Il Sommo Poeta tra fumetti e antiche incisioni (Angelo Sconosciuto ossia il topo di biblioteca).
Alle 17.42 del 20 gennaio scorso l’Agenzia Adnkronos ha dato notizia che «in occasione dei 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri, la casa editrice Kleiner Flug ha dedicato al Sommo Poeta una graphic novel scritta da Alessio D’Uva e illustrata dalla giovane fumettista toscana Astrid».
«Il libro mostra con efficacia e sintesi alcuni frammenti di vita di Dante, passando poi a rivelarlo nel suo viaggio immaginario raccontato dalla “Divina Commedia” – scrive l’agenzia –. La narratrice della storia è Beatrice, eterno amore di Dante. Lungo il corso del volume, verrà descritta la storia del loro rapporto: a partire dal loro primo incontro, ancora bambini, passando per il loro innamoramento in un processo fatto di sguardi e contatti fugaci, fino ad arrivare a gelosie e incomprensioni di due ragazzi della Firenze del Duecento».
Il dispaccio aggiunge che «gli autori attingono da “La Vita Nova” e dalla “Divina Commedia” – senza disdegnare citazioni di artisti come Petrarca, Boccaccio, Gustave Doré, Henry Holiday – esplorando l’incontro che Dante e Beatrice hanno nel Purgatorio, da cui partiranno insieme per raggiungere il Paradiso Terrestre».
Una questione di fumetti? Si spiega che «Kleiner Flug» (Piccolo Volo) è una casa editrice che propone, con le sue collane, di far conoscere città, vita e opere di personaggi illustri attraverso il linguaggio del fumetto. Il volume dedicato a Dante, disponibile in libreria, nelle fumetterie e, a breve, anche in ebook, parla di un artista più contemporaneo di quanto si possa pensare. Dante, infatti, riesce a coniugare più generi letterari nella sua opera e fornisce una visione dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso ancora attuale e nell’immaginario di molti di noi. Ma contemporanei sono anche i temi trattati nei suoi scritti – si aggiunge –. Nella “Divina Commedia” parla d’amore – della sua depressione che l’ha portato ad affrontare quel lungo viaggio tra le perdute genti – ma parla anche della cupidigia degli arroganti, interessati solo al potere del denaro, e del popolo che segue i propri leader, religiosi o politici, come delle pecorelle. Scrive di cultura, religione e politica. Per questo l’editore ritiene che «si deve riscoprire Dante oggi, anche a fumetti: perché è fuori dal tempo, va oltre i costumi. A lui interessava l’essenza dell’uomo, che non cambia mai. Trattarlo con un linguaggio nuovo come il fumetto, vuol essere un modo per de-medievalizzarlo, come nei secoli han fatto con successo scrittori, pittori, registi».
Certamente Dante, più di altri, si presta ad essere… illustrato. In occasione di questo anniversario, – stando ai biografi, ricorrerebbe tra il 22 maggio e il 13 giugno – certamente si avrà modo di apprezzare una miriade di iniziative (speriamo non soltanto) editoriali.
Pensando ai secoli andati e ai libri che furono, tuttavia, qui si vuole ricordare l’opera del Padre della lingua italiana, così come proposta in un memorabile catalogo (n. 11/autunno 2010) della Libreria Antiquaria Gonnelli di Firenze.
«Galileiana – Libri di pregio – Futurismo»: i libri e le altre opere grafiche proposte erano suddivise in queste tre sezioni e, proprio in quella centrale, ecco Dante. «E che Dante!», esclama il Topo, non tanto per una pur considerevole edizione a tiratura limitata, curata da Francesco Flora e stampata a Parigi tra il 1939 e il 1941 (“La Divina Commedia di Dante”, Parigi, A. Tallone, 3 voll., in 4°, pp. num. 220-4; 226-4; 224-4) e per un’altra edizione di pregio, stampata a fine Ottocento, con commento del prof. Giacomo Poletto (Roma, Tip. Liturgica di S. Giovanni, Desclée, Lefebure e C. – Tournay, 1894; 3 voll., in 8°).
