La Natività e la Resurrezione unico presepe

Va affermandosi l’attenzione per la realizzazione dei diorami pasquali

Con l’inizio della Quaresima nelle parrocchie, nelle chiese, ma anche nelle famiglie, si allestisce il presepe pasquale, i diorami che fanno rivivere le scene più significative della Passione di Gesù Cristo. Ma da dove trae origine la parola diorama?

Il diorama è una riproduzione in scala ridotta di una scenografia che ricrea diverse ambientazioni: habitat degli animali, momenti storici, scene di vita quotidiana, eventi mitologici o fiabeschi. Comunemente, in ambito edilizio e architettonico, viene definito plastico, ma in realtà presenta delle caratteristiche specifiche che lo distinguono da quest’ultimo, soprattutto in merito alla ricchezza dei dettagli che riportano, ricreando scenografie estremamente realistiche e dinamiche. Il diorama, inizialmente, presupponeva la riproduzione della scenografia all’interno di una “scatola” semi aperta, dotata di un vetro per poterne ammirare il contenuto. Il termine diorama, infatti, ha origini greche e significa “guardare attraverso”, quindi guardare attraverso un vetro o un occhiale o qualche altro tipo di lente.

Sulle origini del diorama non si hanno molte certezze. I più antichi risalgono probabilmente alla prima metà del XIX secolo per opera di Paolo Savi, geologo e ornitologo italiano, che ne realizzò alcuni per finalità didattiche e scientifiche. Le riproduzioni di Savi possono essere ancora ammirate presso il Museo di Storia Naturale e del Territorio di Calci, in provincia di Pisa. Tuttavia, l’invenzione vera e propria del diorama viene attribuita a Louis Daguerre, artista e fisico francese, che realizzò i primi esemplari tra il 1822 e il 1827, avvalendosi del pittore Hippolyte Sebron, con lo scopo di ricreare, a teatro, scenografie tanto accurate da sembrare reali.

E proprio a cavallo tra i secoli XVIII e XIX, utilizzando la tecnica del diorama, come per il presepe natalizio, si diffonde anche la tradizione di un presepe, o diorama appunto, dedicato alla passione di Gesù che ha come tema la tragica fine della storia della sua vita, che vive la svolta felice con la resurrezione. Di regola, rappresenta il tempo compreso tra la Domenica delle Palme e il Lunedì dell'Angelo e si attiene alla sequenza cronologica degli eventi descritti dai Vangeli.

Questa tradizione viene in seguito completamente dimenticata nell'Europa centrale e occidentale. Solo gradualmente gli scultori del legno iniziarono a dedicarsi di nuovo a questo difficile momento, creando presepi della passione, che vengono raffigurati nelle chiese mostrando le scene di sofferenza di Gesù. La rappresentazione delle diverse fasi della storia della Passione richiede, oltre all'abilità artistica, anche la disponibilità a confrontarsi intensamente con le scene tristi e crudeli. In alcune comunità vengono creati presepi pasquali prodotti con la partecipazione di numerosi membri della comunità, come accade nell’Europa meridionale.

La necessità di realizzare un presepe pasquale, allo stesso modo del presepe natalizio, è quella di rendere visibili e comprensibili agli occhi della maggior parte delle persone, uomini del popolo e contadini, gli avvenimenti sacri e le vicende legate alla vita e alla morte di Gesù. Quando l’alfabetizzazione non era così diffusa come ai giorni nostri era necessario utilizzare la pittura, la scultura e l’arte presepiale per comprendere appieno e diffondere il contenuto delle Sacre Scritture. Un tipo di devozione popolare, dunque, che ci riporta alle sacre rappresentazioni e prima ancora alle laude drammatiche, già diffuse nel nostro paese nel XIV secolo, veri e propri spettacoli teatrali di argomento religioso allestiti per raccontare alla gente comune, che non conosceva il latino, episodi della vita di Gesù o della Madonna, e altre storie edificanti. Questo tipo di rappresentazione aveva anche il vantaggio di coinvolgere tutti coloro che vi assistevano, facendo leva sulla spiritualità e sulla pietas popolare. Ricordiamo che lo stesso presepe natalizio nasce come presepe vivente, con questa finalità didascalica e di diffusione di verità altrimenti destinate a rimanere appannaggio dei pochi dotti. E, come successivamente all’introduzione del presepe vivente, artigiani e artisti iniziarono a modellare statuine che rappresentavano la Natività, fino a dare vita alla tradizione presepiale italiana che tutti conosciamo, è presumibile che allo stesso modo abbiano iniziato a ricreare scene della Passione e della morte di Gesù, dall’ultima cena, alla meditazione nell’orto del Getsemani, al giudizio di Pilato, fino alla crocifissione, alla sepoltura e alla resurrezione.

Anche nel nostro territorio crescono passione e sensibilità verso quest’arte popolare di antica tradizione che affonda le sue radici nei secoli. Un ritorno all’arte presepiale che vede, sempre più, crescere il numero di appassionati che, oltre al presepe natalizio, iniziano a scoprire i diorami pasquali con i loro scenari più significativi tratti dalla Passione di Cristo.

Una notazione finale sicuramente incoraggiante: crescono anche i laboratori didattici per avvicinare il mondo della scuola, i giovani e gli adulti alla scoperta del presepe, sia natalizio che pasquale, nelle sue varie accezioni.

                                                                                               Vito De Guido

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