“Dolce morte”, c’è da pensarci prima - di Anna Rita Pinto
Alla luce di quanto accaduto lo scorso martedì 15 febbraio,
dove la Corte Costituzionale italiana ha ritenuto inammissibile il referendum per l’abrogazione parziale dell’art. 579 del Codice penale e dunque per l’eutanasia attiva, credo sia utile trattare quest’argomento per una maggiore conoscenza del tema dibattuto, almeno per capire che possibilità legali ha oggi una persona qualora volesse porre fine alla propria vita, in anticipo e con consapevolezza, perché convinta che la qualità e la dignità della propria esistenza sia venuta meno.
Sostanzialmente abbiamo tre possibilità legali, ma non in tutti i Paesi:
Eutanasia passiva, ovvero la sospensione delle cure (questo è legale in quasi tutti i Paesi europei e dal 2017anche in Italia). L’eutanasia passiva permette al malato di rifiutare qualsiasi trattamento sanitario, alimentazione e idratazione comprese. Tuttavia se il paziente fosse ridotto irreversibilmente allo stato vegetativo, dovrebbe aver già espresso le sue volontà attraverso un biotestamento. In pratica bisogna pensarci prima.
Eutanasia attiva: non necessita della partecipazione attiva del malato ma è praticata da un medico che, attraverso un’iniezione endovenosa, in pochi minuti causerà il decesso del richiedente. Questa pratica non è ammessa dalla legge italiana che invece la considera omicidio volontario.
Suicidio assistito: qui un medico si limiterà alla preparazione del farmaco letale che poi il paziente assumerà per conto proprio e al massimo entro mezz’ora avrà messo fine alla propria vita. Di regola questo avviene in luoghi protetti dove soggetti terzi si occupano di assistere la persona per tutti gli aspetti correlati all’evento morte (ricovero, preparazione delle sostanze, gestione tecnica e legale post mortem).
Bisogna specificare che, là dove queste ultime due pratiche sono legali, le richieste vengono sottoposte alla valutazione di commissioni di esperti e al parere di più medici, che sono diversi da quelli che normalmente hanno in cura il paziente. Questi valuteranno i quattro parametri fondamentali per l’ammissione della richiesta, ovvero presenza di una patologia irreversibile; grave sofferenza fisica e psichica; piena capacità di prendere decisioni libere e consapevoli; dipendenza da trattamenti di sostegno vitale. Solo dopo questa accurata analisi, ai richiedenti verrà data la possibilità di accedere agli interventi ma solo nei Paesi in cui sono consentiti (l’Italia non è tra questi).
Il solo suicidio assistito è consentito in Svizzera, Austria, Germania e in undici stati Usa. Mentre entrambi, eutanasia attiva e suicidio assistito, sono attualmente legali in Olanda, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Canada, Colombia, Nuova Zelanda e in alcuni Stati australiani.
Dunque non è certamente facile capire cosa sia meglio fare, sia per i governi che dovranno legiferare sulla questione, come in questo caso è accaduto al governo Italiano, ma soprattutto per il singolo individuo, perché entrano in gioco tante cose.
Al di là della legge, l’argomento morte mette in moto una leva razionale che ci costringere a considerare in modo asettico la nostra vita o quella dei nostri cari qualora ci trovassimo di fronte e una situazione estrema, e una leva una emozionale che scomoda invece religioni e smuove le nostre paure. Di sicuro le tante firme raccolte dall’associazione Coscioni, sono la testimonianza che il popolo italiano richiede una regolamentazione sul tema ma il governo, evidentemente, ha creduto di avere ancora tempo per pensarci. Perché, si sa, la morte è sempre un affare degli altri.
A chiusura di questo argomento consiglio la visione di qualche bel film sul tema: tra gli ultimi usciti qualche settimana fa nelle sale c’è “È andato tutto bene” scritto e diretto da François Ozo e interpretato da Sophie Marceau e André Dussollier. Tratto da un adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Emmanuèle Bernheim è stato presentato in concorso al 74° Festival di Cannes. Forse in qualche sala è ancora possibile trovarlo in seconda visione.
Invece tra quelli abbastanza facili da reperire in televisione o on line ci sono: “Million dollar baby” di Clint Eastwood; “Mare dentro” di Alejandro Amenábar; “Le invasioni barbariche” di Denys Arcand e “Miele” di e con Valeria Golino nel suo esordio alla regia del 2013.
22.02.2022
Anna Rita Pinto