Mostra di Stefania Foscarini aperta fino al 30 aprile
Inaugurata nei giorni scorsi la mostra d’arte di Stefania Foscarini intitolata “La poetica del colore in sguardi e ritmi alchemici”,
che potrà essere visitata sino a domenica 30 aprile presso le sale nobili del Castello Normanno-Svevo di Mesagne (orari 9-13, 16-20). Ritorna dunque a Mesagne a distanza di un anno l’artista-avvocato, nativa di San Pietro Vernotico, con una nuova esposizione curata dal critico d’arte Pompea Vergaro che ne ha delineato il percorso espositivo. La prima sala si propone con il blu, quello del ricordo, della nostalgia, della spiritualità, del sentire profondo dell’anima. La seconda con il rosso, quello della trasformazione, del fuoco della passione, delle sfide. La terza sala, con il policromo, quello che mescola i sentimenti, le paure e le speranze, le attese..., insomma, la vita nelle sue infinite sfaccettature.
Ogni opera prende vita tramite ardite campiture policromatiche tratteggiando i “gesti” con tratto veloce e forte, quasi a voler contenere il tempo, a volte, forse, per fermarlo, altre per affrettarlo, ora in larghe pennellate, o in volute, ora in punta di pennello, o ancora in guizzi, in pastosità o con la ruvida materia, in un tripudio di sfavillanti cromie, alla costante ricerca della luce! Le intuizioni e le influenze dell’artista rimandano secondo la presentazione di Pompea Vergaro alle orme del puntinismo del pittore francese George Seurat, nonchè all’espressionismo astratto, cosiddetto action painting (pittura d’azione) dell’americano Jackson Pollock, senza dimenticare l’altrettanto rivoluzionario “spirituale dell’arte” del pittore Russo Vasilij Kandinskij, secondo cui “l’arte deve rispondere ad una necessità interiore, ovvero essere intimamente necessaria”.
Il tratto caratterizzante l’artista Stefania Foscarini, secondo la curatrice della mostra, è quello di essere pronta a mettersi in gioco, padroneggiando colori, gesti, materia, stabilendo delle sorprendenti poetiche, accordi e alchimie, ora in bilico tra continui equilibri precari, ora con certezze, anelando alla consapevolezza e conoscenza di sé per trovare nuove strade.
Giovanni Galeone
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