Ancòra su Giovanni Messe: se sapete, perché non parlate? di Domenico URGESI
Concordo pienamente con quanto afferma l’Avv. Molfetta sul “conformismo intellettuale” e sulla sua doglianza che «…in quella circostanza gli addetti ai lavori non risposero a quella mia semplice quanto documentata osservazione».
Devo però evidenziare che, in quel Convegno dell’ottobre 2000, personalmente non ero un “addetto ai lavori” e non avevo io (modesto funzionario comunale) il compito di rispondere, o approvare, oppure smentire quanto con garbata e documentata esposizione sostenne l’avv. Molfetta. Anzi, se ricordo bene, mi sembra che il suo intervento fu molto più approfondito ed articolato di quanto egli ha scritto il g.16 luglio 2015. Peccato che qualcuno non volle inserire il suo intervento nella pubblicazione degli “Atti”; sarebbe stato un “documento” a futura memoria.
Tuttavia, l’intervento odierno dell’avv. Molfetta mi sembra un po’ “acerbo”, “allusivo”, “reticente”: annuncia le sue nuove ricerche, ma non ce ne dice niente. Lo stesso atteggiamento vedo anche nell’amico Editore Giordano il quale afferma, in calce alla mia citata testimonianza, che nel proprio archivio «… si trova del materiale inedito ed interessante di Giovanni Messe che cercheremo di pubblicare quanto prima…».
Sapevamo, già nel 2000, che il nome di Messe ricorre in alcuni studi storici che si riferiscono a non meglio precisate “organizzazioni segrete anticomuniste” (ad es. A.I.L. ossia Armata Italiana della Libertà), che furono i primi nuclei organizzativi che precedettero la Gladio; ma si trattava di poco più che chiacchiere. L’Italia nel 1945 era terra di conquista di eserciti inglesi, francesi, americani, tedeschi. Un periodo turbolento, ottimale brodo di coltura dei più strani appetiti. Figuriamoci se non si sono divertiti i servizi segreti di questi paesi (compresi quelli russi)! E Messe, capo dello Stato Maggiore Generale del Re nel 1944-45, novello alleato degli anglo-americani, avrebbe potuto starne fuori? Non lo possiamo credere; vero…?
Secondo la maggior parte delle fonti, stay-behind fu costituita nel 1949; e poi fu configurata in Gladio nel 1956. Ci sono nuovi studi? Perché non parli, dunque, Avv. Molfetta?
Per quanto mi riguarda, sinceramente posso aggiungere poco a quanto ho già scritto nella mia “testimonianza on-line” alla dott.ssa Errico (quanto mi mancano i miei appunti di ufficio!); ripeto che (nel 2008) avevo proposto di approfondire le “vicende civili” del Mar. Messe; ma allora non lo si volle fare. Penso che ormai sia giunto il tempo di diradare la nebbia sul secondo periodo di Messe, quello “civile”, in modo da tirarlo fuori dall’oblio come abbiamo già fatto per il Messe “militare”. Spero che qualcuno colga l’occasione per farci sapere cose nuove; che qualcuno scoperchi (cum grano salis) gli archivi dei servizi segreti o quelli privati; peraltro, sono passati 70 anni dai fatti, e le carte segrete possono (anche giuridicamente) essere “desecretate”. Lo si faccia senza spirito politico, senza usare due pesi e due misure!
Intanto, anch’io sono andato avanti con le mie ricerche (ma niente che non fosse già di pubblico dominio) e colgo l’occasione per togliere dall’oblio un piccolo avvenimento locale. Fra le mie carte, ho trovato una foto nella quale si vede la Sezione mesagnese dell’Unione Combattenti d’Italia. Vi si trova al centro l’avv. Rosario De Francesco, alla sua destra l’avv. Lallo Caracciolo; sullo sfondo vi è un quadretto con l’effigie e una scritta inneggiante al senatore Messe. La foto è datata 15 luglio 1955 (il caso vuole che ne parliamo negli stessi giorni, a 60 anni di distanza!). Il senatore Messe aveva fondato l’U.C.I. nel marzo precedente, in una pubblica assemblea tenuta a Roma. E il liberale De Francesco (grande oppositore del comunista mesagnese Santo Semeraro) aveva risposto al suo appello. Non solo; lo aveva anche sostenuto con il suo giornale, «la Freccia». Altri piccoli particolari risaltano in questa foto… Ma questa è un’altra storia.
19 luglio 2015
Domenico URGESI