1964. Elezione del Presidente Giuseppe Saragat. (di Cosimo Zullo)
Fu un’elezione molto tormentata, contrastata e inaspettata.
Tra il 16 e il 28 dicembre del 1964, al ventunesimo scrutinio, con 646 voti, venne eletto Giuseppe Saragat. Sostituiva Antonio Segni che per problemi di salute si era dimesso il 6 dicembre di quell'anno ed era stato al Quirinale solo per due anni e mezzo.
Fu un'elezione faticosa, tra veti, schede bianche e rinunce.
Si racconta che addirittura intervenne Papa Paolo VI per far desistere Fanfani dalla corsa al Quirinale.
Si votò persino la sera di Natale e questo fa capire quale situazione di stallo era venuta a crearsi, a causa delle tante votazioni, e quanto grave fosse la situazione.
Alla fine venne eletto Giuseppe Saragat.
Intellettuale e antifascista militante che, ventiseienne e sconosciuto, il 21 agosto 1924 aveva viaggiato da Torino a Fratta Polesine per partecipare ai funerali di Giacomo Matteotti. Lasciò un biglietto da visita nel libro delle condoglianze dinnanzi alla polizia in borghese di Mussolini.
Qual è il mio ricordo personale legato a quella elezione? Avevo 12 anni e spesso mio nonno materno mi portava con sé presso la sede locale della Coldiretti che all'epoca si trovava nel vicolo vicino al negozio di abbigliamento di Benito, dove ha sede adesso l'Auser. Quella zona del centro storico la conoscevo bene perché frequentavo, insieme ad altri compagni della Scuola Media, la Biblioteca Comunale[1] che si trovava proprio nell'attuale piazzetta Ubaldo Lay.
Andavamo in Biblioteca per fare le ricerche di storia e geografia consultando "Capire" e "Conoscere", le enciclopedie che nessuno di noi aveva in casa.
Quella zona di Mesagne era molto frequentata da noi ragazzi sin dalle scuole elementari perché andavamo dal dentista dottor Mario Murri che aveva lo studio preso Palazzo Murri, oggi in ristrutturazione.
A quel tempo le notizie si raccoglievano in qualche bar o in qualche associazione perché erano poche le case in cui c’era la televisione. Mio nonno frequentava la Coldiretti perché era iscritto in quanto coltivatore diretto.
La Coldiretti, in quel periodo, si chiamava “Bonomiana” perché prendeva il nome del suo Presidente, Paolo Bonomi, un potente onorevole democristiano molto influente. Mio nonno non condivideva per niente la politica sindacale portata avanti dalla Coldiretti, perché la sentiva molto soccombente alla scelte politiche della DC e poco utile ai coltivatori diretti. Frequentava l'Associazione anche per incontrare altri amici coltivatori e per ascoltare le notizie del Telegiornale.
In quel dicembre del '64, la notizia delle notizie era l’elezione del Presidente della Repubblica.
Votazioni faticose, letture lente degli scrutini, tanti nomi ogni sera, più o meno sempre gli stessi. I nomi che più sentivo citare erano quelli di Giovanni Leone, Umberto Terracini, Pietro Nenni, Amintore Fanfani, oltre a quello di Giuseppe Saragat.
Nel libro "Il Colle d’Italia", edito dal Corriere della Sera nel dicembre 2021, Massimo Gramellini dice di Saragat: “ricordo il vocione in TV durante le Feste, che mi indusse a scambiarlo per Babbo Natale”.
Non fu un settennato semplice per Saragat, in quegli anni ci furono l'alluvione a Firenze, il terremoto del Belice in Sicilia, la strage di Piazza Fontana con l'inizio della strategia della tensione, l'autunno caldo operaio e studentesco.
L'interesse del nonno per quelle votazioni era davvero particolare. Già ottantenne, lui che non si era mai occupato di politica, mi chiedeva comunque di accompagnarlo tutte le sere alla Coldiretti.
Ricordo tutte quelle serate passate ad ascoltare quella cantilena di nomi, che fastidio! Era un rituale stancante, peraltro nel pieno delle feste natalizie!
In quel periodo molti anziani erano analfabeti, non avevano frequentato le scuole e la televisione era un veicolo non solo di informazioni ma anche di istruzione. Fu proprio allora che cominciò il programma pomeridiano del professore Manzi, "Non è mai troppo tardi".
Quell'occasione "politica" delle votazioni del Presidente della Repubblica fu un ghiotto momento per iniziare a seguire altri programmi che davano in televisione: il Musichiere, Lascia o raddoppia, il Carosello.
Fu così che il nonno si convinse, per la felicità di noi nipoti, che era giunto il momento di comprare il televisore per la famiglia.
Cosimo Zullo
[1] Non era la biblioteca comunale ma il centro di lettura diretto dal prof. Fastidio. I Centri di lettura avevano il compito di rompere l'isolamento mentale… di far rinascere per il libro quell'amore che anche nelle zone di media cultura si era affievolito. Nel 1953, con la legge n. 326 che istituiva la scuola popolare, i centri di lettura ebbero il riconoscimento ufficiale (N.d.r.).