“Storia del presepe” di Anna Rita Pinto
Partiamo dal termine esatto da usare, presepe o presepio?
Si tratta in realtà di due vocaboli entrambi corretti che possono essere usati in modo assolutamente indistinto. Infatti hanno la stessa identica radice e qualsiasi dizionario di italiano conferma che hanno anche lo stesso significato. In senso più generico la parola presepe significa “ogni rappresentazione iconografica della nascita di Cristo”.
Il termine deriva dal latino praesaepe, che significa mangiatoia, greppia, ma anche recinto chiuso dove venivano tenuti al sicuro e sotto controllo animali come capre e pecore. Nei secoli a seguire ritroviamo, nelle testimonianze di letteratura italiana, i termini presepe e presepio, utilizzati con significato diverso da alcuni autori: “presepio” viene usato in senso sacro, per riferirsi alla natività del Cristo, mentre “presepe”, usato in senso laico, indica esattamente la mangiatoia. Questa distinzione, già non troppo marcata, si è poi affievolita nel corso degli anni, tant’è che già nell’800 Alessandro Manzoni fa uso di entrambi i termini all’interno di uno stesso componimento.
Le prime testimonianze storiche del presepe risalgono al III-IV secolo, quando i cristiani raffiguravano nei loro luoghi di ritrovo, come ad esempio le catacombe, le immagini di Maria con il piccolo Gesù in grembo. Non si trattava di scene complesse ma di semplici iscrizioni simboliche, al pari, ad esempio, del disegno del pesce che simboleggiava Gesù Cristo. Dal Quattrocento e per tutto il Medioevo, esempi di presepe possono essere considerate le numerose raffigurazioni sulla natività di Cristo, eseguite da pittori come Botticelli, Giotto, Piero della Francesca e il Correggio, molte delle quali esposte nelle chiese per mostrare alla popolazione analfabeta le scene della vita di Gesù.
Il primo presepe nel senso moderno del termine, risale a quello inscenato da San Francesco d’Assisi durante il giorno di Natale del 1223, nel piccolo paese di Greccio (vicino Rieti). Nel 1220 San Francesco aveva compiuto un pellegrinaggio in Terra Santa (Palestina) per visitare i luoghi della nascita di Gesù Cristo ed era rimasto talmente colpito da Betlemme che, tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poter uscire dal convento di Greccio per inscenare la rappresentazione della natività. Visto che per arrivare in terra santa bisognava fare un viaggio lungo e pericoloso, certamente non alla portata di tutti, il Santo aveva capito che serviva un altro modo per far rivivere alla gente comune la nascita di Gesù, così, nella notte del 25 dicembre del 1223, decise di mettere in scena il primo presepe della storia allestito in una grotta nei pressi del bosco vicino al paese. Francesco vi portò la mangiatoia con la paglia e vi condusse il bue e l’asino (non c’erano la Vergine Maria, Giuseppe e il bambinello). Come mai, però, a San Francesco venne in mente di mettere i due animali se in nessuno dei Vangeli canonici vi è traccia di questo, arrivati invece nella tradizione cattolica da uno dei vangeli apocrifi, cioè non riconosciuti dalla Chiesa?
Per questo ci sono delle ragioni storiche: l’asino a quel tempo era un compagno di viaggio irrinunciabile, sappiamo infatti che Maria quando era incinta viaggiò verso Betlemme proprio in groppa a un asino, quindi sarebbe logico pensare che quando nacque Gesù l’asino fosse ancor lì con loro. Per quanto riguarda il bue, invece, Giuseppe e Maria si rifugiarono in una stalla e Gesù appena nato fu adagiato in una mangiatoia, quindi che ci fosse un bue in giro era abbastanza possibile. San Francesco scrisse anche: “Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme e, in qualche modo, vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”.
Quando San Francesco allestì il primo presepe, la popolazione accorse numerosa e così il santo poté narrare a tutti i presenti che non sapevano leggere, la storia della nascita di Gesù. La particolarità di questo presepe, oltre a quella di essere stato il primo nella storia, risiede nel fatto di essere stato anche il primo presepe vivente del mondo, sebbene non ancora rappresentato nella forma completa.
Dal Trecento al Seicento il presepe si diffuse perché molti seguirono l’esempio San Francesco. Le prime rappresentazioni della natività con tanto di scenografia e statuine scolpite fecero la loro comparsa nelle chiese, al fianco dei dipinti che trattavano lo stesso argomento. Partendo da Greccio, il presepe divenne così una tradizione popolare che si allargò in maniera capillare in tutta l’Italia centrale e in Emilia.
Nel corso del XV secolo il presepe raggiunse la città di Napoli e successivamente conquistò un posto anche nelle case nobiliari, sotto forma di soprammobile o nelle vesti di cappella in miniatura. Fu però il Settecento il periodo più fiorente per il presepe, che ormai aveva raggiunto gran parte d’Italia e veniva già declinato nelle differenti tradizioni popolari (napoletano, genovese, bolognese, etc).
L’arte presepiale si diffuse nelle case delle famiglie e in particolar modo a Napoli, così il presepe raggiunse livelli espressivi originali e ricercatissimi, divenendo motivo di vanto per le famiglie che facevano a gara per avere il presepe più sfarzoso. A questo scopo, i nobili non badavano a spese e commissionavano ai loro scultori di fiducia lavori imponenti, realizzati con materiali sempre più preziosi, e ai presepi dedicavano intere stanze delle loro residenze per farne sfoggio durante i ricevimenti e le feste private. Fu in questo periodo che venne istituita a Bologna la fiera di Santa Lucia, un mercato annuale (che ancora oggi richiama migliaia di appassionati da tutto il mondo) dove venivano esposte le statuine realizzate dagli artigiani locali.
Per ironia della sorte il presepe, nato come strumento di comunicazione con la popolazione, entrò nelle case popolari solo dopo aver trovato posto nelle chiese e nelle residenze nobiliari. Nel corso del XVIII e del XIX secolo, infatti, la tradizione del presepe guadagnò nelle abitazioni delle persone comuni il posto centrale che ancora oggi occupa nelle festività natalizie.
Oggi, grazie alla tecnologia, il presepe tradizionale si è arricchito di nuove funzionalità (le luci, i ruscelli d’acqua che scorre, etc) e soprattutto di nuovi materiali. Sebbene infatti siano ancora molti i presepi che vengono realizzati con materiali tradizionali (terracotta, legno, gesso e cartapesta), molti di quelli disponibili nei negozi sono in materiale plastico, che è più economico e durevole nel tempo e può essere esposto all’esterno. Nell’era dei social network, numerosi residenti e turisti contribuiscono con le loro foto e i loro video alla diffusione della tradizione del presepe in tutto il mondo.
Pubblicato da Anna Rita Pinto il 24.12.22