1967. La pallacanestro a Mesagne (di Giuseppe Giordano)
La pallacanestro a Mesagne.
La pallacanestro brindisina è stata presente fin dal 1945 e le gare venivano praticate presso la palestra Elio Galiano, all’aperto. A Mesagne non c’era nulla, fino alla seconda metà degli anni ’60, anche per mancanza di un impianto sportivo. In quel periodo chi seguiva questo sport si affacciava a Brindisi dove era stato costruito un primo palazzetto dello sport al Casale in Via Mario Ruta.
Poche notizie riguardano una squadra della GIL (Gioventù Italiana del Littorio) Mesagne nel periodo del ventennio con Emanuele Falcone pivot dell’epoca.
Nel 1966, dopo le elezioni amministrative che videro eletto Sindaco della città il prof. Cassio De Mauro, ci fu anche la riorganizzazione della locale sezione della D.C. con nuovi organi direttivi sia a livello politico che come movimento giovanile, femminile e sportivo; quest’ultimo si aggregò alla Libertas nazionale e provinciale rispolverando la passione per il calcio giovanile che comprendeva squadre dai 15 ai 18 anni. A dirigere quel primo nucleo di giovani fu chiamato Eustachio Montemurro, preveniente dal gruppo sportivo C.S.I. Santa Maria che aveva all’attivo, in quel periodo, oltre un decennio di attività nello specifico settore.
Ma in una assemblea politica presieduta dall’on. Cajati a Mesagne venne Roberto Buscicchio, il dirigente storico della Libertas Brindisi, il quale ci chiese di tentare di costituire un gruppo che proponesse e spingesse l’Amministrazione comunale a sostenere la pallacanestro.
Fu così che la mattina dopo un quartetto di persone (Montemurro, Capodieci, Longobardi, Giordano) si recò sul Municipio e chiese al Sindaco di esaminare la possibilità di realizzare un primo campo di basket, ovviamente all’aperto. Non c’era una squadra e la società Libertas era in fase di organizzazione, quindi con poche credenziali; tra le altre cose le casse del Municipio erano vuote ed alcune volte non si riusciva a pagare neanche lo stipendio ai pochi dipendenti comunali.
Furono Interpellati il ragioniere capo all’epoca Roberto Guarini, all’inizio di carriera e l’ing. capo dell’Ufficio Tecnico Nino D’Alonzo ma le risposte furono negative, il primo per motivi finanziari, il secondo perché non c’era disponibile uno spazio idoneo. Fu il comandante dei Vigili Urbani, il Ten. Umberto Bilancini a suggerire all’Amministrazione quello spazio, in genere inutilizzato sul lato destro della Tribuna e dopo un breve consulto con l’Ufficio tecnico e successivo sopralluogo si stilò un preventivo di spesa per un pavimento in piastrelle di cemento liscio rettangolare che alla fine si aggirava intorno alle 100 mila lire.
Fu così che il Sindaco De Mauro avuto contezza di un tale progetto fece deliberare il tutto tacitando anche chi all’interno della Dc per motivi politici definiva i richiedenti il campo di pallacanesdtro: quiri quattru squazacani!
Poche settimane e con operai piastrellisti guidati dal maestro Michele Stella il campo era pronto per l’uso. Il presidente Montemurro e la Libertas non avevano, però, messo in conto che per giocare occorrevano i tabelloni con i canestri. L’Amministrazione comunale non era intenzionata a sopportare ulteriori spese e tra le altre cose non si sapeva neanche dove poterli comprare né il relativo costo.
Esposto il problema a Roberto Buscicchio, parlando e riparlando venne l’idea di rivolgersi al Sindaco della Città di Brindisi, all’epoca Peppino Sasso per vedere se poteva concederci, magari in comodato d’uso i tabelloni, oramai in disuso, della ex palestra Elio Galiano. I tentennamenti del Sindaco furono rimossi da una “cordiale” telefonata dell’on. Giulio Cajati ed in men che non si dica si ottenne una tale autorizzazione senza bisogno di approvare una delibera municipale né firmare contratto scritto di comodato ‘uso.
Un paio di giorni dopo fu organizzato il trasporto e fu usato un camion dell’Acquedotto Pugliese di Brindisi, avuto per interessamento del segretario politico della D.C. locale Giuseppe Pagliara, “longa manus” del potere cajatino locale, e dipendente appunto dell’Ente Acquedotto Pugliese.
Il trasporto fu veramente rocambolesco perché i tabelloni, molto ingombranti a malapena furono caricati legandoli con corde e tiranti su un piccolo camioncino Leoncino 650 OM Brescia.
E sulla via di Brindisi, proprio all’altezza di Villa Carolina, abituale residenza dell’on. Cajati sulla SS.7 Appia, prima ancora che fosse costruita la nuova provinciale a quattro corsie, una pattuglia della Polizia stradale fermò per un controllo il camioncino con quel carico strano che, tra le altre cose, aveva la scritta identificativa Acquedotto Pugliese.
Così il segretario Pagliara che seguiva il camion dovette convincere i poliziotti che si trattava di un trasporto “a fin di bene” per far giocare dei giovani, che per tali motivi i dirigenti dell’Acquedotto Pugliese avevano assicurato il trasporto, che “i beccucci” (tale la dizione del Pagliara) dovevano essere montati sul campo sportivo comunale di Mesagne, e che della cosa ne erano a conoscenza i sindaci di Mesagne e Brindisi e finanche l’on. Cajati che stava sponsorizzando questa nuova attività sportiva.
Poco convinti, ma profondamente disponibili i poliziotti fecero andare quello strano trasporto che giunse in quel pomeriggio dell’estate 1966 al campo sportivo comunale.
E qui ad attendere c’era un gruppetto di giovani che poi diventeranno la prima squadra della Libertas Mesagne: Lillino Ciracì, Antonio Mitrugno, Mario e Marcello Ignone, Gabriele Volpe, Salvatore Zuffianò Lillo Santoro.
I tabelloni erano mal ridotti, ma con un poco di manutenzione ancora utilizzabili. Con attrezzi di fortuna forniti dal custode, il mitico Cosimo Grande (Cocu Scardinu) si sistemarono ripulendo il tutto dalla ruggine presente con del minio, colorati, saldati da un fabbro di circostanza, (parente di un dirigente) con l’infortunio al neo-presidente Antonio Nitti causata da una scheggia generata da un flessibile, arrivata sul volto; alla fine furono posti in verticale, montati con le prime reti del canestro donate da Roberto Buscicchio, il quale, per la prima di allenamento, portò anche un paio di palloni nuovi ed altre tre sfere, prelevate dalla Libertas Brindisi per gli allenamenti.
Nella prima amichevole, quel giorno, si registrò il pubblico delle grandi occasioni, la curiosità era molta, le regole poco conosciute, “passi”, “doppio” cominciarono ad essere conosciute come falli di basket e per le prime partite veniva a Mesagne un arbitro brindisino mandato dalla federazione di Brindisi (tale Napolitano di cognome) che oltre a dirigere le prime gare cominciò a fare lezioni nei locali della Libertas presso la Democrazia Cristiana di Mesagne, sita in Piazza IV Novembre.
Le prime magliette erano le canottiere bianche estive di ogni singolo giocatore, a seguire le magliette bianche con solo un numero rosso acquistate dal negozio di Spagnolo a Brindisi e poi le prime donate da Franco Bardaro proprietario della fabbrica di ghiaccio e bevande gassate con sopra la scritta Aranfrutto – Ginger 007.
Giuseppe Giordano
Foto: squadra di pallananesto Gil Mesagne 1940. 1° da sx Emanuele Falcone.