Li ggiurni ti la merula! (di Erika Giordano)
Mmucciativi ca osci ‘ncegnunu li giurni ti la merula; cchiù friddu faci e prima ‘rriva la staggioni! Un detto popolare questo che qualche tempo fa i nostri nonni dicevano!
In realtà i giorni della merla, ossia il 29, 30, 31 gennaio, almeno stando alla statistica del meteo non sarebbero i più freddi dell’inverno e solo in alcuni anni c’è stato un clima fortemente rigido al punto da far ghiacciare anche i fiumi. Tra le altre cose bisogna ricordare che questo detto popolare lo si ritrova dal Nord al Sud e la lunghezza della nostra Italia, in tutte le stagioni ha registrato temperature fortemente variabili.
Come si sia incardinata questa tradizione anche da noi non è facile a dirlo, anche perché ci sono molte notizie per il Nord e poche per il Sud; sarebbe sufficiente leggere la cultura wiki-wiki online per avere le varie versioni: quella del cannone che traversò il Po solo perché ghiacciato e quella della nobile signora di Caravaggio, nominata de Merli che dovette rimandare il proprio matrimonio sempre per il Po ghiacciato ma anche quelle che riguardano altre leggende del Nord da Lodi a Cremona, da Forlì a Cesena.
Una narrazione fantastica rimanda al mese di gennaio di 28 giorni con la merla chiusa nella propria tana ed a seguire altri tre giorni di gennaio presi in prestito dal mese di febbraio per gabbare la merla.
Non abbiamo riferimenti di questa tradizione al Sud, dove comunque la convinzione che gli ultimi tre giorni di gennaio siano i più freddi è profondamente radicata.
Probabilmente la storiella dei giorni della merla più diffusa è quella del comignolo, luogo di rifugio proprio per il forte freddo di una merla e dei suoi tre figli, in questi ultimi tre giorni di gennaio che trasformarono il piumaggio degli uccelli nel colore nero.
Puntualmente questa mattina, qualcuno nella nostra città si è ricordato ti li ggiurni ti la merula perchè il freddo era intenso e discontinuo con un fenomeno atmosferico raro ossia cu la nevi ncucculata, un nevischio della durata di pochi minuti.
Respiro di sollievo per gli agricoltori che gradiscono il freddo per alcuni tipi di ortaggi (rape in particolare) ma temono la neve perché porterebbe la distruzione di gran parte della produzione ortofrutticola, innanzitutto carciofi.
Quel che maggiormente interessa il mondo agricolo è l’arrivo della bella stagione, ossia la primavera, della temperatura mite possibilmente in anticipo, tra papaveri e ginestre con i primi mandorli in fiore che possano ricordare altro proverbio locale: ci la mendula fiurisci a scinnaru, lu villanu si n’enchi lu panaru!
Erika Giordano
29.01.2022