“Giornale al bar, nostalgia di un vecchio rito” - di Anna Rita Pinto

Ricordate quando prima del Covid, nei bar, era ancora possibile trovare qualche giornale quotidiano da sfogliare?

Il rito era consolidato: il banconista preparava il caffè e mentre l’aroma già si espandeva per il locale, gli avventori di qualunque sesso o età davano una sbirciatina, se non a tutto il giornale, almeno ai titoli che campeggiavano sulla prima pagina. Poi il barista ti versava la miscela in una tazzina bollente e, se avevi abbastanza tempo, ti sedevi a sorseggiarlo ad un anonimo tavolino con in mano quel giornale che ti connetteva al mondo, locale e talvolta anche nazionale.

Cinque minuti di pausa caffè ti permettevano di restare informato sulle convocazioni dei Consigli comunali locali; sul calcio; sulle iniziative delle associazioni del territorio; sulla buona e la cattiva politica provinciale, regionale e nazionale; sulle attività sindacali o sulle manovre finanziarie del Governo e, non di rado, su fatti e fattacci di cronaca che trasversalmente colpivano il Bel Paese.

Tutto questo “sapere”, dopo il Covid, è stato spazzato via dalla lettura dei giornali on-line o, ancora peggio, da ciò che spesso si legge distrattamente sui Social Network, senza nemmeno assicurarsi della certezza delle fonti.

Ora ci chiediamo: questa mancanza di investimento da parte dei titolari dei bar, incide davvero sulle sorti delle loro casse? Il danno che ne è scaturito da questa mancanza non riguarda solo ciò che è appena stato esposto ma ha creato anche il collasso di molte testate a rischio fallimento e, soprattutto, ha escluso arbitrariamente una fascia di anziani che non hanno o non sanno usare né internet né il personal computer né i telefonini di ultima generazione.

In quel sacrosanto rito del caffè al bar, infatti, gli anziani non gustavano solo quella miscela arabica che non sarebbero mai riusciti a riprodurre a casa, ma avevano l’occasione di ritrovarsi con “quattro amici al bar” anche solo per commentare, in modo spesso colorito, oltre ai pettegolezzi del paese anche tutti i fatti riportati su quelle pagine.

Dunque non crediamo che tutte le colpe del mondo possano ricadere sui titolari dei bar, ma ci piace pensare che l’inclusione delle persone che sono a maggior rischio di isolamento, inizi proprio dalle piccole cose. Anche se, entrando in un bar, rischieremo di risentire la solita vecchia frase: “maledetto governo ladro”.

Anna Rita Pinto

02.11.23

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