“2024: imparare l’arte di essere gentili con se stessi” - di Anna Rita Pinto
Lo sappiamo, la fine dell’anno è per tutti il momento del bilancio: Dove sono arrivato?
Mi trovo dove pensavo sarei stato alla mia età? C’è qualcosa che voglio cambiare nella mia vita? Così come il momento dei buoni propositi scatta esattamente all’inizio del nuovo anno: chi, allo scoccare della mezzanotte, non ha promesso a se stesso di iniziare dieta e palestra dal giorno dopo, smettere di fumare, cambiare casa o chiudere questa o quell’altra relazione?
Si chiama Fresh Start Effect (effetto nuovo inizio) e si riferisce alla capacità degli esseri umani di agire per raggiungere un obiettivo dopo che è successo qualcosa di particolarmente significativo, spesso legato a punti di riferimento temporali (il nuovo anno, l’estate, la primavera, ecc.) o a date speciali per noi (un anniversario, una separazione, una perdita, il compleanno dei 40, 50, 60, ecc.) che rappresentano i momenti migliori per instaurare una nuova abitudine o intraprendere un nuovo inizio con maggiore motivazione.
Collegare un cambiamento ai nostri punti di riferimento temporali ci aiuta, almeno teoricamente, a “fare tabula rasa”, prendendo le distanze da comportamenti o abitudini che magari in passato ci hanno impedito di raggiungere i traguardi che volevamo. Una specie di rottura psicologica che ci permette di considerare e agire in base a ciò che è possibile piuttosto che a ciò che è stato. Uno studio dedicato propone che questi punti temporali delimitino lo scorrere del tempo, creando ogni anno dei “periodi mentali di contabilità”, che permettono alla nostra memoria di relegare gli errori passati a un periodo precedente, motivando comportamenti aspirazionali; come se avessimo davanti a noi una lavagna intonsa e il permesso psicologico per tentare di scrivere una nuova storia. Questo vale anche per il primo giorno di ogni mese, di ogni settimana e addirittura di ogni mattino: quando ci alziamo affrontiamo letteralmente un nuovo inizio, che mai dovremmo dare per scontato.
A volte, però, capita che l’asticella delle nostre aspettative su noi stessi venga posta troppo in alto e che i nostri propositi rimangano tali. Infatti studi specifici dimostrano che il 92% delle persone che si prefiggono obiettivi “alti” per il nuovo anno non li raggiungono mai. E sappiamo bene che questo può essere frustante, al punto tale da non considerare che forse si aveva preteso troppo da se stessi o che sono subentrati fattori al di fuori del proprio controllo che hanno ostacolato il raggiungimento di tale scopo. E così tutto si trasforma in senso di colpa o nella convinzione di non essere abbastanza.
Affinché questo non accada, alcune ricerche hanno dimostrato una cosa abbastanza semplice quanto banale: bisogna porsi obiettivi non troppo difficili da raggiungere e soprattutto un pezzo per volta e non tutto insieme. Siamo umani e siano tutti a sottoposti al rischio di ricadere in vecchie abitudini, a procrastinare o a perdere la motivazione, e spesso non basta raggiungere le cose ma bisogna anche essere in grado di mantenerle. Quando non ci si riesce, però, si dovrebbe fare lo sforzo di non focalizzarsi sul fallimento e struggersi nel sentimento dell’inadeguatezza ma concentrarsi sul come riprendersi. Insomma bisogna imparare l’arte di essere gentili con se stessi, e più che valutare solo il risultato finale di ciò che ci prefiggiamo, forse bisognerebbe dare valore anche a quella capacità che magari abbiamo scoperto di avere nell’affrontare un problema inaspettato o semplicemente un percorso.
Anna Rita Pinto - 31.12.2023