Diego Ferdinando sbarca a Bari, con la Historia di Mesagne

L’Accademia delle Arti e delle Scienze Filosofiche di Bari ha conferito

a Francesco Scalera e Domenico Urgesi il prestigioso Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea L. A. Seneca per il 2023, nella SEZIONE L – LIBRO EDITO DI SAGGISTICA, per l’edizione critica della Messapographia ovvero Historia di Mesagne di Diego Ferdinando.

I due autori si sono classificati al 1° posto della relativa graduatoria.

Il premio conferito dall’Accademia delle Arti e delle Scienze Filosofiche di Bari è un prestigioso riconoscimento alle fatiche dei due autori e un ulteriore sigillo alla validità scientifica dell’edizione critica, la quale aggiunge questo ulteriore tassello alla conoscenza delle Opere che diedero l’impronta alle identità locali del Regno di Napoli in età moderna.

La Messapographia ovvero Historia di Mesagne è un manoscritto uscito dalla penna di Diego Ferdinando (vissuto tra 1611-1662), il quale lo ultimò nel 1655. Come è stato confermato dallo studio grafologico di Giuseppe Giordano, la mano è proprio quella di Diego Ferdinando, ovvero non è una copia o trascrizione postuma. Ne esistono in giro delle copie, ma non sono completamente fedeli all’originale. Questo manoscritto è costituito da ben 516 pagine, scritte in latino, con una grafia minuscola e con centinaia di abbreviazioni, anche inedite. I due curatori ne hanno interpretato la grafia, l’hanno trascritto integralmente e, infine, tradotto fedelmente.

Questo gravoso lavoro ha visto la luce nel 2020, nella collana Fonti e documenti della Società Storica di Terra d’Otranto, col titolo Messapografia ovvero Historia di Mesagne [1655] / Messapographia sive Historia Messapiae (vi è trascritto il testo latino con la traduzione a fronte, l’apparato critico-filologico e la perizia grafica già menzionati).

Ci sembra più che opportuno ribadire che Diego Ferdinando è l’Autore che ha espresso nella maniera più compiuta quello che suo padre Epifanio aveva solo iniziato a definire: “Mesagne come fondata da Messapo, quindi capitale e centro della Messapia”. Oltre un terzo delle 516 pagine sono dedicate a sviluppare questo tema. Ma Diego introduce un tema nuovo, rispetto a suo padre: il martirio di S. Eleuterio; e lo sviluppa in un altro terzo del manoscritto. Secondo Diego, conforme al Martirologio compilato dal cardinale Cesare Baronio nel 1620, Eleuterio era stato martirizzato a Mesagne; come pure sua madre Anzia e il pagano (convertito) Corebo. Di conseguenza questa città aveva elevato S. Eleuterio a suo patrono; e aveva posto le statue dei tre martiri sul portale maggiore della chiesa matrice.

Diego Ferdinando, dunque, ebbe la capacità di conciliare il mito del pagano Messapo – personaggio di origine divina – preteso fondatore di Mesagne col martire cristiano Eleuterio.

Queste le linee portanti dell’Opera di Diego. Il quale però non era il solo a pensarla così: Mesagne era denominata Messapia già nei documenti del ‘500; e l’idea persisterà fino al ’900. Così pure su S. Eleuterio, nonostante le correzioni al Baronio fatte nel Martirologio riformato da papa Urbano VIII nel 1630, ancora nel ‘700 molti preti erano convinti della tesi di Diego Ferdinando. Oggi (secolo XXI), la ricerca storica, archeologica, agiografica, ci fanno vedere queste cose in maniera diversa; ma le idee dominanti per qualche secolo sono state quelle di Diego. E non si può non tenerne conto. Serve a spiegarci perché sul frontone della chiesa matrice ricorre il nome Messapia, perché sul portale di questa chiesa ci sono quelle tre statue, ma anche… tante altre cose.

Il volume aveva già ricevuto numerose recensioni di illustri specialisti. Questo ulteriore riconoscimento dovrebbe spronare i cittadini mesagnesi e gli studiosi (mesagnesi e non) a valorizzare nel modo più consono e appropriato quest’Opera che, per oltre 350 anni, a torto o a ragione, ha improntato – più di ogni altra – l’immagine della città di Mesagne.

Per chi volesse consultare il ms., aggiungiamo che esso è stato donato all’Archivio Capitolare di Mesagne nel 2022.

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