Salvi i libri di Beppe Patrono. Saranno collocati alla “De Leo”.
Un nutrito gruppo di persone, costituitosi in comitato spontaneo, nel mese di novembre aveva lanciato l’appello per salvare la biblioteca di Beppe Patrono.
L’impegno era stato massiccio con dispiegamento di risorse e di strumenti mediatici. Giornali, testate on-line, social network con gruppi aperti di partecipanti e di aderenti avevano sensibilizzato l’opinione pubblica affinché migliaia di libri potessero diventare “bene comune” soprattutto per i giovani.
E gli appelli avevano messo in evidenza e stigmatizzato il comportamento dell’Amministrazione comunale di Mesagne che, sulla questione, aveva sempre nicchiato e lasciato nel dimenticatoio delle scartoffie comunali l’impegno preso nel lontano 2010, con una convenzione approvata e mai posta in essere, anzi caduta ineluttabilmente nel vuoto.
Pochi giorni dopo il tam-tam mediatico l’Assessore comunale alla cultura, l’avv. Gianfrancesco Castrignanò, chiese un incontro in nome e per conto della Giunta Municipale, agli inizi del mese di dicembre, alla sig.ra Maria Carmela Stridi-Patrono, ed alla rappresentanza che sosteneva il progetto di acquisire al patrimonio pubblico questa biblioteca. Promise l’impegno di dislocare la biblioteca “Patrono” in appositi locali del dismesso Tribunale di Mesagne. Poi più nulla, e in attesa degli eventi …
Il clamore mediatico aveva sollecitato, da quanto è dato sapere, la responsabile della biblioteca “A. De Leo” Katiuscia Di Rocco, la quale senza battere ciglio in un incontro con il Vescovo di Brindisi, Mons. Domenico Caliandro ne aveva proposto l’acquisizione di detto patrimonio librario, alla stessa biblioteca diocesana.
Nessun problema ostativo perché la biblioteca “DeLeo”, ha spazi e scaffalature disponibili, competenze per la catalogazione, e possibilità di fruibilità di tutto il materiale in tempi celeri. L’Arcivescovo Caliandro dette l’assenso per questa operazione, ed a seguire fu sottofirmato l’accordo per la procedura di acquisizione, nella semplicità più assoluta e nel massimo rispetto delle volontà del compianto Beppe Patrono.
Così da una parte il comitato spontaneo che ha avuto notizia della soluzione è rimasto soddisfatto perché migliaia di libri non vanno dispersi, dall’altra parte il gruppo di appartenenza alla città ne è rimasto costernato.
Mesagne perde un altro gioiello, un patrimonio culturale così vasto che era stato costituito nel tempo per essere strumento di miglioramento se non di riscatto per le future generazioni e poteva essere fruibile solo se l’Amministrazione avesse capito, in sintesi, di cosa si stesse parlando. E non esistono giustificazioni di alcun genere per quanto si è verificato. Al momento viene data in modo molto scarna la comunicazione della soluzione del problema. I commenti che nei prossimi giorni si registreranno saranno tra i più ovvi ma non cambieranno la realtà delle cose. E di questa vicenda ne rimangono coinvolti anche le minoranze del mondo politico mesagnese, presenti o meno, in Consiglio Comunale, che non hanno saputo assolutamente sollecitare neanche con un o.d.g. l’Amministrazione comunale.
Pino Giordano
Ecco cosa scrive la moglie di Patrono.
" La biblioteca di Beppe Patrono ha trovato casa"
Lo scorso lunedì 15 dicembre, Sua Eccellenza l’Arcivescovo, Monsignor Domenico Caliandro, rappresentante legale della Biblioteca arcivescovile di Brindisi, la dott.ssà Katiuscia Di Rocco, direttrice della stessa ed io, in qualità di erede unica del patrimonio librario di Giuseppe Patrono, mio marito abbiamo firmato il contratto di deposito del suddetto fondo presso la biblioteca " A. De Leo ".
Per questo felice esito devo un immenso grazie a tutti coloro che hanno preso a cuore le sorti future di questo patrimonio librario.
Ringrazio, infatti, il dottor Pino Giordano, il professore Marcello Ignone, il giornalista Giuseppe Florio e tutti quelli che hanno supportato l'iniziativa di www.mesagne.net . Costoro si sono dati molto da fare per smuovere l’opinione pubblica mesagnese e soprattutto l’Amministrazione di Mesagne, che, però, in passato era già stata investita della cosa.
Infatti, nel 2010 ne avevo offerto l’acquisizione contestualmente sia alla Biblioteca provinciale di Brindisi, città natale di Beppe Patrono, sia all’Amministrazione Comunale di Mesagne, città dove egli ha vissuto negli ultimi decenni.
Ma, dopo un certo iniziale interessamento da parte loro, di fatto c’è stato un silenzio tombale che mi ha lasciato veramente senza parole!
Ora, non sono mai stata sfiorata dal dubbio che le iniziative e il coinvolgimento di tante persone avessero scopi diversi da quello di assicurare una degna collocazione pubblica alla biblioteca Patrono: nata, pensata e cresciuta negli anni come strumento personale di studio e di lavoro intellettuale ma “soprattutto” come “lascito” alla sua comunità da parte di un uomo che ha speso per lei tutta la sua vita insieme a gran parte del suo non cospicuo patrimonio.
Mi permetto una piccola riflessione al margine: Pensate a tutto il letame da cui siamo sommersi ogni giorno da così lungo tempo, tanto che non ne percepiamo neppure più l'afrore!
Sono, perciò dunque, fermamente convinta che tutti condivideranno la mia grande soddisfazione e converranno con me che non se ne sarebbe potuta auspicare destinazione più degna e prestigiosa della Biblioteca De Leo.
A questo proposito è bene ribadire che mio marito, che mai in vita ha potuto pensare ai suoi libri come altro da sé, non mi ha lasciato disposizioni precise in merito alla loro futura collocazione fisica; egli desiderava solo che io ne avessi cura e sapeva che lo avrei fatto. Purtroppo lo stesso treno non passa mai due volte nello stesso giorno e alla stessa ora. Perciò...
E’ andata così: l’articolo di Giuseppe Florio “Nessuno vuole la biblioteca di G. Patrono”, apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 29 ottobre scorso, è finito sotto gli occhi della dott.ssa Di Rocco e lei, semplicemente, non si è fatta sfuggire una opportunità così ghiotta, voilà!
Ma è stato tutto quello che mi ha detto la prima volta, una sera a telefono, che mi ha fatto capire che “quella” avrebbe potuto essere la svolta definitiva e la migliore possibile per me Quella sera pensavo di sognare e non credevo alle mie orecchie. Gli incontri successivi hanno, poi, confermato le mie prime impressioni. L’epilogo lo conoscete, ormai. Se poi finora ho mantenuto con tutti il più assoluto riserbo, ciò è soltanto la conseguenza delle precedenti, sconsolanti esperienze.
Non me ne si voglia a male se mi sono mantenuta aperte tute le porte e se ho prestato attenzione ad altre possibili soluzioni.
Una cosa è certa: Quanto prima, tutto quello che, finora, era patrimonio esclusivamente privato diventerà pubblico, cioè di tutti noi, così come delle generazioni future, quale che sia la sua ubicazione.
E finalmente chiunque potrà usufruirne.
Maria Carmela Stridi Patrono