Gli occhi del Topo furono tutti per «La “Comedia” di Dante Aligieri con la nova espositione di Alessandro Vellutello. Con gratia de la Illustrissima Signoria di Vinegia, che nessuno lo possa imprimere, ne impressa vendere nel termino di dieci anni...», stampato in «Vinegia, per Francesco Marcolini ad istantia di Alessandro Vellutello del mese di giugno lanno MDXLIIII» (1544). Un gioiello in 4° di 442 carte, «con 87 figure in legno nel testo di cui 3 a piena pagina». L’esemplare proposto era legato in pergamena dello stesso periodo, «dorso a 5 nervi con titolo manoscritto al dorso», spiegava la scheda, che riportava anche i giudizi espressi dai più noti e «frequentati» studiosi.
«Edizione originale assai rara e ricercatissima della esposizione del Vellutello, con tre xilografie a piena pagina e vignette ad ogni canto; ha caratteri corsivi e carte 442 non numerate», scrisse Giuliano Mambelli, negli «Annali delle edizioni dantesche». Quindi aggiunse: «Essa è giudicata una delle migliori edizioni antiche in carattere italiano ed è dedicata a Papa Paolo III. L’autore del commento vi ha premesso la vita del Poeta e nel Proemio parla con spregio della prima edizione aldina che giudica “incorectissima”. Ha incisioni in legno che si attribuiscono, da varj, allo stesso Marcolini... ».
E in effetti solo ad ammirare l’incipit della terza cantica si resta con gli occhi sgranati. La libreria lo poneva in vendita a 10mila euro: tanto vale il Sommo. E non conosce crisi, perché attualmente, con costo rivalutato, sul mercato antiquario ne sono proposti cinque esemplari, uno nel Regno Unito, gli altri quattro in Italia. Andiamo a Torino, nella Libreria Pregliasco. Ecco un esemplare a 10mila euro perché «mancando l’ultimo bianco» e con «legatura secentesca in pelle, fregi oro e titolo al dorso (un po’ sciupato, abili restauri alle cuffie)», non poteva valere di più anche se «buon esemplare, genuino (con antiche note di possesso del XIX secolo al titolo)». Sempre nella stessa libreria – il sito proprio lo propone a 13500 euro, mentre il sito Maremagnun a 13mila, ma poco importa – ecco un’altra copia. È l’«esemplare freschissimo, con grandi margini, proveniente dalla biblioteca del conte Francesco Melzi d’Eril, nominato da Napoleone nel 1802 vicepresidente della Repubblica Cisalpina. Ottima rilegatura ottocentesca, in piena pergamena con larga biordura in oro ai piatti, dorso liscio con finte nervature in rosso, fregi e titolo in oro, tagli dorati». Infine, ecco un’altra copia con «magnifica legatura coeva in marocchino scuro con doppio filetto oro formante una bordura ai piatti con fregi floreali angolari e centrali impressi in oro, tagli in oro goffrati (lievi e abili restauri alla cerniera anteriore), conservato entro astuccio moderno in tela». Un «ottimo esemplare, con ampi margini, in pregiata legatura del tempo (piccoli restauri alle cerniere e alle cuffie; lievi difetti nel margine di alcuni fogli)». Ecco perché quest’ultima copia costa 19mila euro. In mezzo, a 14mila euro, la Libreria Antiquaria Mediolanum propone un bell’esemplare con «bella legatura seicentesca in tutta pelle, titolo e fregi in oro al dorso, tagli a spruzzo (minimi restauri)».
A prezzo decisamente più basso lo pone, invece, un librario di Oxford: Roger Middleton (2 Howe Close, Wheatley, Oxford, Oxfordshire, OX33 1SS, England) sul sito Maremagnum leggiamo che quell’esemplare, con una bella legatura in pelle costa 3345,38 euro; su un altro sito, con il prezzo espresso in dollari, il valore è di 3,866,14 Usd. Chi può, calcolatrice alla mano, tiri le opportune conseguenze. Chi non può...
Il Topo – in attesa di... “potere” – ha deciso: andrà intanto ad ammirare da vicino, magari anche a sfogliarla, una delle copie conservate nelle biblioteche pubbliche italiane. Quest’edizione è conservata in 79 biblioteche e, spulciando l’elenco, tra il Meridione e le isole, troviamo che due copie sono a Catania; due a Napoli; una (mutila) alla “Stigliani” di Matera e una alla “Bernardini” di Lecce.
Si parte, dunque: «Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza!», verrebbe da pensare, ma tanta terzina per un bel libro da sfogliare è mera presunzione e qui sono vietati i peccati di superbia.