La stazione e gli studenti (di Cosimo Zullo)
Quando il 2 agosto del 2016 ci lasciò prematuramente Guglielmo Minervini fui colto da tanta tristezza
e il mio pensiero andò a un incontro che si era svolto con lui presso il comune di Latiano alcuni mesi prima. Minervini era Assessore regionale ai trasporti, alla trasparenza e alla mobilità e negli anni del suo assessorato si era distinto per le proposte sul riuso dei beni confiscati alle mafie e per i programmi giovanili “Ritorno al futuro” e “Bollenti spiriti”.
In quell'occasione, era stato invitato da un gruppo di associazioni per discutere delle stazioni ferroviarie di Oria, Latiano e Mesagne e dello stato di abbandono in cui versavano. Durante l'incontro emersero molte proposte e tra le altre si pensò anche all’ipotesi della creazione di una “metropolitana aperta” per decongestionare l'alto traffico del tratto veicolare Taranto-Brindisi il quale è ancora oggi incrocio di vari centri logistici quali l'Università, l'Ospedale e tanti ipermercati. Emerse soprattutto la necessità di ravvivare la vita delle stazioni ferroviarie, chiuse e abbandonate da anni.
Il mio pensiero andò allora come oggi alla fine degli anni ‘60, quando la stazione era centro di incontro di centinaia di studenti e lavoratori. In quegli anni di fermento e di avvicinamento al '68 si cercavano faticosamente nuove verità, soprattutto a livello ideologico ma anche a livello pratico, nei comportamenti della vita di tutti i giorni. Per un formidabile e felice connubio si chiamò Politica il subbuglio permanente di sentimenti, contestazione e sradicamento dei valori allora dominanti con l'obiettivo di affermarne di nuovi.
Ricordo le partenze quotidiane di tanti studenti diretti ai Licei Classico e Scientifico di Francavilla o verso gli Istituti scolastici brindisini. Ogni mattina si consegnavano volantini e comunicati politici e a volte si vendevano giornali come l'Unità o Nuova Generazione che era il giornale della FGCI. Nel mentre, si discuteva di politica e ci si organizzava per preparare le assemblee scolastiche.
Tutto questo in mezzo al viavai del Bar della Stazione dove tanti ragazzi correvano a comprare panini, cornetti e bevande. La stazione era luogo di incontro e di preparazione di feste serali che allora si svolgevano presso le proprie abitazioni ed era lì, sulle banchine o nelle adiacenze del bar, che nascevano i primi amori, si rafforzavano le conoscenze e si costruivano nuove amicizie. Per molti di noi fu anche il momento del primo approccio con una città più grande come Brindisi. Spesso trascorrevamo i pomeriggi alla Standa o all'Upim, grandi centri commerciali per molti di noi poco conosciuti. Vi era poi il rito del rinnovamento dell’abbonamento ferroviario presso la biglietteria che si trovava nei pressi della Villa Comunale.
Nei vagoni del treno era tutto un turbinio di pendolari: c'erano studenti, insegnanti, impiegati e molto spesso, al rientro, vi era anche qualche operaio. Il treno, la stazione, sono stati per noi incontro di vita, conoscenza, dialogo; sono stati luoghi fondamentali per la nostra adolescenza-gioventù.
Negli ultimi anni invece tutto ciò si è perso. Si sono perseguite politiche di trasporto in prevalenza su gomma e si è lasciato che luoghi come le stazioni perdessero il loro valore di luogo di incontro e confronto. Oggi i treni quotidiani sono pochissimi e i cancelli delle stazioni sono quasi sempre sbarrati mentre in passato raccoglievano desideri, passioni e ideali.
Per questo ho ripensato a Minervini e a quell’incontro che si tenne a Latiano nel 2015, perché sono convinto che se fosse stato ancora in vita non si sarebbero lasciati quei luoghi all'abbandono in cui sembrano destinati oggi. Anzi, ne sono convinto, si sarebbe dato seguito ad alcune delle proposte emerse durante il confronto del 2015 e si sarebbe fatto qualcosa, attraverso interventi concreti, affinché quei luoghi di incontro che sono stati così importanti nel nostro passato non morissero definitivamente.