, ovvero che se si elimina l’art. 18 riprenderebbe la crescita del Paese.

Ma in quale paese al mondo l’esercizio di un diritto e la sua tutela, dovrebbe ritorcersi contro chi quel diritto lo ha esercitato o richiesto di averne tutela?

Si dice che coniugando flessibilità in entrata ed uscita dai posti di lavoro (tradotto dal politichese il termine “in entrata” sta per assunzione e quello “in uscita” sta per licenziamento) e sicurezza sociale, (cioè tutti quei meccanismi che dovrebbero garantire un minimo di protezione economica ai più sfortunati), tutto ciò dovrebbe consentire il rilancio degli investimenti produttivi.

Intanto la legge sulla “flessibilità” (“cacci e mitti” che non è solo il nome di un famoso vino ma ci siamo capiti) è stata approvata (Legge Poletti) mentre quella sulla sicurezza sociale ha preso la strada del disegno di legge (campa cavallo).

I giovani disoccupati aumentano a vista d’occhio, le imprese chiudono, Equitalia ci perseguita, e poi mi è venuta in mente l’ultima parte del sogno menzognero: assegnato il capannone industriale si svolge la cerimonia della inaugurazione. Si vede il sindaco con la fascia ma senza volto, che consegna al fortunato imprenditore uno scudiscio ed una copia della Costituzione Italiana.

Mesagne 29 settembre ’14   

Carmelo Molfetta        

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