La trasformazione inarrestabile (di Carmelo Molfetta).
“E’ un macaco senza storia dice lei di lui che gli manca la memoria …” così canta il mitico avv. Paolo Conte nella sua travolgente “Sparring partner”.
Se ne vedono tanti in giro di macachi, tutti senza storia e tutti senza memoria.
Al meglio ce n’è qualcuno che la memoria ce l’ha: corta, dimentico da dove è partito!
Veste i panni, apparenti, del fare accattivante, suggestivo, dichiaratamente disponibile, promittente di soluzioni di ogni desiderio o necessità ascoltata.
Complice un galoppante conformismo intellettuale, tale comportamento viene ritenuto non solo giustificato, ma anche ammesso nei canoni del giusto comportarsi: sa è un politico!
Ottuso come l’angolo, rifugge i grandi temi: meglio gli incontri conviviali, sono più facili.
Il Paese si interroga sul rilancio dell’economia, sulle riforme costituzionali, sulla legge elettorale.
La disoccupazione giovanile galoppa in modo incontrollato, le città affogano nei debiti, la tassazione erode le già scarse risorse familiari, e lui che dice?
“Il problema è politico”(soll) ..azzo che risposta!.
Da quando i partiti politici in trasformazione inarrestabile verso comitati elettorali in virtù di una modificazione genetica darwiniana, non selezionano più classe politica ed i propri dirigenti, e da quando non soddisfano più il dettato costituzionale dell’art. 49 secondo il quale attraverso di essi i cittadini, organizzati democraticamente, partecipano alla vita politica nazionale, la foresta della politica è sempre più popolata da “macachi senza storia e senza memoria”.
Da noi le cose vanno meglio.
I nostri, i politici dico non i macachi, sono tutti preparati. Se, per esempio, gli chiedi: “quale sarà la destinazione di Piazza Commestibili”?, scatta istantanea la risposta esaustiva e programmatica: “non lo so!”, laddove quello che colpisce è la trasversalità della risposta.
Ma guarda che la piazza è semplicemente uno spazio pubblico ad uso collettivo. Si tratta semplicemente di garantirlo l’uso collettivo, non ci dovrebbe volere molto; in fondo come si fa per le piazze IV novembre, Vittorio Emanuele, Orsini, Sant’Anna dei Greci e così via.
Troppo semplice, la soluzione non può essere questa: il problema è politico!
Sono preparati e conoscono molto bene la città che amministrano.
Per esempio prova a chiedergli: quella piazza in via Cuneo, tanto grande che potrebbe ospitare un concerto di Sting, Piazza Pertini, come è inserita nel contesto urbano che la ospita. E quell’altro spazio in fondo a via Sannio, con quei gradoni che assomigliano ad un anfiteatro, intitolato a Iqbal Masih (il bambino pakistano simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile) da chi è utilizzato, e come si compenetra con il territorio circostante.
Quando l’ho chiesto ad un nostro rappresentante, il più onesto mi ha risposto: sicuro che stai parlando di luoghi di Mesagne?
Sommessamente ho suggerito: “fai la mappatura degli spazi vuoti o non utilizzati; la mappatura delle popolazioni residenti che potrebbero usufruire di quegli spazi; i nuovi cicli di vita, insomma se ci sono bambini; i livelli di architettura e delle infrastrutture esistenti; un business plain, e se sei capace un minimo progetto politico da presentare alla città”. (“Il Riuso Temporaneo”)
Il resto verrà facile.
E così, cara redazione di Mesagne.net, qualche risposta, anche in via indiretta, penso di averla data ai tanti interrogativi che mi hai posto.
Lusingato per l’interesse che qualche mio scritto possa suscitare.
Carmelo Molfetta