Confucio: meglio tacere ... un aforisma non seguito da molti (anche in politica)
Una delle dicerie nell’ambito dell’entroterra democristiano era “il lunedì di Andreotti”.
Si diceva che questa pratica l’avesse mutuata da Enzo Ferrari, il quale immancabilmente ogni lunedì faceva il resoconto delle corse e comunicava il programma per la settimana successiva.
Nei lunedì andreottiani partecipavano pochissime persone, al massimo quattro-cinque che erano guidati da Franco Evangelisti, il fedelissimo definito il camerlengo di Andreotti nel necrologio del Corriere della sera del 13 novembre 1993.
In una di queste informali riunioni Evangelisti che era addetto a raccogliere tutto il gossip nell’ambito politico-giornalitico, riferì ad Andreotti che in una testata nazionale circolava una vera e propria maldicenza che doveva essere stroncata e deferita alla magistratura. Evangelisti disse infatti, con profondo disagio e quasi balbettando, che qualcuno accreditava ad Andreotti una tendenza sessuale … ecco … come dire …. una tendenza … omo!
Andreotti non dette la possibilità di finire la frase e con un volto sempre emblematico esclamò tra lo stupore generale: Bene, bene! Ed a seguire espose, come se nulla fosse, il programma politico da porre in essere per i giorni successivi.
Evangelisti lasciò passare un po’ di tempo, poi una mattina nella buvette del Senato mentre prendeva un caffè con l’amico Giulio, chiese spiegazioni su quell’episodio.
Andreotti, uomo di grande pazienza non sembrò infastidito da quella domanda e con serenità rispose: è importante soprattutto che il proprio nome circoli per scatenare l’affetto dei propri elettori e questo lo si deve fare con le notizie sui giornali (allora non c’erano i social) con i comunicati, con la presenza alle varie manifestazioni, non ultime quelle sportive. Gli attacchi degli avversari, le maldicenze, lasciale proliferare, fanno girare il tuo nome. Bisogna solo ricordare di mantenere “l’impegno con il silenzio”, ossia mai rispondere, mai cadere nella trappola della dialettica, anche se si hanno a disposizione mezzi più forti e magari vincenti perché una serrata dialettica mira soprattutto ad agevolare l’avversario soprattutto se è fuori dall’esercizio del potere.
Evagelisti ascoltò con attenzione, finì di trangugiare la sua tazza di caffè e con un saluto, appena accennato ad Andreotti, andò a telefonare per raccontare il tutto ad Arturo Caltagirone il quale puntualmente rispondeva sempre “A Fra’ che te serve?”
Ho voluto ricordare questo aneddoto per rammentare una delle tecniche che vengono poste in essere dai politici avveduti: Il silenzio è d’obbligo per non cadere nella polemica
Ma non tutti la pensano così. Basta guardare quanto avvenuto un paio di settimane fa, nella nostra città, dove ad un comunicato della componente politica Liberi ed uguali si è registrata una reazione dura e spigolosa. Quale ghiotta occasione perché controparte ha ricordato ai lettori che qualcuno non ha diritto di cittadinanza politica atteso l’appartenenza a varie formazioni politiche, alcune volte incompatibili al solo fine di mantenere candidature ed incarichi politici.
Ed allora, forse chi guida questa maggioranza locale dovrebbe dare qualche consiglio ai propri compagni, far capire che i voti, generalmente, non danno competenza politica e che la via del silenzio è opportuna ed utile.
D’altronde gli uomini saggi sull’arte del silenzio hanno suggerito molte cose e parliamo di uomini come Pitagora che nella consegna del silenzio aveva creato una condotta peculiare o come Confucio che lasciò per i discepoli uno dei suoi più apprezzati aforismi: Meglio tacere e sembrare stupidi che togliere ogni dubbio parlando.
L’ebreo errante